Il Messaggero Veneto 15-06-2002
Renzulli a Saro: scelgo l'autonomia e il riformismo. Una convention per il programma
UDINE - Tra autonomia e liberalismo d'impronta socialista, il terzo polo si fa avanti, nel panorama politico regionale. E preoccupa non poco Ferruccio Saro, che ben conosce il leader della nuova forza, quell'Aldo Gabriele Renzulli suo collega e mentore nel Psi, e poi brevemente compagno d'avventura in Forza Italia. Occorre rappattumare, dice il coordinatore azzurro udinese, e non all'insegna del "torna, tutto è perdonato", ma ammettendo errori e formulando scuse. L'interessato, però, ringrazia, ma declina l'offerta. Anche perché la sua strada è un'altra, dice, e Forza Italia ha disatteso l'impegno assunto con quanti credevano in un vero cambiamento.
Renzulli, ha visto che Saro vuole "recuperare i rapporti" e farla tornare in Forza Italia?
Apprezzo la gentilezza, credo legato alla frequentazione e alla conoscenza di molti anni. Però, non per fare il discorso di Maometto e della montagna, perché non è lui a tornare a ragionare con me su quelle idee che anni addietro ci entusiasmarono entrambi e ci fecero sognare un mondo diverso? Si tratterebbe di ragionare sul socialismo moderno. Non gli chiederei neppure di dimettersi da parlamentare. Così Blair avrebbe il suo primo deputato in Italia....
Forse perché per cambiare è meglio essere al potere?
Ricordo quando tutti dicevano così e finivano per fare i democristiani. Ironizza perché l'amico Ferruccio pensa a lei quando è in difficoltà? Se questa offerta nascesse da esigenze strategiche, avrebbe una sua nobiltà. Ma, ahimè, ho il timore che si tratti di una cosa esclusivamente tattica, dettata dalla situazione interna di disagio che pare esistere in Forza Italia. E anche dall'esigenza di ostacolare in qualche modo il ritorno a casa dei socialisti delusi.
Come lei...
Già. Io ho una storia personale nel solco del socialismo, ho poi fatto una breve esperienza in Forza Italia, che considero definitivamente conclusa.
Perché?
Allo stato attuale delle cose, la presenza dei socialisti sotto le bandiere di Berlusconi è un equivoco, una contraddizione in termini, in riferimento alle prospettive che si aprono. Perché molti socialisti si sono lasciati affascinare da Forza Italia? Perché, al di là della cruenta vicenda di Tangentopoli, suggestionava positivamente la promessa di una rivoluzione liberale. Una cosa di cui il Paese aveva profondo bisogno e che stava alla base della mission azzurra.
Una rivoluzione liberale?
Sì. A rileggere i giornali socialisti di cent'anni fa si trovano interessanti punti di contatto con l'ideologia liberale. E a sovrintendere questa connessione è sempre la laicità del pensiero. Il fenomeno Blair, del resto, non nasce mica per caso. Insomma, dice che Forza Italia ha tradito le aspettative. Lo dico. E noi che ci consideriamo socialisti abbiamo ora di fronte una necessità di carattere generale, persino internazionale, che è quella di costruire una sinistra diversa e moderna, cosa su cui argomentano proprio in questi giorni Clinton, Blair, Amato e Rutelli. E, più modestamente ma concretamente, anche all'impegno di far nascere dal basso questo pensiero, commisurandolo alla nostra realtà.
In Friuli-Venezia Giulia, la strada qual è?
L'elemento che in qualche modo ha segnato la storia recente dei friulani e dei giuliani è la ricerca dell'autonomia e dell'autogoverno. Il pensiero attorno al quale stiamo lavorando è quello del riformismo autonomista. A questo porto attraccano navi battenti bandiere anche storiche e gloriose, come quella del Movimento Friuli. Navi provenienti da terre diverse, che possono coesistere sulla base di un programma preciso, rigoroso e razionale e sulla base di una rinnovata passione civile e politica.
A che punto siete?
Stiamo definendo un programma in quattro parti. La prima parte sancisca i principi di autonomia della nostra regione. Poi altri tre statuti, uno di democrazia, uno di economia e uno sociale. Pensiamo di averlo pronto a breve, per poter convocare una convention prima del sciogliete le righe estivo.
Nel giorno in cui il terzo polo aderisce al referendum sulla legge elettorale, Saro dice che bisogna evitarlo, magari rimettendo mano al testo. Che ne pensa?
Al di là degli aspetti tecnici per cui la proposta è tardiva e impercorribile, mi pare che una cosa del genere rappresenterebbe il pubblico karakiri di Forza Italia e di quanti definivano il provvedimento una legge perfetta, tale da servire da modello all'intera Italia. No, non ci credo.