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Il Piccolo 26-04-2002

«Nesis: l'idea era buona, l'errore è stato legarla a un unico partito. Lavoro: con la flessibilità l'occupazione cresce»

Edi Snaidero: «Io l'anti-Illy? Ho già rifiutato»

«Mi hanno chiesto di entrare in politica mesi fa: ipotesi inverosimile. Per Tondo ho grande considerazione»

MAIANO - Una vittoria della creatura di famiglia a Treviso, sul campo della capolista del campionato di basket Benetton, stampa i sorrisi negli uffici di Maiano. Ma una trasferta a Treviso può anche essere un primo motivo di riflessione sui problemi per l'economia del Nordest. Edi Snaidero, amministratore delegato e direttore generale del gruppo leader europeo nelle cucine componibili, presidente della squadra di pallacanestro udinese, nonché mancato avversario di Riccardo Illy nella corsa per la presidenza della Regione nel 2003 («Me l'hanno chiesto tempo fa - dice nel corso di questa intervista - ma ho rifiutato»), racconta: «Sono andato a vedere la partita in automobile; sono partito per tempo e ho deciso di non prendere l'autostrada. Cimpello-Gemona, poi Pordenone, Conegliano, Treviso.

Era domenica pomeriggio, nessun camion sulla strada, eppure ci ho messo più di due ore. Pazzesco». C'è più amarezza che veleno nelle parole di Snaidero: «Non voglio mettermi contro nessuno - anticipa -, i guai di oggi dipendono dalla mancanza di pianificazione del passato. E la burocrazia rende tutto più difficile». Snaidero è rilassato. Alle spalle ha una settimana «super». Milano, Fiera del mobile: 70 mila persone visitano lo stand Snaidero. Udine: il terzo premio Rotary «Obiettivo Europa» va a Edi Snaidero, «in considerazione degli alti meriti da lui conseguiti come esempio di attuazione di una strategia innovativa, che ha consentito all'azienda una straordinaria crescita ed espansione internazionale». «Nessuna sorpresa, molta soddisfazione - dice il direttore generale dell'azienda friulana -: il fatto di aver costruito una federazione di società europee nel settore delle cucine ci dà un vantaggio nei confronti dei competitor. Un management transnazionale è un valore aggiunto che ci consente di proseguire nella crescita».

La ripresa, annunciata qualche giorno fa proprio a Udine anche dal ministro alle Attività produttive Marzano, non è uguale per tutti. Infrastrutture carenti, burocrazia, energia troppo cara. Che cosa frena di più oggi l'economia del Friuli Venezia Giulia?

Se ci si dovesse «sparare» ogni volta che si pensa a un'autostrada che non c'è, a un treno che non passa, alla corrente che costa più che altrove, non otterremmo tanti risultati positivi. L'imprenditore della regione ha sempre dimostrato di sapersi arrangiare. Sa essere creativo, riesce ad adattarsi e a ribaltare anche le situazioni più negative, anche quando la politica, e accade spesso, non sta al suo passo. Se serve fantasia, la mettiamo in campo. Ma neanche la fantasia può inventare una strada se una strada non c'è... È vero. Una cosa è arrangiarsi, un'altra è trovarsi tagliati fuori dalle grandi vie di scorrimento. Se siamo in Europa, dobbiamo essere protagonisti soprattutto dal punto di vista logistico.

Il ritardo è grave?

Molto. Spesso rischio di perdere l'aereo perché arrivo in ritardo all'aeroporto di Mestre. Il Nordest è una delle aree più industrializzate d'Europa, ma ha una viabilità «africana». E l'inquinamento aumenta. Quando gli ambientalisti si oppongono alle infrastrutture, non si rendono conto che fanno loro stessi del male all'ambiente.

A Udine, da Marzano e dal sottosegretario Antonione sono arrivate rassicurazioni, eppure il Corridoio 5 sembra allontanarsi. Quella del governo italiano a Bruxelles è davvero una battaglia persa?

