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Il Messaggero Veneto 17-01-2002

Cdl vincente nelle simulazioni di voto

Polo e Lega arriverebbero a 36 consiglieri. Fuori Rc, Pdci, Verdi e Sdi

TRIESTE - Quella di ieri, per la proposta di riforma elettorale regionale, è stata la giornata delle simulazioni. E il provvedimento, messo alla prova del computer, sembra tenere. «Facendo girare sul modello i risultati delle elezioni del '98, cambia molto poco. E questa è la prova che si tratta di una legge neutra», dice il forzista Roberto Asquini, presidente della prima commissione, che ha passato quattro ore presso il servizio elettorale, assieme al suo capogruppo Aldo Ariis, al collega del Cpr Roberto Molinaro e al segretario leghista Beppino Zoppolato.

Si è trattato di un pomeriggio laborioso, visto che si trattava di mettere a punto, con l'aiuto dei tecnici Insiel, un software capace di fornire subito i risultati in base ai dati immessi. Se quattro anni fa si fosse applicata alle urne la bozza Molinaro-Zoppolato elaborata Marpillero, i risultati sarebbero stati i seguenti: 13 seggi a Forza Italia, 11 a Lega Nord, 11 ai Ds, 9 ad An, 8 al Cpr, 4 a Rifondazione, anche sulla base del premio di maggioranza (l'attuale Cdl aveva ottenuto, all'epoca il 51,4% dei suffragi).

In tutto 56 seggi, mentre gli ultimi quattro sarebbero divisi tra il listino della coalizione vincente (presumibilmente uno a testa in più per Fi, Ln e An), e il leader della formazione collocatasi al secondo posto. Sarebbero fuori dal consiglio regionale i Verdi-Sdi e anche Unione Friuli. Inoltre c'è da tener presente che, rispetto al '98, oggi Rc e Pdci si sono divisi, come il Cpr, dal quale si è originato il gruppo della Margherita. In base ai risultati delle politiche 2001, 20 seggi andrebbero a Fi, 17 alla Margherita, 8 ad An, 6 ai Ds, 5 a Ln. In base al listino, altri tre seggi andrebbero alla Cdl (per un totale di 36), e uno al leader dell'Ulivo. Rimarrebbero fuori tutti gli altri, inclusa Rifondazione.

Oggi si riunirà la quinta commissione, e si capirà molto presto se ci sono margini di collaborazione per arrivare ai 40 voti, o se la legge dovrà essere sottoposta a referendum. Sulla riforma elettorale interviene il consigliere Franco Baritussio (che ha seguito il provvedimento per An), rilevando come gli emendamenti sinora presentati migliorino il testo base. «Innanzitutto scompare l'anacronistica doppia preferenza che aveva suscitato non poche perplessità; in secondo luogo subentra la lista regionale, o "listino", che, mutuata dal "Tatarellum" delle Regioni a statuto ordinario, consente all'elettore di indicare chiaramente e trasparentemente il nome del presidente sulla scheda».

Baritussio sottolinea anche come l'interruzione dei lavori in commissione, dopo la prima seduta, «derivi non da questioni politiche, ma da motivi di ordine pratico-operativo».