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Il Messaggero Veneto 21-01-2002

I giuristi regionali valuteranno se è possibile fare slittare al 2003 il voto di primavera

«Sì al rinvio delle comunali»

Il presidente della giunta ai 21 sindaci: la loro richiesta è politicamente legittima

UDINE - Lo slittamento di un anno del mandato dei sindaci eletti nel '98 e, quindi, in scadenza la prossima primavera, trova aperta la strada del dialogo con la Regione. Il presidente della giunta regionale, Renzo Tondo, al quale ventuno amministrazioni del Friuli-Venezia Giula hanno scritto per beneficiare di un ulteriore anno di mandato ritiene infatti «fondata, almeno dal punto di vista politico», la richiesta avanzata: «Quel che sostengono i Comuni che mi hanno scritto, ha un senso - ha detto Tondo -, quindi, valuterò la loro richiesta e verificherò se esistono spazi giuridici per accoglierla». Una richiesta che, «se da un punto di vista prettamente politico ha certamente un fondamento - ha proseguito il presidente della giunta regionale - forse può trovare qualche ostacolo sul piano giuridico, visto che gli amministratori in questione, al momento della loro elezione, si sono presentati ai cittadini con la richiesta di un mandato che avesse durata di quattro anni».

Circostanza che rende, a detta del presidente, la situazione delle ventuno amministrazioni diversa da quella di chi ha goduto della proroga prima di candidarsi. Comunque sia, la volontà della Regione pare quella di «verificare la percorribilità tecnica della richiesta dei comuni interessati». Comuni che sono, in provincia di Udine, quello di Arta, Buia, Cervignano, Lignano, Pocenia, Preone, Tarvisio e Varmo. Nel Goriziano, oltre al capoluogo, sono coinvolti Grado, Sagrado, Cormons e San Canzian d'Isonzo, mentre in provincia di Trieste, solo Bivio Aurisina. Nel pordenonese, l'eventuale proroga delle consultazioni al 2003, che la Regione esaminerà, coinvolgerebbe Azzano, Casarsa, Cimolais, Clauzetto, Maniaco, Prata e Vito D'Asio.

«È cosa e buona e giusta riportare all'election-day anche ai sindaci che, per un'intempestiva norma, sono rimasti ancorati alla scadenza del quadriennio - ha commentato il consigliere regionale forzista Adino Cisilino -. La Regione deve anche badare a non disperere le risorse chiamando i cittadini continuamente al voto». A rendersi interprete del comune sentire delle 21 amministrazioni locali era stato, ieri, il sindaco di Casarsa, Claudio Colussi, che aveva formalizzato la richiesta del rinvio in una lettera inviata al presidente Renzo Tondo, all'assessore alle Autonomie, Luca Ciriani, al presidente del consiglio regionale, Antonio Martini, e al responsabile della quinta commissione, Beppino Zoppolato. Se la proposta sarà accolta, dunque, anche questi amministratori, eletti nel '98, potranno usufruire dell'allungamento da quattro a cinque anni della durata della loro attività.

L'opinione di Colussi, che aveva preventivamente consultato molti suoi colleghi nella stessa situazione, dai sindaci di Gorizia e Cervignano, a quelli di Maniago e Azzano Decimo, è che le leggi regionali 13 e 9, rispettivamente del '99 e del 2001, attestando in cinque anni la durata del mandato, «applicata nei confronti di tutti gli organi elettivi», non hanno espressamente limitato l' efficacia delle norme stesse alle amministrazioni elette nel '98. «In passato - aveva sottolineato ieri Colussi, la cui professione è quella di segretario comunale ­ tutte le volte che il legislatore ha voluto circoscrivere l'efficacia di un provvedimento, lo ha fatto espressamente. Pertanto, non essendoci limitazioni di sorta, una interpretazione restrittiva presterebbe il fianco a probabili impugnative giurisdizionali con esito favorevole ai Comuni che la Regione intenderebbe rinnovare la prossima primavera».

Ma la battaglia dei comuni del Friuli-Venezia Giulia non si ferma a questa eccezione procedurale. Ieri il Coordinamento dei presidenti delle Anci regionali, che sostengono l'iniziativa dell'Associazioni nazionali dei comuni, verso il presidente della Repubblica, hanno nuovamente denunciato «la grave situazione in cui si trovano numerosi comuni, impossibilitati a chiudere i bilanci senza tagliare i servizi ai cittadini». Di qui il sollecito, urgente, al Governo perché emani «un decreto che, abrogando il "tetto alla possibilità di spesa riferito al 2000", (articolo 24)contenuto nella Finanziaria 2002, permetta alle Amministrazioni locali di mantenere gli impegni assunti con le proprie comunità».

Cosí ha chiesto anche Luciano Del Frè, presidente dell'Anci del Friuli-Venezia Giulia, partecipando a Roma alle due riunioni (Coordinamento dei presidenti e consiglio nazionale dell'Anci). In particolare - ha precisato Del Frè -, «il coordinamento dei presidenti si riserva di dare precise indicazioni ai comuni sulle modalità di costruzione dei bilanci in relazione alle risposte del Governo sul decreto abrogativo, o modifiche dell'articolo 24, ancora più necessarie in relazione all'aumento dell'inflazione registrata negli ultimi anni e al maggior onere del contratto di lavoro dei dipendenti che hanno già determinato nel 2001 un aumento in gran parte superiore al 6%.