Il Messaggero Veneto 29-03-2002
Fissato dopo Pasqua il primo incontro operativo della Cdl per decidere le strategie comuni in vista del referendum
Il coordinatore regionale di Forza Italia attacca l'ex sindaco di Trieste e annuncia una campagna per illustrare la legge elettorale
di TOMMASO CERNO
UDINE - «Quello che vuole indire il centro-sinistra non è un referendum, ma solo un capriccio di Riccardo Illy che intende scriversi una legge elettorale su misura». Stigmatizza così, il coordinatore regionale di Forza Italia Ettore Romoli, la nascita ufficiale del comitato per il no alla legge elettorale che, ieri mattina, ha presentato la richiesta di consultazione popolare sulla riforma alla presidenza del consiglio regionale. Avviando così la raccolta delle 36 mila 405 firme necessarie per chiamare il Friuli-Venezia Giulia alle urne.
E Forza Italia non rimane a guardare: «Quelli di Illy sono capricci - rincara Romoli - non di chi vuole scegliere direttamente il presidente della regione, perché anche la nostra legge permette ai cittadini del Friuli-Venezia Giulia di esprimersi sulla guida dell'esecutivo, ma di chi ha intenzione di mutuare anche qui da noi una legge come il tatarellum che è piena di difetti e copiata dalle regioni a statuto ordinario».
L'attacco di Romoli annuncia anche la battaglia dei comitati per il si, promossi dalla Casa delle libertà, che in questi mesi si sta già organizzando: «Noi difenderemo con forza la nostra riforma elettorale - spiega il parlamentare azzurro - una norma presidenzialista, con uno sbarramento alto, con un premio di maggioranza che garantisce la governabilità». Una legge, secondo il coordinatore, capace anche di migliorare le storture del tatarellum, il sistema di voto delle altre regioni, che consegna tutto il potere al governatore. La prima riunione operativa a centro-destra è fissata subito dopo la Pasqua: «Decideremo insieme - prosegue Romoli - la strategia e quali dovranno essere le migliori azioni per condurre a buon fine questa battaglia referendaria».
E, per farlo, il partito di Silvio Berlusconi si affiderà «all'informazione - precisa Romoli - spiegando punto per punto le nostre ragioni, il senso e la modernità della legge che abbiamo votato ad ampia maggioranza in consiglio regionale e il motivo per cui chiediamo ai cittadini di confermarla». Tre mesi, dunque, di campagna a tutto campo, piazza per piazza e paese per paese, come si trattasse delle prove generali per il voto del 2003. Con la certezza che quella che sta per cominciare sarà una campagna all'insegna dell'unità: «Credo proprio che anche Alleanza nazionale - aggiunge Romoli - si schiererà con noi. Le prese di posizione dei giorni scorsi riguardavano infatti la volontà presidenzialista dei nostri alleati. Si tratta di una battaglia sottoscrivibile, e quel che è certo è che siamo tutti chiamati a difendere una legge di stampo presidenzialista».
Forza Italia non aspetterà, dunque, la raccolta delle firme da parte del comitato fondato ieri dai ventidue firmatari della richiesta. Per poi scendere in campo e ottenere la conferma della riforma appena varata. Con il presidente della commissione che ha steso la norma, Roberto Asquini, che rivendica l'autonomia del Friuli-Venezia Giulia, «minata - dice - dal centro-sinistra che vuole portarci a votare come tutte le regioni, con una legge vecchia, inadeguata e non rispondente alle esigenze del nostro territorio». I comitati del si, comunque, saranno fondati al più presto, con un calendario di iniziative che occuperà tutto il periodo della raccolta di firme. «Inizieremo subito a spiegare il nostro provvedimento - prosegue Asquini - non aspetteremo certo l'ultimo giorno, proprio perché questo rientra nel nostro modo di fare informazione politica».
Il Polo si prepara dunque a battersi per la conferma della legge, forte anche del sondaggio affidato al Cirm, su cui gli azzurri stanno costruendo la loro campagna. In difesa di una norma «di stampo presidenzialista - aggiunge Asquini - che rispecchia al meglio l'equilibrio territoriale della nostra regione, oltre che dare dignità al consiglio regionale senza togliere, anzi aumentando, i poteri della giunta».