WALTER MENDIZZA - Bozza di programma per le regionali 2008 (1) - Il telelavoro

   

Definizione

Il Telelavoro è una modalità di lavoro che impiega infrastrutture telematiche ed informatiche con le quali è possibile superare i tradizionali confini fisici e logistici dell'ufficio, vale a dire che l'attività del lavoratore può essere svolta in un luogo diverso dai locali aziendali e prevalentemente a casa. Il principio fondamentale sul quale si basa la disciplina del telelavoro è quello della volontarietà: il telelavoro è modalità di svolgimento della prestazione lavorativa che può essere adottata solo previo accordo, individuale o collettivo, tra le parti. L'accordo quadro pone a carico del datore di lavoro i costi di fornitura, installazione, manutenzione e riparazione degli strumenti informatici, nonché quelli necessari per fornire i supporti tecnici necessari allo svolgimento del lavoro. Il datore di lavoro deve adottare misure per prevenire l'isolamento del lavoratore e deve tutelarne la salute e la riservatezza. Il lavoratore deve aver cura degli strumenti di lavoro e deve informare per tempo l'azienda in caso di guasti o malfunzionamenti delle attrezzature. È inoltre previsto un espresso divieto di raccogliere o diffondere materiale illegale via internet. I telelavoratori (ai quali competono gli stessi diritti dei lavoratori tradizionali per l'attività sindacale o l'accesso alla formazione) sono liberi di gestire autonomamente il proprio tempo di lavoro. I carichi di lavoro assegnati devono essere equivalenti a quelli dei prestatori presenti nei locali dell'azienda. Il tele-lavoro rappresenta un'occasione importante soprattutto per le donne che, con una maternità, si trovano ad assentarsi dal proprio luogo di lavoro e potrebbero, in fondo senza grosse difficoltà, continuare a essere produttive lavorando da casa, con costi sociali meno gravosi a carico dello Stato.

Il telelavoro in Italia

La disciplina del telelavoro, per quanto riguarda il settore privato, è dettata principalmente dall'accordo interconfederale del 16 luglio del 2002, con cui i rappresentanti dei datori di lavoro e i sindacati confederali hanno recepito in Italia l'accordo quadro europeo sul telelavoro che mira a fornire una disciplina generale dell'istituto, lasciando ai contratti collettivi di settore l'introduzione di norme più dettagliate. Nonostante il nostro Paese sia stato il quinto in ordine temporale ad aver recepito tale accordo, poco o nulla si è fatto per dare il necessario impulso a tale disciplina. Nella Pubblica Amministrazione il telelavoro è espressamente regolato dal D.P.R. 70/99 che, distingue tra lavoro a distanza e telelavoro (a seconda della prevalenza nell'utilizzo degli strumenti informatici) e nei successivi articoli detta la disciplina specifica della materia. Nel 1999, i lavoratori dipendenti che prestavano la loro attività con la modalità del telelavoro costituivano, in Italia, l'1,57% del totale della forza lavoro (contro una media europea del 1,96%). Tenendo conto anche i lavoratori autonomi e parasubordinati, nonché i telelavoratori "occasionali", la percentuale saliva al 2,92% (contro la media europea del 4,03%). Nel 2007, secondo l'Istat, il telelavoro è utilizzato in Italia dal 9,7 per cento delle imprese informatizzate con almeno 10 addetti. Mentre la maggior parte delle grandi imprese (250 addetti e oltre) impiega addetti che si connettono ai sistemi informatici dall'esterno (53,6 per cento), quelle con un numero di addetti da 10 a 49 utilizza tale tipologia di lavoro soltanto nel 7,4 per cento dei casi.

Vantaggi del telelavoro

 
  • Il telelavoro ha indubbi i vantaggi per i diretti interessati e produce effetti positivi per il datore di lavoro e per la società in generale;
  • Se la Pubblica Amministrazione e le aziende private incentivassero il telelavoro, si potrebbe ottenere un notevole abbattimento delle spese sociali dovute al minor numero di incidenti stradali e di infortuni "in itinere" (incidenti avvenuti sulla strada casa-lavoro). Gli infortuni in itinere incidono sulla totalità degli incidenti stradali INAIL per il 68,66% sul territorio nazionale; percentuale che in regione sale al 71,82%.
  • La seconda considerazione in merito ai vantaggi che il telelavoro offre all'intera società è il risparmio di denaro pubblico. Ad esempio, nei Paesi scandinavi, le madri ricevono delle consistenti sovvenzioni fino al terzo anno di vita del bambino. Questo perché allo Stato conviene sborsare del denaro direttamente in favore delle neo-mamme, piuttosto che mettere in moto la macchina (molto dispendiosa) degli asili nido.
  • La terza considerazione riguardante i vantaggi del telelavoro concerne il risparmio individuale in termini di vestiti e abbigliamento in generale nonché in termini di salute in quanto si è meno esposti a raffreddori e influenze dei colleghi. Ad esempio, d'estate, in tutti gli uffici c'è il solito problema di chi vuole l'aria condizionata e chi la detesta creando non pochi inconvenienti relazionali.
  • In Italia procediamo con ritardo su questo fronte: quando negli anni '60 negli altri paesi si investiva negli asili nido, noi puntavamo sui nonni. Adesso che si investe sul telelavoro, noi puntiamo sugli asili nido...
  • Stiamo investendo ingenti somme di denaro per la realizzazione e la manutenzione di asili nido, nonché per l'assunzione e la formazione degli educatori che, per quanto "educhino", non riusciranno mai ad offrire ai bimbi lo stesso affetto dei genitori.
  • La nostra realtà triestina è piuttosto preoccupante, perché non è assolutamente facile entrare nella graduatoria utile all'accoglimento al nido. Anche se il Comune tenta di porre riparo alla carenza di posti nei nidi con un investimento di alcuni milioni di euro ed un piano a medio termine (tre o quattro anni) per la realizzazione di tre nuove strutture, i circa 150 nuovi posti che verrebbero così a crearsi sono ancora del tutto insufficienti a coprire l'esorbitante richiesta cittadina.
  • Sarebbe meglio per tutti - famiglie, Comuni e cittadini - risparmiare quei soldi che vengono investiti nei nidi, per dirottarli verso il telelavoro, dando la possibilità alle mamme di essere impiegate e di potersi dedicare ai figli come si deve.
  • Lavorare in un ambiente silenzioso e comodo (come la propria casa) contribuisce a far svolgere il lavoro con la massima cura e diligenza;
  • La flessibilità d'orario permette di garantire uno standard di prestazioni elevato avendo la possibilità di usufruire dei tempi di lavoro più congeniali alle proprie esigenze: primissima mattina o alla sera tardi, o quando il figlio dorme, quindi in orari che in ufficio sarebbero palesemente impossibili.


  • Trieste 30 novembre 2007