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Il Gazzettino - 08-05-2001

GLI SFIDANTI

Il radicale carnico e l'uomo della "Cicogna"

Campagna con pochi soldi e manifesti "fai-da-te". Il tema caldo per entrambi è quello di una sanità alternativa

Udine (a.p.)Uno è radicale e l'altro dipietrista, entrambi non rilasciano dichiarazioni sugli avversari: come se non esistessero. Ma hanno anche altro in comune. Ilfai-da-teelettorale, per esempio, pochi soldi ("300 mila lire" Venturini), manifesti attaccati di persona, giri in camper o in auto per i paesi a cercare la gente nelle piazze, colloqui telefonici tra una riunione e l'altra, rientri a notte inoltrata ("per la verità alle 4 del mattino" Barazzutti). E poi la grinta e la voglia di battersi per una sanità diversa.

Per Stefano Barazzutti, radicale, è dura presentarsi da laico. Dice: «Qui è comunque duro fare qualsiasi cosa. Questo non è un posto laico. Intendiamoci il mio riferimento non è negativo nei confronti del clero, sono cresciuto con loro e devo molto al clero, ma mi preme che l'individuo riesca a discernere senza che qualcuno lo faccia per lui. Comunque un gruppo radicale è nato e correremo anche per le provinciali». Ecco: la voglia di portare una ventata di "Bonino-pensiero" in Carnia. E dunque nella campagna largo spazio all'antiproibizionismo e cioè legalizzazione delle droghe leggere e depenalizzazione per le altre: «Le proibizioni peggiorano solo i problemi, basta vedere che cosa è successo con l'applicazione delle legge Merlin contro la prostituzione.

Poi l'oppressione delle forze dell'ordine in montagna è eccessiva, non vedo questo dilagare della droga». Insiste sull'altro grande tema radicale, cioè il diritto alla salute attraverso la massima libertà di ricerca per la scienza: «Soffro di diabete mellito, una malattia degenerativa -racconta- e mi fa male sapere che per problemi etici si possa costringere la gente a un'esistenza infelice, senza dignità. Con l'ingegneria genetica io potrei sperare di riavere la salute. Mi sento vicino a Luca Coscione, anche se al suo posto forse non saprei resistere. Da qui deriva l'altra grande battaglia radicale: quella per il diritto all'eutanasia».

Cosa pensa Luigino Venturini sulla sanità è facile saperlo: era in prima linea con il gruppo della Cicogna, che si è battuto prima per la difesa del reparto di Maternità a Gemona e poi per la difesa dell'ospedale stesso. «Un vero movimento popolare. Mi conoscono tutti - ride - il comprensorio è mio». Adesso ha scoperto che la politica gli piace e pensano di presentarlo anche alle provinciali: «Vorrei concretizzare un discorso di decentralizzazione sulla sanità. Non come una volta, certo, quando ogni paese gestiva il suo piccolo ospedale. Ma ogni comunità individuata geograficamente dovrebbe avere un centro di emergenza medica e chirurgica per salvare le vite umane. Che succede se uno è colpita da infarto a Forni?». Descrive il suo collegio: «Ho visto paesi abbandonati, da Moggio alla Val Canale è pieno di case e palazzine chiuse, tanti vecchi. E gli altri parlano, parlano, parlano e promettono. E poi non fanno niente. La Provincia dell'Alto Friuli? Ancora niente.

Ferrovia? Tolta. Progetti a Pramollo? In futuro». Potrebbe continuare elencando tutto quello che la montagna ha perso anno dopo anno o non ha avuto mai. Conclude: «Anche noi della lista Di Pietro abbiamo un progetto autonomista. Ma la Regione aveva la possibilità di fare qualcosa con la legge 2 e non ha fatto ancora niente o non vuole fare. A questo punto converrebbe bypassare Trieste e chiedere la Provincia dell'Alto Friuli direttamente a Roma, tecnicamente è possibile. Questo dovrebbe fare, un parlamentare a Roma».