Il Messaggero Veneto 25-02-2002
Il capo dell'esecutivo interviene sui casi della Burgo, di Servola e della Bassa friulana
Il presidente ad Agrusti: polemiche inutili, il tormentone delle nomine è finito
UDINE - Nessuno tirerà piú la giacca al presidente della giunta, «neanche Agrusti che si è lamentato per la sua, ma anche lui ha tirato la mia»: la partita delle nomine è chiusa «e c'è l'emergenza ambiente, da Tolmezzo a Servola alla Bassa friulana, alla quale dare risposta immediata. Io non mi tirerò indietro: entro pochi giorni allestirò una task-force avvalendomi anche di esperti universitari». Il presidente della giunta regionale, Renzo Tondo, dice di non voler perdere tempo: «Alle considerazioni del segretario provinciale pordenonese di Fi, Michelangelo Agrusti, rispondo semplicemente cosí: per fortuna si è chiusa la partita delle nomine, che sono sempre un elemento di rottura della coesione dentro i partiti e nelle coalizioni, con le mille pressioni, le troppe fibrillazioni. In fatto di nomi sono convinto di avere fatto buone scelte, di avere anche introdotto qualche elemento di novità. Ma per fortuna non me ne devo piú occupare: quello che conta, adesso, è realizzare buone performance amministrative. È questo il mio obiettivo di presidente».
«Quello che mi importa - osserva Tondo - è dare una risposta immediata all' emergenza ambientale. Perché non c'è soltanto la Burgo, ci sono anche Servola, la Bassa. Voglio allestire una task-force per fare in modo che i percorsi di sanatoria dei sistemi produttivi siano veloci, sicuri e senza ripercussioni per i lavoratori». Tondo intende muoversi «con celerità: voglio integrare le competenze tecniche della Direzione dell'ambiente con quelle giuridiche della Direzione affari legislativi. La regía politica resta appannaggio del presidente della giunta e dell'assessore competente: provvederemo a monitorare tutte le situazioni di crisi». Tondo ha fretta, ma quanto tempo ci vorrà? «I tempi saranno immediati. Già questa settimana assumerò le prime decisioni operative, i primi contatti. Non escludo di avvalermi anche di supporti esterni: abbiamo bisogno di circondarci di tecnici esperti e qualificati, espressione, per esempio, dei nostri atenei. Non ho alcuna intenzione di chiudermi a riccio».
Perché andare oltre gli uffici della Regione? «Perché con la vicenda Burgo ho toccato con mano le difficoltà della sicurezza ambientale. Devo anzi sottolineare che la magistratura ha dato una salutare frustata al sistema per dare soluzione al problema. Ha posto la Regione di fronte alla necessità di rimboccarci tutti le maniche. Io non perderò un minuto». Ma sul piano politico ci sono altre emergenze. Per esempio lo stato di salute dalla Cdl: «Ma il tormentone delle nomine è finito. Resta sempre qualche mal di pancia, ma a questo punto è sono piú un problema, come non lo sono certe dimostrazioni muscolari per far vedere che comanda piú Tizio o piú Caio. Agrusti fa bene a dire che è stufo di essere tirato per la giacca da gente che gli chiede posti. Immaginiamoci la mia giacca, tirata anche da lui».
E la legge elettorale? «Va bene cosí, è un disegno istituzionale che individua il candidato premier, costringe la politica a disporsi su due schieramenti, il che, in una società orizzontale come la nostra, costituisce un elemento di garanzia per tutte le componenti territoriali. È una legge che non dà uno strapotere al Governatore, e in questo senso la considero un passo avanti rispetto agli impianti delle regioni ordinarie, perché comunque si dà un potere forte al presidente della giunta, ma non un potere "dittatoriale", quell'eccesso di forza che, lo abbiamo visto in tante regioni d'Italia, non ha prodotto grandi risultati. Perché sono convinto che, al di là delle capacità personali dei singoli, le grandi riforme si fanno non grazie ai grandi governatori, ma garantendo una forte coesione sociale».
La legge elettorale con l'indicazione del presidente «va approvata cosí e siccome siamo convinti della bontà del progetto la difenderemo dagli attacchi referendari che sono demagogici, perché comunque la legge che presentiamo noi assegna al popolo la possibilità di eleggere 60 consiglieri. Se si votasse con il tatarellum, al quale si aggrappano in tanti, si sottrarrebbero 12 consiglieri all'elezione diretta».