Il Piccolo 12-05-2002
Legge di tutela degli sloveni, continuano le polemiche sulla recente costituzione del Comitato paritetico
L'intervento di Stojan Spetic, sulle vicissitudini delle nomine nel comitato paritetico previsto dall'art. 3 della legge di tutela 38/2001, pubblicato lunedì 6 maggio con il titolo «Legge di tutela in alto mare: paritetico verso il fallimento», stanno a dimostrare l'ormai consolidata abitudine dei comunisti titini a sfruttare per fini di mera egemonia politica e di strumentalizzazione la non conoscenza della lingua slovena di una parte dei concittadini di lingua italiana. Devo quindi segnalare alcuni passi dell'intervento di Spetic che differiscono da uno scritto analogo pubblicato in quei giorni sulle pagine del quotidiano in lingua slovena «Primorski dnevnik»: nelle due versioni il suo pensiero è molto diverso e, possiamo esserne sicuri, il fatto non è dovuto alla poca dimestichezza con la lingua italiana.
Così ha scritto Spetic, per il «Piccolo», sulla presenza nel paritetico dei cittadini italiani di lingua slovena: «Balza agli occhi come la minoranza slovena abbia, nei limiti delle sue possibilità, chiamato a far parte del comitato i propri dirigenti e persone di indubbia esperienza, anche istituzionale...».
Mentre per il «Piccolo» Spetic, ha usato un frasario da doppio petto, per il «Primorski» ha sfoderato termini tipici dell'ortodossia titina. Così ha scritto per il «Primorski dnevnik» sotto il titolo «Nuovo mezzo per ricattare la minoranza slovena in Italia»: «Noi sloveni abbiamo nominato i nostri veri rappresentanti, per i quali ci siamo messi d'accordo. Non tutti, perché la destra in regione ha proditoriamente deposto tra loro le uova del cuculo». Fermo restando che Spetic ha di sé gran stima autodefinendosi dirigente e persona di indubbia esperienza, si rende necessario ricordare che lui è stato nominato dal Consiglio regionale su proposta della consorte Bruna Zorzini e solo dopo la rinuncia del senatore Milos Budin.
In sintesi è aberrante la partigianeria d'interesse che annebbia la sua mente. Questi sono i veri limiti delle sue possibilità e di coloro che in nome della comunità nazionale slovena in Italia rappresentano interessi che esulano dalla sacrosanta richiesta del godimento dei diritti civili previsti dalla Costituzione italiana. Spetic non ha nulla da ridire sulla decisione del governo di nominare nel comitato paritetico il cassiere della Skgz, Rado Race. Non giudica il consulente legale di Luka Kopert un «uovo di cuculo» deposto dalla destra italiana, ma nemmeno si chiede com'è possibile che il governo Berlusconi abbia deciso di farsi rappresentare dall'amministratore della società Prae, editrice del «Primorski dnevnik», che non perde occasione per infangare l'operato del premier e che è controllata dalla Cooperativa Primorski dnevnik srl, che riceve dalla controllata 900 milioni di lire quale affitto annuo per la testata di proprietà della Cooperativa voluta dalla Skgz e dalla Sso assieme alle componenti slovene dei partiti dell'Ulivo.
In merito alla sua vocazione europeista, così spiega Spetic al «Piccolo» la decisione di puntare sugli organismi europei: «Probabilmente non ci resta altro che cercare di cambiare questo triste stato di cose. Se non ci riusciremo, dovremo puntare sugli organismi europei indicando l'Italia, che pure ha ratificato la Convenzione sui diritti delle minoranze linguistiche e firmato la Carta delle lingue regionali e minoritarie, come Paese inadempiente ed elusivo».
Per la stessa logica aberrante l'inadempienza e l'elusione si trasformano per i lettori del Primorski in ricatto del governo Berlusconi: «Le nostre difficoltà saranno sfruttate per ricattare la Slovenia sulla soglia d'Europa, il che è di per sé increscioso e allo stesso tempo un'occasione per "l'europeizzazione" della nostra questione».
La composizione del paritetico, non corrispondente alla presunzione egemonica comunista, rappresenta dunque per Spetic un nuovo modo per ricattare l'entrata della Slovenia nell'Ue. È forse per questo motivo che la sua Skgz, quella di Rado Race, ha riconfermato la volontà di boicottare l'attività del Comitato ricorrendo al Tar per torti non subiti, in quanto il binomio Skgz-Sso è solo di facciata visto che, chi vuol prendere soldi da Lubiana è cortesemente inscritto a tutte e due. Di fronte a queste affermazioni, fatte nelle vesti di tutore di interessi non corrispondenti a quelli della comunità nazionale slovena in Italia, ci si pone da parte nostra l'interrogativo se la Slovenia sia intenzionata a entrare nell'Ue oppure voglia sfruttare a modo suo la presenza della comunità nazionale slovena, come fece in passato la Jugoslavia.
Boris Gombac
Presidente Comunità economica culturale slovena