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Il Messaggero Veneto 24-02-2002

Non preoccupa la prospettiva della grande agitazione perché l'articolo 18 dev'essere modificato

Gli industriali friulani: riforme

Per Fantoni, Benedetti, Snaidero e Calligaris è irrinunciabile l'adeguamento all'Europa

UDINE - La riforma dell'articolo 18 s'ha da fare. Parafrasando versi di manzoniana memoria, alcuni tra i maggiori imprenditori del Friuli-Venezia Giulia ritengono che la normativa che regola il contratto dipendente debba essere adeguata alle nuove esigenze di mercato. Ma, s'intende, nel rispetto di tutte le parti. Sul versante scioperi in vista, invece, gli industriali locali non sembrano affatto preoccupati. «Condivido la necessità di modifica dell'articolo 18 - esordisce il cavalier Marco Fantoni - e ritengo utile la proposta della verifica di nuove regole per quattro anni, periodo nel quale si potrà capire se sarà più facile prevedere nuovi ingressi di lavoratori nelle aziende e se ci saranno benefici alle imprese. La posizione di Cofferati, invece, mi pare un'opposizione nata tanto per fare opposizione, che non dimostra alcuna volontà di sedersi attorno a un tavolo e discutere. Non sono in grado - conclude Fantoni - di prevedere se e quanti dipendenti della mia azienda aderiranno agli scioperi. Abbiamo un ottimo rapporto con i lavoratori e con i sindacati, e spesso siamo riusciti a mandare avanti gli impianti anche con poco personale. Ma in Italia, si sa, siamo facili agli scioperi».

Un atteggiamento di tutti più onesto e positivo è invece auspicato da Gianpietro Benedetti, amministratore delegato della Danieli di Buttrio. «Ritengo che lo sciopero debba essere l'estrema e ultima risorsa, utilizzabile solo dopo aver esaurito la via del dialogo responsabile. L'astensione dal lavoro è demodé, fuori corso, meglio invece farsi valere dimostrando la propria professionalità, soprattutto oggi, momento nel quale è molto più difficile trovare persone qualificate che licenziarne. Negli ultimi quattro anni Cofferati non ha fatto scioperi di questa portata, ma si vede che oggi è tornato di moda. E allora non si capisce dove comincia e finisce il diritto dei lavoratori. Un atteggiamento più equo e significativo sarebbe, dunque, quello dell'adozione di un confronto costruttivo che tenga conto delle esigenze di tutti, perché esistono tutele che devono valere per ogni parte in causa». Gli imprenditori locali, insomma, ritengono che la modifica dell'articolo 18 possa essere la chiave attraverso cui adeguare il mercato del lavoro del Belpaese al resto d'Europa.

«Ma si tratta anche di una proposta che sprona le aziende che non vogliono superare la soglia dei quindici dipendenti, a farlo senza paura, con più facilità», commenta Edi Snaidero, amministratore delegato della Snaidero di Maiano. «All'idea di dovermi aspettare uno sciopero generale - prosegue - mi sembra di essere tornato al medioevo. Ci confrontiamo positivamente con dipendenti e sindacati e quindi penso che da noi non ci saranno astensioni dal lavoro, ma non ne posso essere certo. E' sicuro, invece, che in Italia, così come accade in tutta Europa, ci dovremo adeguare al mercato che cambia, un'evoluzione da affrontare attraverso il dialogo, senza alzare barricate o trincerarsi dietro secchi no». Il turn-over che caratterizza la Calligaris di Manzano, invece, dovrebbe mettere l'azienda al riparo dagli scioperi.

«Le motivazioni che stanno alla base delle agitazioni mi appiano politiche - spiega Sandro Calligaris -. Da noi esiste una forte rotazione del personale e quindi non mi aspetto manifestazioni sindacali, a meno che non si decida di farle in segno di solidarietà. Penso, invece, che nel pubblico e nel privato esistano posizioni ormai storiche e acquisite che nessuno vuole scomodarsi a rivedere. Certo, il dipendente non può e non deve essere messo sulla strada con facilità, ma si deve sapere che un'impresa funziona in quanto sistema al quale partecipano tutti e quando qualcosa non gira bisogna avere la possibilità di intervenire».

Anna Buttazzoni