Mi ispira fiducia la candidatura nel PD della radicale Maria Antonietta Farina Coscioni


E' con profonda tristezza che mi accingo a votare domenica per le elezioni politiche. Questa volta, a differenza di altri appuntamenti elettorali, non potrà non esserci in me il senso di una sconfitta per qualcosa che avrebbe potuto essere e che  invece, non ci sarà. Ancora. Come sapete sono legato da una lunga e forte amicizia con Khaled Fouad Allam, lo scrittore e sociologo algerino che è stato inopinatamente escluso dalle liste del PD. Ma il senso di sconfitta non nasce solo dalle sue disavventure personali ma dall'inesistenza del PD come partito. Certo il PD si è dato un leader come Veltroni, capace di introdurre una strategia nuova, liberandosi dai lacci di una coalizione di 9 (o più? ) partiti che impedivano le riforme necessarie per il futuro del paese.

Veltroni è riuscito a pensionare alcuni politici di vecchio corso, ha aperto le liste immettendo facce nuove , ha ricreato un rapporto diretto con i cittadini accolto  in piazze gremite, recuperando in pochissimo tempo il consenso dilapidato dal governo Prodi, tanto che il Partito Democratico avrà un risultato (si parla del 3% in più) sicuramente superiore alla lista Uniti nell'Ulivo di Prodi nel 2006. Ma Veltroni ha a che fare con un partito che non c'è, che non è ancora nato, in cui prevalgono i vecchi ceti politici diessino e democristiano, in cui hanno fatto le liste pensando non ad avere un Parlamento migliore ma a garantire (con molte deroghe sul numero di mandati) gli amici del vecchio partito. 

La vittoria e la rivalsa delle vecchie nomenclature di partito dipende da una campagna elettorale arrivata con enorme rapidità, da un sistema elettorale che garantisce l'elezione certa per chi viene inserito nei primi posti della lista, stabilendo una graduatoria che il cittadino non potrà sovvertire in alcuna maniera.  Ma nel passaggio dai vecchi partiti al nuovo e' mancata la visione della società futura, di come si trasformerà l'Italia da qui al 2020, quando saranno ormai adulti non solo gli 83 bambini extracomunitari  (su un totale  di 201) della scuola elementare di via Vasari a Trieste ma anche i 48  (su un totale di 130) che  frequentano l'attigua scuola per l'infanzia. E Fouad ha cercato di dare il suo contributo, scrivendo sul sito web del nascente PD due articoli " Foucault ed il Partito Democratico", riflessione sulla natura dei partiti di oggi e  "Noi come Obama" , una valutazione sull'evolversi in senso multietnico della società americana, dove interi stati composti da elettori bianchi come l'Iowa scelgono un candidato di colore per le presidenziali.

Ma l'aspetto più grave è che dentro la classe dirigente nazionale del PD è mancata  l'assunzione di responsabilità ed il coraggio di difendere le proprie scelte, il senso delle cose da fare, la stima reciproca. E' invece un partito che ancora non c'è, ma che a queste elezioni rappresenta una scelta obbligata, nella speranza disperata che possa poi diventare un partito vero. Nessuno dei dirigenti nazionali del PD, lo aveva preavvisato delle difficoltà di ricandidatura. A cominciare dal capogruppo Franceschini, aveva ricevuto ampie rassicurazioni in merito ("Sei uno dei pochi blindati, chi è alla prima legislatura non corre pericoli, e tu  sei stato tra i più presenti in Parlamento"). 

Fouad aveva proposto di essere candidato in diversi collegi unitamente ad esponenti della Comunità Ebraica a simboleggiare la volontà di "un futuro di pace nel Mediterraneo",  ma gli avevano risposto di non preoccuparsi, sarebbe stato certamente ricandidato in Puglia. Per questo Fouad parla di ferita insanabile, perchè un partito è fatto anche di condivisione, solidarietà, di sforzi congiunti per raggiungere gli obiettivi. Su un numero di Panorama uscito dopo la caduta del Governo Prodi fu definito "il deputato filosofo" perchè non si preoccupava come tutti i parlamentari al primo mandato del mancato conseguimento della pensione di parlamentare. "Tornerò al mio lavoro di professore" aveva detto allora serafico. Fu rassicurato invece anche qualche ora prima della riunione decisiva.

