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Il Piccolo 30-06-2002

Posizioni diverse di Federazione e Alleanza

Il mondo degli esuli si divide su indennizzo e restituzione dei beni

Sulla questione dei beni degli esuli, si stanno delineando due posizioni nel mondo della diaspora giuliano-dalmata. Da una parte la Federazione delle associazioni dei profughi che persegue una linea più «morbida», dall'altra l'Alleanza Istria Fiume Dalmazia che ha una posizione più «dura». «Siamo diversi nei modi e negli obiettivi» spiega l'avvocato Giovanni De Pierro, presidente di Alleanza, che contesta le posizioni recentemente espresse da Guido Brazzoduro, presidente della Federazione, e anche quelle del ministro per i rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi.

Il dissenso riguarda due aspetti della questione: l'indennizzo e la restituzione nei casi «non previsti dai trattati internazionali». Per quanto riguarda il primo aspetto, secondo De Pierro, gli indennizzi «così come sono proposti rendono gli esuli tali per sempre e dei mendicanti». Per questo motivo anche la protesta della Federazione per la lentezza nello svolgimento delle pratiche per l'adeguamento degli indennizzi (di cui abbiamo dato notizia nell'edizione di venerdì scorso del nostro giornale) «pur essendo comprensibile è sbagliata» secondo De Pierro. «Soltanto la restituzione significa giustizia» sottolinea l'avvocato italo-americano che ha costituito l'Alleanza, come organismo di lobby che rappresenta le associazioni dei profughi delle due Americhe e d'Australia, ma che recentemente ha cominciato a rastrellare aderenti anche in Italia.

In merito al secondo aspetto De Pierro rileva che i trattati stipulati da Italia e Jugoslavia dopo il trattato di pace del '47, sono illegittimi e quindi vanno rigettati. Ecco perchè non ci si può limitare a valutare i casi che non rientrano in tali documenti. «Si tratta - ribadisce De Pierro - di violazioni dei diritti umani, tra cui rientra a pieno titolo quello di proprietà». Inoltre de Pierro contesta anche il concetto di «giustizia simbolica» espresso dal deputato italiano al Sabor croato, Furio Radin. «La giustizia dev'essere reale - ribadisce - è ci sarà soltanto con la restituzione». Ergo anche la legge sulla denazionalizzazione, che, secondo indiscrezioni provenienti da Zagabria di cui abbiamo dato conto nell'edizione di ieri, dovrebbe essere discussa dal Parlamento croato nei prossimi giorni, dovrà prevedere il principio della non discriminazione e quindi ricomprendere gli esuli italiani per non essere «illegittima», sempre stando ai ragionamenti di De Pierro, il quale rileva che se la Croazia vuole entrare nella Comunità europea deve rispettare i principi europei.

Ma soprattutto deve rispettarli la Slovenia, che un piede in Europa ce l'ha già. «Se non lo fa - spiega sempre l'avvocato - l'Italia dovrà usare il suo diritto di veto sia all'ingresso in Europa sia a quello nella Nato, perchè se si lascia passare la Slovenia, la battaglia è perduta». E il battagliero avvocato promette per l'autunno un'offensiva «transoceanica» sia in America sia in Europa, in particolare in Italia, con una serie di manifestazioni, ovviamente pacifiche, a sostegno delle rivendicazioni degli esuli.

Pierluigi Sabatti