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Il Messaggero Veneto 26-06-2002

In Italia boom dei supermercati

Confcommercio: impazzano i discount, cresce l'occupazione

UDINE - Cosa succede nel resto d'Italia? Raddoppia la grande distribuzione, impazzano i discount, diminuiscono i negozi al dettaglio, gli alimentari di quartiere si riducono di un quarto, ma in cambio aumenta l'occupazione. Questa istantanea, scattata dalla Confcommercio, sintetizza i cambiamenti di un settore che, negli ultimi dieci anni, si è aperto alla concorrenza ed ha accentuato la diversificazione delle formule distributive in tutti i comparti.

La piccola bottega sotto casa, soprattutto per gli alimentari, ha dovuto cedere il passo dagli anni '90 in poi agli ipermercati, agli hard discount, ai centri specializzati non alimentari, ai factory outlet (gli "spacci" che vendono prodotti di marca a prezzi scontati e che hanno fatto la loro comparsa anche in Friuli). Più precisamente, secondo i dati della Confcommercio, i supermercati sono passati dalle 3.696 unità del 1992 alle 6.413 del 2000 e gli ipermercati da 182 a 349. Grande successo per i discount che dalla loro introduzione nel nostro paese nel 1992 sono arrivati a quota 2.600. In netto calo invece, soprattutto nel settore alimentare, gli esercizi al dettaglio che dal 1991 al 2001 hanno subito una flessione pari al 7,8%. Gli alimentari di quartiere, cioè i piccoli punti vendita a conduzione familiare, unilocalizzati, con un raggio di azione a livello di vicinato, registrano nel complesso una flessione del 23,8%.

Nello stesso periodo sono aumentati gli addetti, passando dai 3.304.838 di unità del '91 ai 3.334.026 del 2001 con un incremento dello 0,9%. Nell'ultimo decennio sono calate le unità locali nel commercio di circa 44 mila esercizi (-3,2%) su tutto il territorio nazionale. Negli ultimi dieci anni - rileva ancora lo studio - si sono registrate circa 180.000 iscrizioni nel registro delle imprese e oltre 158.000 cancellazioni, il che sottintende la forte dinamicità del mercato e la capacità di attrarre nuovi investimenti, soprattutto nel settore non alimentare. Alla fine del 2001 la rete commerciale era costituita da 619.518 esercizi e, se si aggiungono anche i distributori di carburante, le farmacie, le rivendite di tabacco e altri generi di monopolio, il numero sale a 725.444 unità.

Dal punto di vista merceologico il peso dell'alimentare supera nel complesso il 30%, ripartendosi per il 18,6% tra gli esercizi specializzati e per il 12,5% tra quelli non specializzati a prevalenza alimentare. Nel comparto non alimentare un settore molto consistente è rappresentato dall'abbigliamento e dalle calzature con una quota pari al 25,5% del totale. Per quanto riguarda infine i centri commerciali l'Italia ha registrato negli ultimi anni una crescita significativa seppur in ritardo rispetto agli altri paesi europei: dalle 473 unità del 1999 si è arrivati alle 537 unità del primo gennaio 2001.