Il Piccolo 13-03-2002
Ma Asquini (Forza Italia) difende l'articolato: «Chi lo vuole affondare ha spirito anti-friulano e mina la specialità»
Il Coordinamento dell'Ulivo: «Un testo inaccettabile, fatto per mantenere il potere e impedire le riforme»
GORIZIA - Nemmeno il tempo di attendere la pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione che è cominciata l'operazione referendum. Sulla neonata legge elettorale regionale il Centrosinistra ha già messo a punto la «macchina da guerra» per giungere, probabilmente già a ottobre, all' affondamento della legge. Il siluro sarà l'esito del referendum che sabato, alle 10, all'Hotel Franz a Gradisca d'Isonzo conoscerà il suo battesimo formale. Infatti, i consiglieri regionali Brussa (Margherita) e Gherghetta e Degrassi (Ds) costituiranno, con altre persone della società civile, il comitato pro-referendum. Il primo delle quattro province. Sarà presente anche l'onorevole Riccardo Illy, leader della Margherita e da tutti indicato quale candidato presidente alla Regione dal Centrosinistra.
La prima pietra del referendum è stata però posata ieri a Udine nella sede del Ppi dal Coordinamento regionale dell'Ulivo che ha definito «del tutto inaccettabile la legge elettorale, che intende mantenere il potere e impedire la riforma democratica e federalista della Regione». Dunque via libera al referendum che formalmente sarà di natura confermativa. Attenzione: i cittadini che vorranno abrogare la nuova legge elettorale dovranno votare «no». Si dovrebbe andare alle urne già ad ottobre sostengono i promotori del referendum, che contano di raccogliere le circa 36 mila firme necessarie in pochi giorni, anche se ne avranno a disposizione 91 dalla data di pubblicazione sul Bur: dopo quel termine infatti la legge elettorale diventerebbe operativa.
Se al referendum vincesse il «no» (risultato che il Centrosinistra dà per scontato) alle prossime elezioni amministrative regionali (giugno 2003) si voterebbe con la legge cosiddetta «Tatarellum», ovvero con sistema maggioritario come avviene in tutte le regioni italiane a statuto ordinario. Non ci sarebbero né il tempo nè le condizioni politiche per varare un'altra normativa. I difensori della nuova legge regionale (un proporzionale che prevede solo l 'indicazione non vincolante del presidente della Regione) parlano, come fa Roberto Asquini di Forza Italia, «di equilibrio complessivo della norma, di presidenzialismo intelligente» e per rispondere ai referendari sottolineano «che gli unici significati politici di una raccolta firme per abrogare questa legge sono lo spirito anti-friulano e la scelta di omologarsi a tutti i costi alla legge standard delle altre regioni, cercando di denigrare e svalutare le nostre specialità e capacità normativa».
Non che il «Tatarellum» sia visto come il sistema migliore neppure dal Centrosinistra, ma meglio comunque della legge passata in Consiglio regionale con i voti della Casa delle libertà, di alcuni «cani sciolti» e perfino di Rifondazione comunista. Spiega Brussa: «La legge approvata è contraddittoria in molte sue parti oltre che peggiorativa della Tatarellum: il presidente della Regione non avrà neppure il potere di determinare l'indirizzo politico-amministrativo e il premio di maggioranza è stato dilatato a tal punto che chi otterrà il 35 p.c. dei voti avrà 33 seggi, rispetto a chi ottenendo il restante 65 p.c. otterrà solo 27 seggi». Più netto Gherghetta che nell'invitare più gente possibile all'appuntamento di Gradisca ribadisce: «Con il referendum daremo ai cittadini un loro diritto: scegliersi il presidente».
Roberto Covaz