Il Messaggero Veneto 21-06-2002
Il portavoce del no: il mio impegno contro le intese trasversali e la vecchia politica
di FEDERICA BARELLA
UDINE - Una bocciatura senza appello del governo regionale del centro-destra. Una promessa di impegno, in prima persona, per il rinnovo della politica del Friuli-Venezia Giulia, anche dopo il referendum sul voto. Infine un'assicurazione: nessuna manovra partitica riuscirà a scippare i cittadini del loro diritto a esprimersi sulla nuova legge elettorale, attraverso l'appuntamento referendario. L'avvocato pordenonese Bruno Malattia, portavoce del comitato del no contro la legge elettorale votata a marzo dalla Cdl, gli autonomisti e Rifondazione comunista, a pochi giorni dall'annunciato deposito delle oltre 40 mila firme raccolte, sgombra il campo da possibili manovre sotterranee per evitare il referendum e spiega quali saranno anche i suoi impegni futuri.
Da ambienti politici vicini alla Margherita, quelli stessi riluttanti a partecipare alla raccolta di firme, qualcuno ha lasciato intendere che con un adeguato accordo le 40 mila sottoscrizioni potrebbero essere ritirate...
«Credo si tratti di una posizione strumentale, priva di qualsiasi fondamento. L'ho detto e lo ripeto. Le firme saranno depositate. Il referendum si farà. E i no vinceranno».
A quel punto voi sosterrete l'approvazione di una nuova legge?
«Decisamente no. Credo che si debba andare a votare con il Tatarellum. E non soltanto per una questione di tempi, ma anche perché l'attuale maggioranza in consiglio regionale si è rivelata totalmente incapace di elaborare una legge giusta. Meglio dunque che della nuova riforma elettorale se ne occupi il prossimo consiglio regionale».
Anche lei aspira a far parte del prossimo consiglio regionale?
«Non ci tengo proprio. Anche se non nego che il mio impegno per il rinnovo della politica regionale continuerà anche dopo il referendum».
E se di fronte a una rinuncia di Illy, qualcuno le offrisse la candidatura alla presidenza?
«Sinceramente non ci ho mai pensato. In realtà, infatti, il mio impegno è di tipo "culturale", nasce da un'insofferenza profonda e ormai diffusa contro una classe politica regionale del tutto incapace a governare una regione moderna e dinamica come il Friuli-Venezia Giulia. Preferisco quindi lavorare per un ricambio generazionale dell'attuale mondo politico locale, piuttosto che per ottenere incarichi personali».
C'è un politico che rappresenta più di altri questa generazione da bocciare?
«Sicuramente Ferruccio Saro, ma non come persona. Piuttosto rispetto ai metodi che utilizza. Credo che sia arrivato il momento di dire di no a una politica legata sempre alle intese sotterranee, raggiunte incrociando interessi diversi».
Qualcuno da promuovere c'è?
«Nel centro-sinistra e in particolare nei Ds, il ricambio generazionale si è già verificato e con ottimi risultati. Se guardo al centro-destra, invece, come politico illuminato vedo emergere il sindaco di Udine Sergio Cecotti, che anche sulla legge elettorale ha detto cose perfettamente condivisibili».
Quali sono gli errori più evidenti dell'attuale maggioranza regionale di centro-destra?
«Essere innanzi tutto la negazione del liberismo. La Casa delle libertà, a dispetto del proprio nome, in Friuli-V.G. porta avanti una politica basata sul centralismo e sull'antiriformismo. I casi Autovie e Friulia ne sono la prova evidente. Per fortuna anche questa fibrillazione sulla legge elettorale dimostra che ormai il centro-destra regionale è alla fine, è come un cane che si sta mordendo la coda».
Il referendum dunque potrebbe essere l'atto finale di un processo ormai maturo, per rivoluzionare la politica del Friuli-V.G?
«A mio giudizio sì. Il referendum e l'elezione diretta del presidente non giovano soltanto a uno schieramento. Credo che anche Tondo, se sarà lui il candidato, sarebbe ben felice di affrancarsi da amici troppo ingombranti».
È questo quello che voleva dire quando ha affermato che lei, attraverso il comitato, non ha voluto lavorare per il centro-sinistra?
«Esattamente, volevo dire che l'elezione diretta gioverà a tutte le parti politiche. Ma va dato atto che gran parte della raccolta delle firme è da attribuirsi ai partiti locali del centro-sinistra, che hanno dimostrato come ho già sottolineato un'apprezzabile capacità di aprirsi alla società civile».