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Il Gazzettino 04-03-2002

OSSERVATORIO NORDEST - Rilevazione dell'Istituto Poster in collaborazione con la Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo

Prudenti, diffidenti, cioè "interessati"

È in crescita in questi ultimi due anni il sentimento diffuso che «ciascuno badi al proprio tornaconto»

Nei rapporti con gli altri bisogna essere molto prudenti, perché ciascuno bada innanzitutto ai propri interessi. A pensarlo sono quasi sette persone su dieci nel Nordest. Negli ultimi anni, inoltre, si è assistito ad un incremento, seppur leggero, della diffidenza nelle relazioni interpersonali. Un sentimento che risulta diffuso, da un lato, nei settori marginali della società - come ad esempio gli anziani -, ma, dall'altro lato, trova spazio anche nelle categorie maggiormente esposte all'elevato tasso di competizione che caratterizza il mondo economico - come i lavoratori autonomi -. A svelarcelo è il settimanale sondaggio dell'osservatorio sul Nordest, realizzato dall'Istituto Poster su incarico della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, e diretto da Ilvo Diamanti.

Circa il 18\% della popolazione del Veneto e del Friuli Venezia Giulia si dice "moltissimo d'accordo" con l'affermazione proposta dal sondaggio: un altro 52\% - la maggioranza assoluta - "molto" d'accordo. Complessivamente, dunque, quasi il 70\% delle persone interpellate fa propria la frase letta dall'intervistatore: "Nei rapporti con gli altri bisogna essere molto prudenti, perché ciascuno bada innanzitutto ai propri interessi". Solo quattro anni fa, in una rilevazione svolta nel gennaio '98, e poi ripetuta nel dicembre dello stesso anno, questo valore si fermava cinque punti più in basso, attorno al 63-64\%. Ci troviamo di fronte, dunque, ad un sentimento diffuso, che negli ultimi anni ha fatto registrare un trend di crescita. Così come nel '98, inoltre, la scomposizione del dato su base territoriale vede il Veneto attestarsi su livelli leggermente più elevati rispetto al Friuli-Venezia Giulia. Ma lo scarto tra le due regioni, già piuttosto contenuto allora, sembra essersi ulteriormente ridotto nel corso degli ultimi anni.

Da dove nasce questo elevato grado di sfiducia nel prossimo? In un'area, peraltro, da sempre in prima linea nel campo della solidarietà sociale - si pensi ad esempio alle dimensioni del fenomeno del volontariato, più diffuso nel Nordest rispetto ad altre parti d'Italia. Possiamo avanzare, in questa sede, almeno due spiegazioni. Spiegazioni che emergono in modo abbastanza evidente mettendo in relazione il risultato del sondaggio con i caratteri sociali e demografici del rispondente. La prima di esse si lega alla condizione di marginalità dell'individuo all'interno della società. Come è possibile osservare nel caso di altri atteggiamenti, le posizioni di maggiore chiusura si osservano tra le persone dotate di un livello culturale più basso, nonché tra gli anziani.

L'incrocio con i dati anagrafici mette in risalto, innanzitutto, come ad aprirsi con maggiore fiducia ai rapporti interpersonali siano, non sorprendentemente, i giovanissimi. Meno della metà dei ragazzi tra i 15 e i 17 anni sottoscrive l'affermazione proposta dal sondaggio. Già nella classe d'età successiva, tuttavia, le cose cambiano in modo rilevante. L'indice considerato, infatti, sale subito al 71\% tra i 18 e i 29. Esso si mantiene su questi livelli - pur con una leggera flessione tra i 30 e i 44 anni - almeno fino ai 64 anni di età; per far poi registrare una ulteriore impennata tra i più anziani. Circa il 77\% di chi ha superato i 65 anni, infatti, si pone in modo prudente rispetto al prossimo. Va sottolineato, del resto, come questo tipo di relazione costituisca una novità rispetto alle precedenti rilevazioni. Un aspetto che segnala, probabilmente, come il recente incremento dei timori legati a specifiche questioni, alle quali peraltro le persone anziane risultano particolarmente attente - si pensi al tema della criminalità -, possano avere contribuito, in una certa misura, alla crescita registrata negli indici di diffidenza.

A considerazioni non dissimili si perviene anche prendendo in esame la relazione con il livello d'istruzione. Circa tre persone su quattro, tra chi dispone di un basso livello d'istruzione, si mostrano prudenti nei rapporti interpersonali. Un valore che declina rapidamente al cresce del livello d'istruzione, mettendo in chiara evidenza una associazione di tipo inverso. Esso si attesta appena sotto la media (69\%) tra le persone con un livello d'istruzione intermedio, per poi scendere al 62\% tra chi ha raggiunto il diploma di scuola superiore o la laurea.

La chiave di lettura fin qui utilizzata, ciò nondimeno, contribuisce solo in parte a spiegare il risultato del sondaggio. Lo si può vedere in modo chiaro andando ad incrociare gli atteggiamenti verso il prossimo e la posizione socio-professionale del rispondente. In cima alla lista delle categorie sociali più diffidenti troviamo, infatti, le persone che lavorano "in proprio": commercianti, artigiani, piccoli e grandi imprenditori. Questo tipo di relazione, consistente, peraltro rispetto alle precedenti rilevazioni, mostra l'effetto dell'elevata esposizione alle "regole" del mercato, che prevedono un forte grado di competizione tra i soggetti coinvolti. Possiamo supporre, inoltre, che questo tipo di effetto risulti più influente in una realtà come il Nordest, dove una porzione rilevante della popolazione è coinvolta in professioni di tipo autonomo - anche se conclusioni di questo tipo andrebbero supportate da indagini svolte su altre realtà -. A conferma di quanto detto in precedenza, nelle successive posizioni della graduatoria troviamo poi, quasi appaiati attorno al 75\%, i pensionati e le casalinghe.

Fabio Bordignon