Il Messaggero Veneto 07-04-2002
L'ex sindaco contro la riforma: così si mina il presidenzialismo in Italia
TRIESTE - La partita è ufficialmente iniziata: con alcune presentazioni in regione, l'ultima ieri a Trieste alla stazione marittima, la corsa per la raccolta delle firme per il referendum sulla legge elettorale regionale è entrata nel vivo, accompagnata da quella campagna informativa che i promotori della consultazione avevano promesso.
Il primo ad essere soddisfatto della partenza referendaria, giunta già a tremila adesioni, è Riccardo Illy, deputato triestino, indicato come uno dei più probabili candidati alla presidenza della regione per il centro sinistra, se l'abrogazione della legge andasse a segno. «I primi passi mossi dal comitato organizzatore sono più che soddisfacenti», racconta Illy poco dopo la presentazione triestina della consultazione, contento soprattutto per l'interesse dimostrato dagli elettori. «Ho riscontrato un interesse molto elevato sulla questione del referendum», racconta Illy, che venerdì ha partecipato, assieme ad esponenti politici regionali, anche ad una tavola rotonda dedicata al tema della consultazione. «La sensazione che ho, è che i cittadini abbiano chiara l'importanza dell'argomento e il desiderio di capire quali sono i termini del problema - continua il deputato triestino -. Mi pare che tutti tendano il più possibile a dare un peso specifico elevato al loro voto, e che siano ben consapevoli del fatto che solo con l'elezione diretta si può esprimere questo peso più elevato.
Questo voto a sua volta potrà dare un peso anche alla nostra regione». «Certo - aggiunge Illy - la soluzione migliore sarebbe stata una legge presidenziale con l'elezione diretta, eliminando i difetti del Tatarellum, che è il minore dei mali. Purtroppo però su questo punto la maggioranza regionale non ha voluto sentire ragioni.» Illy sottolinea come molti abbiano firmato con entusiasmo la richiesta di referendum, facendo ben sperare per il raggiungimento dell'obiettivo delle 36 mila firme necessarie. «Qualcuno ha firmato addirittura prima, evidentemente si erano informati in precedenza, molti altri hanno sottoscritto dopo aver preso coscienza dei termini del problema». L'ex sindaco di Trieste, pur soddisfatto dell'adesione da parte di molte forze politiche alla sfida referendaria, invita però a guardare più in là: «Secondo me il referendum non va politicizzato - aggiunge -.
Si tratta di un'iniziativa che tende soprattutto a dare alla regione le migliori regole del gioco possibili. Una volta definite le regole, comincerà il confronto politico, spero sui programmi, e non su altre questioni che esulano da questo argomento». La campagna referendaria rappresenta anche una sorta di prologo della campagna elettorale per le regionali, un confronto che si preannuncia duro, e che potrebbe vivere le prime battute proprio nel confronto sul referendum. Si tratta di un'eventualità che, anche secondo Illy, in qualche modo si verificherà anche nei fatti, perché «se un gruppo nutrito di cittadini e le forze politiche del centro-sinistra hanno deciso si promuovere il referendum, questo implica anche una critica alle forze politiche che questa legge hanno voluto: la cosa però deve fermarsi lì».
Secondo Illy, inoltre, gli affetti della consultazione potrebbero andare oltre i confini del Friuli-Venezia Giulia. «È un test di valenza nazionale - conclude il deputato - dal quale può dipendere il presidenzialismo nelle regioni italiane: l 'entusiasmo dei cittadini nel raccogliere le firme per il referendum, l'affluenza alle urne e l' auspicata bocciatura della legge elettorale regionale possono essere un serio monito per le regioni ordinarie a non modificare gli statuti eliminando ed eludendo l'elezione diretta del presidente».
Alessandro Martegani