TRIESTE, COMUNE E PROVINCIA.
DAL TERRITORIO UN PROGETTO PER IL LUOGO
Sintesi Programmatica Particolare di Christina Sponza
L'amministrazione di un Comune e di una Provincia è questione complessa, difficilmente riassumibile da un programma elettorale. Tuttavia, un programma non è soltanto una sommatoria di soluzioni ad un sistema di problemi burocratici (molti dei quali sono valutabili soltanto in corso d'opera) ma è anche una proposta di indirizzo politico al governo di un territorio. Inoltre, a partire dall'analisi delle specificità del luogo, è possibile individuare elementi caratteristici che suggeriscono l'applicazione di soluzioni originali e forse anche esemplari in relazione al resto del Paese. Proprio con questo ambizioso obiettivo si vogliono evidenziare alcuni tratti caratteristici - geografici e sociali - di questa porzione della Venezia Giulia, traendone lo spunto per proposte politiche che vadano al di là gestione del quotidiano.
Tre pretesti per organizzare un programma che si ramifica a partire dalla considerazione che il Luogo è un sistema di interrelazioni complesse tra il territorio fisico, chi vi abita e l'ambiente circostante (inteso naturalmente i senso lato). Da ognuno di questi tre aspetti si coglie lo spunto per una proposta politica, ben inteso che si tratta del contributo specifico di un candidato ad un insieme programmatico costituito dalla somma di diversi e complementari altri elaborati.
Il territorio
Vi è un aspetto della città che se da un lato è un elemento considerato sempre più soltanto una risorsa turistica, dall'altro c'è chi ancora lo relaziona ad un futuro popolato dallo scambio di merci pesanti. Il mare, naturalmente, e quindi il porto. Se si tralascia lo scambio di informazioni, è evidente che la condizione morfologica del territorio triestino privilegia lo scambio marittimo. E se a questo si somma una posizione strategica di confine e la constatazione che sempre più, nei paesi occidentali, si andrà incontro ad una diminuzione del volume delle merci pesanti spostate, occorre individuare nuove risorse che consentano di valorizzare questa dote naturale. Le autostrade del mare. Ossia il progetto legato alla politica di sviluppo delle reti di trasporto dell'UE che consentirà di ridurre il trasporto merci su gomma, come conseguenza della concentrazione dei flussi merci su percorsi marittimi ad alta redditività.
Come luogo di interscambio privilegiato tra il trasporto marittimo e quello terrestre, in funzione della distribuzione verso l'Europa centro-orientale, il porto di Trieste potrebbe giocare un ruolo strategico non solo in termini di attuazione, di un progetto nazionale ed europeo, ma anche di proposta. Al di là della pronta risposta alle sollecitazioni che arriveranno dalla Società Autostrade del Mare, che in Italia si occupa della realizzazione del progetto, Trieste potrebbe essere attiva e propositrice - quindi all'avanguardia - non soltanto dal punto di vista politico, stabilendo spontaneamente sinergie con la suddetta società, ma anche precorrendo i tempi sull'ottimizzazione delle infrastrutture coinvolte dal progetto.
La scelta di dirottare le merci su percorsi marittimi, evitando corridoi autostradali ormai saturi, sarà infatti economicamente vantaggiosa soltanto se saranno ridotti al massimo i tempi ed i costi delle operazioni di cambio modalità di trasporto. Ciò si otterrà, quindi, sia lavorando sulla ottimizzazione della gestione logistica e delle procedure amministrative e doganali sia - e qui diventa fondamentale il ruolo svolto da Comune e Provincia - agendo sulle infrastrutture portuali ed i collegamenti di accesso al porto.
La gente
Forse è inutile ribadirlo, dal punto di vista dell'età media della popolazione, Trieste è una delle città più vecchie d'Europa. Eppure, a questo concetto quasi sempre si associa un'idea negativa - legata al disagio, alla malattia, alla difficoltà di vivere - che non è per nulla scontato debba essere così. Sia l'anzianità che l'handicap rappresentano, infatti, una condizione di disagio spesso soltanto in relazione ad una città costruita su misura di chi possiede abilità nella norma: se la maggior parte degli esseri umani fosse, ad esempio, sprovvista di arti inferiori non sarebbe disabile chi dovesse circolare in carrozzina perché le città e gli edifici sarebbero costruiti su misura per questo tipo di condizione (con notevole vantaggio, peraltro, anche per i pochi bipedi in circolazione).
A partire, quindi, dalla riflessione sull'età media della città si possono sostenere due tesi che possono ribaltare un concetto finora considerato negativo. L'anziano, posto in determinate condizioni, può essere una risorsa per la produttività della società. La città, rivista in una diversa ottica rispetto a ciò che è da considerarsi nella norma, può diventare un luogo in cui essere anziano non è così limitante. Se dunque Trieste è la città più vecchia d'Italia facciamo sì che questo diventi occasione esemplare di soluzione politica.
