Lettera 28-03-2002
La lucida analisi della dott. Chiara Mio finalmente apre qualche spiraglio di ragionevolezza nel dibattito oscurantista e di retroguardia portato avanti dalla trimurti sindacale e dalla sinistra. Ci chiediamo invece perchè il sindacato non inizia ad occuparsi degli outsider del mondo del lavoro: disoccupati e lavoratori in nero.
Sono altre le anomalie italiane di cui il sindacato, che rappresenta ormai solo i garantiti e i pensionati, dovrebbe occuparsi. L´Italia è l´unico Paese infatti dove non esiste il sussidio di disoccupazione. Il Paese dell´art.18 è quello che destina alla disoccupazione meno di tutti gli altri paesi europei: lo 0,7% del PIL contro una media UE del 1,9%. E questo nonostante l´elevato tasso di disoccupazione. La proposta di legge di iniziativa popolare su cui noi radicali stiamo raccogliendo le firme, prevede sia l´abolizione dell´articolo 18 (con una modulazione dell´indennità di licenziamento in base all´anzianità) che l´introduzione di un sistema generalizzato di sostegno al reddito di tutti i disoccupati, secondo i criteri più avanzati da anni sperimentati in molti paesi europei.
Una misura di civiltà, di equità e efficienza dello stato sociale per il quale nessun sindacato ha mai speso una sola ora di sciopero, generale o no.
E´ chiaro che il finanziamento del sussidio di disoccupazione richiede una diversa distribuzione della spesa sociale, incompatibile con l´altro tabù sindacale, la difesa ad oltranza delle pensioni di anzianità ai cinquantenni. Alla difesa corporative e reazionaria dello status quo in fatto di flessibilità del mercato del lavoro e pensioni e alle titubanze e miopie del Governo, i radicali continuano a contrapporre il rigore delle riforme liberiste, che con sempre più chiarezza si presentano come le uniche in grado di portare maggiore libertà e maggiore equità.
Stefano Santarossa
Radicali Italiani FVG