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Il Piccolo 27-06-2002

Ieri in Consiglio la consegna degli scatoloni. I promotori esultano

Referendum, valanga di firme
Adesioni oltre quota 52 mila

Malattia: «Vittoria di chi crede nelle proprie idee e ha il coraggio di confrontarle in campo aperto». Tesini (Ds): «Consenso che va oltre la partecipazione»

TRIESTE - Hanno brindato a champagne, anzi, a italianissimo «Ferrari», per santificare il raggiungimento della quota necessaria a sottoporre a referendum la contestatissima legge elettorale regionale. Eppure, giurano quelli del Comitato, la soddisfazione non nasce dalla sorpresa loro, ma da quella degli avversari. «Ci prendevano in giro, all'inizio - ricordava ieri mattina Alessandro Tesini, consigliere regionale dei Ds - ironizzavano sulla nostra capacità di raccogliere le 36 mila firme necessarie... Eccoci qua, nei tempi previsti. Solo che le firme, nel frattempo, sono diventate oltre 52 mila...».

L'esponente diessino, assieme agli altri referendari (praticamente l'intero Centrosinistra più la Lista Di Pietro e i radicali) aveva appena depositato l'imponente numero di scatoloni che contiene le firme raccolte sul territorio regionale. Per la statistica, 52.206, regolarmente certificate, anche se nel calcolo ne mancano almeno altre 700-800 rimaste escluse dal computo finale. Una cifra di tutto rilievo, equamente divisa sull'intero territorio regionale. In un calcolo per province, le adesioni sono state 22130 in quella di Udine, 13243 a Pordenone, 9077 a Trieste e 7756 a Gorizia. Dimensioni delle aree a parte, non va dimenticato l'apporto fornito, soprattutto nell'Udinese e nel Pordenonese, da sindaci e amministratori del centrosinistra, i primi certificatori, cosa invece che non è potuta avvenire a Trieste e Gorizia e che, secondo Cristiano Degano della Margherita, «rende i risultati raggiunti in queste due ultime zone ancora più eccezionali».

«Questo primo importante traguardo raggiunto dal Comitato - ha sottolineato dal canto suo l'avvocato pordenonese Bruno Malattia - costituisce la vittoria di chi crede nelle proprie idee, sa difenderle e ha il coraggio di confrontarsi in campo aperto». Dopo aver sostenuto che «la legge elettorale non costituisce un problema tecnico ma ha una straordinaria valenza politica» e ringraziato chi ha voluto condividere la proposta referendaria, Malattia ha lanciato un monito a chi sta pensando a una modifica in extremis della legge. «Non tollereremo - ha avvertito l'avvocato - che con manovre o accordi più o meno oscuri, dopo aver tentato di confiscare il diritto di eleggere direttamente il presidente della giunta si voglia adesso impedire ai cittadini di esprimersi liberamente con il referendum».

Dopo che Tesini è entrato nel lato più specificatamente politico, parlando di «consenso che va ben al di là delle firme», Degano ha ancora evidenziato gli aspetti più negativi della legge elettorale varata dall'aula. «Dobbiamo gli ultimi quattro anni di non governo - ha rilevato - proprio al fatto che il presidente della giunta è stato praticamente ostaggio dei vari partiti della coalizione, come dimostra del resto anche l'articolato finale della legge, frutto di veti e di veri e propri ricatti... Questa, comunque, è solo la prima parte della battaglia, ora bisogna portare i cittadini a votare».

In chiusura, Bruna Zorzini del Pdci ha ricordato l'apporto partecipativo fornito dalla minoranza, «penalizzata dalla legge, che con prevede il seggio garantito agli sloveni», mentre Christina Sponza dei radicali ha sottolineato il contributo fornito al Comitato in sede di raccolta, e anticipato la possibile presentazione di una legge elettorale maggioritaria di stile anglosassone, con elezione diretta del presidente, mentre quella dei consiglieri dovrebbe svolgersi in collegi uninominali.

f.b.