Il Messaggero Veneto 16-03-2002
Oggi il vertice col Cirm per contrastare il referendum elettorale. An osteggia il seggio sloveno
UDINE - Una legge elettorale fatta in casa, quello che in friulano si direbbe "di bessoi", sarebbe preferita dalla maggioranza dei cittadini rispetto a una norma calata invece dall'alto. Emerge dal sondaggio "riservato" del Cirm, con meno di venti domande, eseguito su un campione standard di intervistati della regione su richiesta dei vertici di Forza Italia. Un «monitoraggio», come lo chiamano gli azzurri, mirato alla campagna di comunicazione degli azzurri, a partire dal referendum per confermare la riforma elettorale appena approvata. Nessun quesito specifico, comunque, sulle intenzioni di voto è stato formulato, nulla nemmeno sul gradimento dei candidati o su possibili nomi del centro-sinistra in campo per contrastare il presidente Tondo. Lo studio realizzato dal Cirm, che verrà discusso questa mattina in una riunione informale tra i vertici di Forza Italia e il direttore generale del centro di rilevamenti, Nicola Piepoli, è stato realizzato, dicono al partito di Berlusconi, «ad uso esclusivamente interno». Il sondaggio resta dunque avvolto in un alone di riservatezza, e custodito in copia unica solo dal portavoce del presidente della giunta regionale, Alessandro Colautti. «Si tratta di un'analisi fatta per realizzare una campagna di comunicazione - rivela Colautti - di supporto all'istituzione e per comprendere meglio come collocarci. Fa parte del nostro metodo».
Al vertice con Piepoli, questa mattina, si farà il punto su iniziative e orientamenti del partito, verso la corsa alle urne che impegnerà i due schieramenti fino ad autunno inoltrato. L'obiettivo forzista resta confermare la legge passata lo scorso lunedì e sulla quale l'accordo con autonomisti e centristi era stato raggiunto anche in virtù di un patto. Quello, cioè, di presentare in Parlamento la proposta di modifica dello statuto del Friuli Venezia Giulia per introdurre la garanzia del seggio agli sloveni. Così Fi e Lega Nord hanno depositato la proposta alla Camera ma, quando si sono presentati dal segretario regionale di Alleanza nazionale Roberto Menia per chiedere anche la sua firma, la risposta è stata un secco no. «Sono contrario a trasformare la tutela delle minoranza - dice il deputato triestino - in un privilegio elettorale, per cui ho risposto che l'accordo l'avevano fatto loro e riguardava loro». L'iter per la modifica della norma costituzionale dello statuto del Friuli Venezia Giulia, comunque, sarà lungo, con il doppio passaggio alle Camere. E, comunque vada, i numeri per l'approvazione Forza Italia e la Lega dovranno cercarli fuori dalla maggioranza, visto che «i 99 voti di An - anticipa Menia - non ci saranno».
Rifondazione comunista, da sempre a favore del riconoscimento del seggio alla minoranza slovena, critica comunque i «metodi - spiega il segretario regionale Roberto Antonaz - usati dal Polo. Avrebbero potuto risolvere la questione in sede regionale, se avessero voluto». Antonaz giudica invece «propagandistica la mossa di Forza Italia - aggiunge - e della Lega, con il rischio che la modifica abbia tempi lunghissimi. Ce ne sono alcune che giacciono in Parlamento da quindici anni, per cui non sono per nulla fiducioso».