Ma quando si è accorto che tra i candidati presentati dal PD non vi era nessuno con le sue caratteristiche, capace di continuare il lavoro richiestogli due anni fa dal Ministro dell'Interno Giuliano Amato sulla revisione della Legge Bossi- Fini ed il rapporto tra Stato e Comunità Mussulmana in Italia ( problematico in quanto non esiste nel mondo mussulmano una istituzione centralizzata paragonabile alla Chiesa e quindi si diffondono imam autoproclamati che possono essere coinvolti con il terrorismo) a quel punto si è sentito tradito, considerato il nulla, sia come rappresentante di un mondo "altro" sia  disconosciuto quale esperto. Vent'anni di lavoro, all'Università, come relatore al Parlamento Europeo, come collaboratore del ministro solidarietà sociale Livia Turco venivano di colpo ignorati.

Questo lo ha gettato nella più cupa disperazione, assediato da giornalisti che volevano intervistarlo, fino a cedere allo sconforto, a non capire più con chi si stava sfogando.  Ed a Fouad, spenta la luce della condivisione della solidarietà, del riconoscimento di un lavoro ventennale sul tema della società multietnica, i deputati hanno cominciato ad apparire tutti uguali, tutti neri. Ed a prestare quindi voce a chi gli rivolgeva la parola. Non condivido le sue ultime esternazioni. Non condivido le sue parole 'Le risposte all'immigrazione non hanno colore, non sono nè di destra nè di sinistra'. Vorrei poterlo fare perchè significherebbe che non ci troviamo di fronte ad una destra razzista. Ma la Destra di Fini, di Berlusconi, di Bossi ottiene una parte rilevante del suo consenso proprio alimentando ad arte la paura dell'immigrato.Certo, nel centrodestra ci sono delle brave persone, non bisogna ragionare in termini manichei. Ma sul Corriere della Sera del 10 aprile vengono riportati i reportage di The Guardian e Liberation 'Editti e Muri, il voto veneto si gioca sull'immigrazione'. E, per restare vicino a noi, in Friuli  il sindaco di Azzano Decimo ha negato ad una famiglia straniera un contributo previsto dalla legge regionale.

Fouad è un grande amico, e tale lo resterà per sempre. Conosco molto bene la sua esigenza di lavorare per il bene della sua gente. Credo che ovunque andrà, in Italia o all'estero, questo sarà sempre il suo intendimento. Ma so, anche se spero sempre in un recupero del rapporto tra Fouad ed il Partito Democratico, che comunque questa del 2008 è stata una grande occasione persa da parte del Partito Democratico di dire con forza qualcosa di nuovo e di importante. In ogni caso non smetterò di portare dentro il Partito Democratico la necessità di ascoltare le esigenze di una società sempre più multietnica. E non credo che altri potranno rappresentare queste istanze: non la Sinistra Arcobaleno, cartello elettorale figlia di una spartizioni tra dirigenti politici in cui ad essere penalizzati sono anche qui gli immigrati uscenti, candidati in posizione ineleggibile. Un'ultima annotazione ma  che considero importante: mi ispira fiducia la candidatura nel PD della radicale Maria Antonietta Farina Coscioni. E' giovane, molto tranquilla, ma molto determinata. Non parla come certi giovani rampanti in cerca di carriera politica, ma parla di futuro. E solleva questioni importanti che hanno toccato la sua vita, assieme a Luca. E' importante che tra tanti giovani politici in carriera ci sia una voce come la sua.

Tanti auguri a lei.

Sergio Zucchi

Trieste 12/04/2008