Il Piccolo 04-12-2001
Il giudice del lavoro condanna la finanziaria al reintegro dei dipendenti licenziati nel 1998, nonostante il parere negativo della giunta regionale
L'ex presidente Pressacco potrebbe rispondere a livello monetario delle proprie scelte
TRIESTE - Due miliardi di lire. La «Friulia», la finanziaria regionale, dovrà mettere mano al portafoglio e risarcire con questa somma di notevole entità due suoi dirigenti licenziati illegittimamente il 2 luglio 1998 dall'allora presidente Flavio Pressacco. Furio Tomaselli e Paolo Coslovich erano stati messi alla porta nell'ambito di una ristrutturazione ritenuta per lo meno ingiustificata dal giudice del lavoro Mauro Sonego. Il magistrato non solo ha condannato la società a rifondere i danni provocati dal licenziamento, ma ha anche reintegrato i due dirigenti nei rispettivi posti di lavoro, una decisione piuttosto rara nel caso di società di diritto privato. Gli aspetti monetari e fiscali verranno invece definiti in dettaglio nei prossimi mesi ma i difensori ritengono del tutto congruo un esborso di due miliardi, costi di difesa esclusi.
La lettera di licenziamento era stata firmata dall'allora presidente Flavio Pressacco nonostante la contrarietà della Regione, azionista di riferimento della Friulia con oltre il 90 per cento del capitale di rischio. La sentenza ora apre nuovi scenari: esiste la reale possibilità che l'ex presidente Pressacco docente di matematica finanziaria all'Università di Udine, venga chiamato a rispondere a livello monetario delle proprie scelte, opposte a quelle dell'azionista di riferimento. Per chiarire l'aspetto della diversità di «opinioni» tra Regione e presidenza della Friulia, il giudice Mauro Sonego ha sentito come testimone l'allora assessore alle finanze Michele Degrassi. Il processo si è snodato in dieci udienze: i due dirigenti erano difesi dagli avvocati Gianni Ventura e Franco Ferletic. La Friulia è ricorsa all'assistenza dello studio dell'avvocato Toffoletto, uno dei principali docenti italiani di Diritto del lavoro cui si è affiancato l'avvocato Giovanni Borgna.
Tre i motivi per i quali, secondo i difensori, i licenziamenti erano illegittimi. In primo luogo era stato violato il contratto di lavoro; poi non erano state rispettate le procedure di legge; infine non sussistevano le ragioni economiche per ridimensionare i vertici della società. La Friulia guadagnava bene, circa 10 miliardi l'anno, e non c'era alcun motivo di contenere i costi mettendo alla porta la gente e per di più contro il parere della Regione.
In effetti la giunta regionale in un primo momento era riuscita a fermare l'operazione. Poi erano venute le elezioni di giugno e il governo del Friuli Venezia Giulia rimane in carica solo per l'ordinaria amministrazione. In questo vuoto istituzionale Pressacco fa partire le lettere di licenziamento. Venerdì 2 luglio 1998, un paio d'ore prima della fine del lavoro i documenti vengono consegnati ai dirigenti dall'allora direttore generale Giorgio Frassini, poi dimessosi dall'incarico.
Furio Tomaselli e Paolo Coslovich ricorrono alla magistratura del lavoro. Dieci udienze più di tre anni d'attesa, infine la sentenza. «Licenziamenti illegittimi, reintegrazione nei posti di lavoro, pagamento degli stipendi arretrati degli interessi legali e della rivalutazione monetaria».
Claudio Ernè