Il Piccolo 19-05-2002
Il deputato triestino al convegno dei federalisti friulani di sinistra. Candidatura in vista del voto del 2003? È prematuro
«Ci sono molti punti di contatto, ma prima va abrogata l'attuale legge elettorale»
«Ormai i campanilismi sono superati, resta un unico punto di frattura: la ripartizione delle risorse». Piccoli infortuni «linguistici» con la platea
UDINE - Non un'investitura plebiscitaria, anche perché il numero dei partecipanti non l'avrebbe permesso, ma di certo una prima prova tecnica di convergenza programmatica in vista dell'appuntamento elettorale del 2003. L'onorevole Riccardo Illy debutta a Udine con la sua «autonomia possibile», davanti a quella sinistra friulana - Ds, Pdci, Sdi - che ha trovato una linea comune in un progetto di riforma federalista, coniugando due sfide apparentemente contrapposte: globalizzazione e autonomia.
Dal podio dell'auditorium del «Tomadini», dove sono arrivate cento persone scarse tra cui alcuni autonomisti storici, Illy non si è addentrato nell'impegno elettorale, se non per dire, in chiusura di intervento, che il progetto federalista della sinistra («una proposta forte, innovativa, frutto di un lavoro difficile, di cui c'era forte bisogno a un anno dal rinnovo della Regione...»), potrà diventare realtà solo se ci sarà un «presidente garante dell'attuazione del programma», ossia se i cittadini «si esprimeranno con un no all'attuale legge elettorale».
L'esordio all'insegna dell'apprezzamento per il documento delle sinistre - che Illy sintetizza con un principio del marketing, «think global, act local» - è dunque un primo passo ufficiale verso un futuro lavoro comune. Ma l'elezione diretta del presidente della Regione resta il punto fermo dell'eventuale candidatura dell'ex primo cittadino di Trieste, che lo ha confermato ai giornalisti, prima dell'inizio dei lavori. «Se passa la legge presidenzialista è possibile che il mio progetto di autonomia diventi parte del programma elettorale del Centrosinistra. Uno degli aspetti positivi che ho riscontrato dopo l'approvazione della legge elettorale è la sintonia tra le proposte dei partiti dell'area dell'Ulivo, della lista civica che porta il mio nome e degli autonomisti. Questa riforma è attuabile, mentre non riesco a pensare a quattro, anzi forse cinque province autonome in regione. A Roma mi sembra utopistico immaginare un voto positivo in questo senso».
Davanti al microfono, Illy ricorda che, superati i campanilismi e le divisioni etniche, resta un unico elemento di frattura tra l'area friulana e quella giuliana, ovvero la ripartizione delle risorse. Uno scoglio che sarebbe superato consentendo agli enti locali di essere finanziariamente autonomi, con trasferimenti dalla Regione indirizzati solo a Comuni e Province e non agli enti funzionali (Fiere, Camere di commercio...) e basati su criteri oggettivi, dal gettito fiscale prodotto in loco all'estensione territoriale, dall'entità numerica della popolazione al suo invecchiamento. È questo uno dei cardini dell'autonomia possibile, che punta al trasferimento di tutti i poteri amministrativi e gestionali agli enti locali, lasciandoli liberi di decidere come ripartire le risorse: «Una riforma - insiste Illy - che la Regione può attuare subito, con i poteri di cui dispone, senza nemmeno bisogno di una legge ordinaria».
Prima dell'ex sindaco parlano il coordinatore della sinistra friulana Giovanni Polesello, quindi Franco Giunchi, Paolo Fontanelli, Pietro Del Frate, segretari di Sdi, Pdci e Ds: e con lui concordano sul «federalismo partecipato», sul «governo» del fenomeno della globalizzazione nel rispetto delle peculiarità del territorio, sulla necessità di combattere la sottoccupazione favorendo il lavoro femminile, quello transfrontaliero, i flussi migratori regolari. Le basi del dialogo sono gettate, ma la strada è appena cominciata. «Tutto va nella costruzione di uno schieramento largo», dice Carlo Pegorer, segretario dei Ds. Al Tomadini Illy ha iniziato con un «mandi», che più che un saluto è un commiato. E si è scordato che anche in Friuli c'è chi parla sloveno. Piccoli incidenti di percorso: da qui alla candidatura ci sarà tempo di imparare.
ar. bor.