Non lo so. Però, per mia diretta esperienza in Germania e in Francia, alcuni atteggiamenti forti del governo hanno restituito all'Italia un certo rispetto. All'estero sanno che il nostro Paese è comunque strategico per l'Europa e questo potrebbe essere un motivo in più per non considerarla una battaglia persa.

L'opposizione in Regione chiama il presidente Tondo a «bivaccare davanti alla porta del Consiglio dei ministri sino a che non gli venga fornito un impegno scritto della priorità dell'opera». L'ultimo di tanti attacchi alla maggioranza. Lei che giudizio dà della giunta Tondo?

Ho una grande considerazione per il presidente. È un piccolo imprenditore che si è dato alla politica con grande serietà e concretezza. Ma, come chiunque oggi amministri nel pubblico, si trova di fronte a meccanismi che ne limitano la reale capacità d'intervento. Quando poi interviene, si trova davanti i fuochi di sbarramento della burocrazia.

Un fuoco di sbarramento per le imprese pare essere l'articolo 18. Come ha vissuto la giornata di sciopero generale, il 16 aprile?

Alla Snaidero negli uffici c'erano tutti, in fabbrica nessuno. Ma già il giorno dopo si lavorava per recuperare il tempo perso. Questione di attaccamento all'azienda: investiamo molto sulle risorse umane e sulla formazione delle persone; le coinvolgiamo, anche economicamente, nella condivisione degli obiettivi e incassiamo i vantaggi di avere uno splendido rapporto con i collaboratori e anche con il sindacato. Lo sciopero non ha trovato la nostra opposizione.

La questione non tocca un'azienda grande come la Snaidero. Ma più in generale?

È stato travisato lo spirito della modifica, sorvolando sul fatto che a partecipare alla costruzione della revisione della normativa sul lavoro c'erano tecnici non solo di area Centrodestra. L'obiettivo è trovare una flessibilità aggiuntiva che permetta lo sviluppo. Un sistema più flessibile, come accade in Inghilterra e negli Stati Uniti, porta occupazione e ricchezza. Ma in un sistema più flessibile chi lavora è preoccupato... Partiamo da un presupposto: un imprenditore che non investe nei suoi collaboratori, la vera risorsa dell'azienda, non è un buon imprenditore. Nessun datore di lavoro intelligente può volere il licenziamento del personale.

Con il Veneto condividete i problemi della viabilità. E il resto?

Abbiamo mentalità simili e gli stessi obiettivi. C'è tutto l'interesse a collaborare per non essere relegati ai confini di un'Europa dell'est che deve ancora svilupparsi.

Ma Nesis è stato un errore? L'hanno bacchettata un po' tutti...

Se si spiegano le necessità di quest'area alla politica, aggiungendo suggerimenti sulle priorità, non credo si debba parlare di iniziativa sbagliata. Non mi pare si tratti di lobby, se c'è stato un errore è stato quello di legarla a una parte politica. Resta però la validità dell'idea di chiedere alla politica di rispondere alle nostre esigenze. A un imprenditore non interessa il colore di chi governa, ma solo che i problemi vengano risolti.

In definitiva, se la bandiera non funziona, la si cambia...

È così. Non per opportunismo, per il bene dell'economia.

A proposito di bandiere. Le è stato chiesto di abbracciarne una?

Sì, ma la risposta è stata negativa. Mesi fa ero stato indicato come l'anti-Illy. Ipotesi inverosimile.

Perché?

Ho delle responsabilità importanti nella mia azienda, sono impegnato nello sport. Non ne avrei il tempo e quindi non si pone neppure la questione. È positivo che un imprenditore si occupi di politica, ma solo se ha la possibilità di dedicarle un impegno adeguato.

È un no definitivo?

Per ora sì. E poi sono troppo giovane per fare politica.

Marco Ballico