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Il Messaggero Veneto 02-07-2002

Agrusti e le elezioni: via il listino

Il forzista invita a riscrivere la legge senza boicottare la consultazione referendaria

PORDENONE - (E.D.G.) Per Michelangelo Agrusti, coordinatore provinciale di Forza Italia a Pordenone, la coerenza non è un optional. Per lui si può, dunque, lavorare subito attorno a una nuova legge elettorale che preveda l'elezione diretta del presidente e l'eliminazione del listino "partitocratico". E si può andare alle urne in autunno per bocciare l'attuale legge elettorale, quella varata a marzo. No, dunque, ad azioni di sabotaggio del referendum.

Superati i contrasti e sancita, a sorpresa, la pace tra lei e Saro. Tutto vero?

La realtà è più complessa. È maturata, all'interno del gruppo dirigente di Forza Italia, la necessità di uno spirito solidale e unitario attorno a scelte importanti che ci accingiamo a compiere rispetto a situazioni che si sono venute a creare, iniziando dalla legge elettorale. Tutti hanno risposto all'appello dei coordinatori nazionale e regionale, di non disperdere le energie positive in un esasperato conflitto interno, ricercando le soluzioni più idonee ad affrontare le questioni aperte che, in Friuli Vg, sono tante.

In nome di questa nuova unità d'intenti, lei rinuncia dunque alla sua proposta di votare il referendum e non di evitarlo?

Ho grande rispetto per i comitati referendari e per l'adesione che hanno raccolto tra la gente. Credo che tutto questo sia servito già oggi a far maturare dentro Fi, e anche all'interno della maggioranza, un'opinione favorevole all'accoglimento di aspetti sostanziali della richiesta referendaria. Ho sempre sostenuto che sarebbe una buona cosa se, assieme all'elezione diretta del presidente, nella legge venissero eliminati anche gli ultimi residui partitocratici che sottrarrebbero di fatto la nomina di una parte del consiglio regionale al giudizio degli elettori. Se le intenzioni della maggioranza sono queste, e se anche le intenzioni dei referendari si muoveranno in questa direzione, non capisco perché non si possa già iniziare a lavorare. Non per minare il referendum, ma per accoglierne le ragioni. Ritengo che commettano un errore sia quanti pensano strumentalmente di agire sul piano legislativo per evitarlo, sia quanti restano abbarbicati sulle loro posizioni immaginando un uso deviato della battaglia referendaria. Infine, visto che la legge è stata praticamente abbandonata da tutti, potremmo tranquillamente votarne l'abrogazione.

E quindi l'intesa tra lei e Saro dove sta?

L'intesa è tra dirigenti che trovano le condizioni per realizzare un buon lavoro collegiale, nel rispetto reciproco e nel rispetto dei ruoli di ciascuno. Così si affrontano le questioni politiche, così si possono mettere da parte le antinomie personali. Sono convinto che la nostra gente non possa che apprezzare questo sforzo di chiarimento e di unità.

Ma secondo lei, ci sono i tempi tecnici per votare al referendum, elaborare una nuova legge e sottoporre anche questa a consultazione popolare?

Secondo me sono cose che possono procedere in parallelo, e non capisco perché, sulla nuova legge elettorale, non si possa iniziare a lavorare immediatamente. Pare che la Lega, al di là delle disponibilità di massima, preferisca attendere il vertice di maggioranza del 15 luglio. E' un problema del coordinatore regionale di Forza Italia ascoltare le opinioni degli alleati. Ma sono convinto che se si aprirà un serio approfondimento su questa questione, non si potrà non arrivare ad una condivisione di obiettivi.