Esistono Paesi stranieri in cui le persone di una certa età possono ritirarsi a vivere in villaggi appositamente creati per consentire una più agevole gestione delle attività quotidiane. Nulla a che vedere con molte delle nostre case di riposo, trattandosi di luoghi in cui può essere mantenuta la dignità di una vita individuale con il vantaggio di una serie di servizi in comune con altre persone che si trovano in simili condizioni e con simili bisogni. La vicinanza è la chiave per ottimizzare servizio sanitario, fornitura di pasti, assistenza in generale. Un ghetto? Sicuramente meno sconfortante di molti dei nostri ospizi o di molti degli agglomerati di case fatiscenti popolate da persone socialmente emarginate e difficilmente raggiungibili dall'assistenza domiciliare se non con costi elevati. Già, proprio i costi sono quelli che dovrebbero far propendere per la soluzione di concentrazione abitativa in parti della città appositamente studiate per essere a misura d'anziano. Se si sommassero i costi dell'assistenza a domicilio a quelli derivanti dall'assistenza sanitaria a persone che in altre condizioni di vita non sarebbero così spesso costrette a ricorrere ai ricoveri ospedalieri, allora si vedrebbe che l'insediamento ravvicinato di persone con medesimi bisogni potrebbe costituire una soluzione economicamente vantaggiosa per l'amministrazione pubblica; tanto più se poi a questo si aggiungesse la considerazione che, sebbene sia estremamente difficile pensare ad una totale e veloce trasformazione della città in chiave di rimozione delle barriere architettoniche, è molto più verosimile ipotizzare l'ottimizzazione di porzioni urbane limitate e magari già individuate come maggiormente funzionali e confortevoli.
Consentendo la permutazione di abitazioni di proprietà e favorendo, in funzione del reddito, la localizzazione in appartamenti tra loro vicini ma indipendenti, si darebbe la possibilità di sfruttare sinergie di vicinanza e, al contempo, di garantire una adeguata privacy. Inoltre, allo scopo di non troncare l'originario legame con il contesto di appartenenza - e se il numero e la volontà dei potenziali fruitori non rendesse maggiormente vantaggiosa una ulteriore concentrazione - si potrebbero inserire tali "villaggi" in diversi rioni cittadini.
Le relazioni
Seppur situata in una posizione apparentemente marginale rispetto al resto dell'Italia, la provincia di Trieste assume rilevanza notevole non soltanto, banalmente, come ponte verso l'est europeo ma anche perché in essa, come sovente accade in tutti i Luoghi di confine, sono intensificate le contraddizioni che, mentre nel resto della penisola non si ha il coraggio di risolvere, qui potrebbero essere l'occasione per audaci disegni.
Trieste è spesso stata sede di sperimentazioni, dalla politica al teatro, dalla letteratura alla scienza; eppure, su ciò che tutto mette in relazione, su una questione di attuale e fondamentale importanza, che forse qui più che altrove si rivela con toni contrastanti, ancora non è stata presa una via di svolta. L'energia, o meglio, la produzione di energia.
Tutto il pianeta è costantemente sempre più assetato di energia; il mondo occidentale sembra costretto ad una lunga condizione di dipendenza nei confronti dei paesi esportatori di idrocarburi; l'Italia è condannata all'acquisto di energia elettrica da vicini stati che la producono con centrali nucleari e il Friuli Venezia Giulia deve importare dalla Slovenia (per quanto riguarda lo scenario elettrico del 2000 e secondo i dati pubblicati nell'ultimo Piano Energetico Regionale) circa 4.400 GWh (dei quali, 2000 GWh sono poi dirottati verso altre regioni italiane).
Alla notevole dipendenza dall'estero per quanto riguarda petrolio, gas, ed energia elettrica, riferendosi all'ambito triestino, si deve sommare il paradosso del capoluogo di regione maggiormente a rischio di incidente nucleare, vista la presenza, a pochi chilometri di distanza in territorio sloveno, di una centrale termonucleare obsoleta.
E' giunto il momento, quindi, di assumersi la piena responsabilità della produzione di energia necessaria al fabbisogno interno ed anche di accettare tutti i rischi che sono connessi ad ogni trasformazione della materia, evitando di delegare il controllo a paesi che possono adottare regimi di sicurezza inferiori. Sebbene le funzioni e le competenze per la costruzione e l'esercizio di impianti di produzione di energia elettrica, con impianti di potenza superiore ai 300 MW termici, siano esercitate dallo Stato d'intesa con la regione, e sebbene la competenza per gli impianti di potenza inferiore sia regionale, ciò non toglie che il Comune e la Provincia possano, e a mio avviso debbano, farsi carico di individuare quali tipologie di impianti, e con quale localizzazione, siano compatibili con il territorio e la società.
A partire dalla scala locale, Comune e Provincia possono concorrere alla costruzione di quel insieme di tasselli che daranno la possibilità di delineare un Piano Energetico Nazionale, non soltanto come bilancio tra consumo e generazione ma anche come dettagliata individuazione di tutte quelle sfumature che consentiranno di individuare il luogo più adatto ad ogni insediamento produttivo. A tale scopo, ed in accordo con le previsioni dell'unione europea che riconoscono alle fonti rinnovabili e all'energia nucleare il ruolo più concreto di limitazione delle emissioni climalteranti, sarà bene valutare, senza pregiudizio e preclusione alcuna, quale tipo di installazione sia compatibile con le risorse e le limitazioni di questa parte della regione e se - per non sottrarsi alle conseguenze di quella che potrebbe essere una futura scelta strategica nazionale - vi siano le condizioni per lo stoccaggio di scorie radioattive.
Trieste 15/02/2006
|