Il Messaggero Veneto 28-10-2001
Il summit a Udine con Marpillero sulle riforme
UDINE La riforma andava fatta. È partita e questo è un punto a favore. Su tutto il resto (elezione diretta dei vertici, ruolo degli organismo di controllo, peso degli eletti nei Consigli, poteri di Sindaci e Presidenti), il giudizio è sospeso e le perplessità crescenti. Non sono emerse certezze, né ipotesi sulla percorribilità di eventuali alternative, durante il convegno di studio organizzato, a Udine, da Isal (Istituto di Studi sull'Amministrazione Locale), Isgre (Istituto di Studi Giuridici Regionali) e Ugci (Unione Giuristi Cattolici Italiani) per fare il punto sulla forma di governo locale e sulla riforma della dirigenza amministratva, incontro che ha riunito a Palazzo Belgrado la "crema" dei giuristi italiani.
Sull'argomento, hanno discettato, infatti, Enzo Balboni dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Ludovico Mazzarolli docente all'Ateneo udinese e Leopoldo Poe, dell'Università di Ferrara, «scelti - ha fatto notare in apertura Franco Marpillero, presidente dell'Isgre e ispiratore della riforma elettorale attualmente in discussione in Regione - oltre che per la loro competenza in materia, anche in quanto rappresentanti di realtà, la Lombardia e l'Emilia Romagna, dove il principio dell'elezione diretta è stato già applicato». I lavori sono entrati nel vivo già con l'indirizzo di saluto del presidente della Provincia Marzio Strassoldo, che con un intervento breve, ma incisivo, ha messo subito sul piatto una delle questioni più scottanti: la responsabilità. «Se un rappresentante delle istituzioni promette un intervento in materia di opere pubbliche - ha esemplificato - e poi questo intervento non si realizza per l'inefficienza dell'apparato amministrativo, di chi è la responsabilità?».
E ancora: «Non c'è il rischio di una pericolosa sovrapposizione fra livello politico e livello gestionale?». Preoccupazioni condivise e rilanciate dal presidente dell'Ugci, Paolo Alberto Amodio, che si è posto il problema di come sia possibile intervenire, dal punto di vista normativo per evitare i problemi che stanno man mano emergendo. Risposte concrete, per ora, non ce ne sono state;, certo è che tutti i numerosi partecipanti all'incontro si sono trovati d'accordo su un fatto: la riforma, allo stato attuale, ha delegittimato gli organi amministrativi, svuoltandoli di contenuti, ha sminuito il ruolo dei partiti e addirittura ha messo in dubbio anche ciò che, a livello di norme costituzionali era ineccepibile.
Sulla questione dell'elezione diretta poi, le perplessità si sono sprecate: «Troppo potere a sindaci e presidenti», è stato detto. «Il presidenzialismo non è la panacea di tutti i mali»; «molte regioni vorrebbero tornare indietro, ma non si sa quali correttivi adottare». Il rischio, infatti, è quello di ingarbugliare ancor di più la matassa. «Siamo passati dal proporzionalismo al maggioritario e ora diciamo è un maggioritario troppo secco, arrivando alla proposta paradossale di dare lo stesso numero di consiglieri alla maggioranza e all'oppozione all'interno delle Commissioni di Controllo, con l'intento di riequilibrare le cose».
E proprio sulla base di queste considerazioni, il consigliere regionale Giovanni Vio, è intervenuto difendendo a spada tratta la posizione della maggioranza che è a favore dell'indicazione del presidente e non della sua elezione diretta.
Raffaella Mestroni