da Il Piccolo 08/05/2005 - LE RAGIONI DEL SI' - TRIESTE - Politici, medici, casalinghe, avvocati, operai, ricercatori, docenti, medici, giornalisti e pensionati. Comunque, «trasversali». E poi sedi in tutte e quattro le province del Friuli Venezia Giulia, centosessanta iscritti e un «ufficio» regionale con sede a Ronchi. Giornata di presentazione, quella di ieri, per il «Comitato triestino per il Sì» ai 4 referendum, che non fa proprio mistero di essere allergico all'attuale normativa. «Tenersi questa legge vuol dire incrementare il turismo procreativo oltre che penalizzare la ricerca scientifica» afferma Ondina Ceh, diessina e tesoriera del Comitato.
«Siamo di fronte a una lesione del diritto alla salute, in particolare delle donne: l'obbligo di poter inseminare solo tre ovociti è iniquo» spiega la Ceh. «Il rischio è di non aver nessun embrione da trasferire nell'utero della futura mamma. Infine, si va a toccare l'autodeterminazione della coppia: chi inizia questo percorso non può più recedervi, si tutela maggiormente il concepito della mamma. E ciò mette in discussione un'altra legge, quella sull'interruzione volontaria di gravidanza. Senza parlare dei diritti della professione medica: un dottore dovrebbe affrontare caso per caso, la legge invece prescrive "va fatto così e basta"» conclude la Ceh.
A preoccupare è anche il destino della scienza. «Impedire l'utilizzo di cellule staminali significa violare la libertà di ricerca e le sue possibilità di sviluppo per combattere malattie quali l'Alzheimer, il Parkinson, la sclerosi, il diabete, le cardiopatie e i tumori» aggiunge Ester Pacor dell'Unione donne italiane.......