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Il Messaggero Veneto 15-05-2002

Saro: c'è un patto Ds-Rc per il proporzionale

I forzisti: trattative anche contro il presidenzialismo. Illy: polemiche di partito, a noi interessano i cittadini

TRIESTE - «Novità? Certo che ci sono novità, in giro. Il referendum va male, per i promotori, perché a Roma ci sono accordi politici in corso tra Ulivo e Rifondazione, e quest'ultima chiede che si faccia marcia indietro in Friuli-Venezia Giulia. Lo ha detto Ferruccio Saro». Pur provenendo da Gualtiero Stefanoni, fedelissimo del coordinatore forzista udinese, la notizia è di quelle che richiedono un approfondimento. Ma, contrariamento al suo costume, Ferruccio Saro si chiude a riccio: «Non faccio dichiarazioni sulla legge elettorale. Non dico nulla, perché abbiamo deciso così». Poi sollecitato su quanto attribuitogli, precisa di aver riferito quanto letto sui giornali. «C'era un pezzo di Pionati, su Panorama, in cui riferiva il fatto delle trattative e la posizione decisa di Rifondazione contro il sistema maggioritario e contro il presidenzialismo. L'ho riferito perché l'ho letto».

Insomma quello del prudentissimo "dottor sottile" sarebbe poco più che un wishful thinking. E anche Roberto Antonaz, capogruppo Rc in consiglio regionale, dice di non saperne nulla. «La cosa non mi risulta, certo se così fosse mi farebbe piacere. Da sempre consideriamo la scelta dell'Ulivo un grave errore. Tra l'altro a Roma esiste una proposta di legge per un proporzionale alla tedesca firmato da Mancino e Salvi, che non sono di Rifondazione. E quella la sosterremo certamente». L'impressione (come sottolineano nella loro conferenza stampa i promotori del referendum) è che il centrodestra si disinteressi alla campagna di raccolta firme. Ma le grandi cautele lascerebbero pensare che non si senta affatto sicuro dell'esito del pronunciamento popolare, anche perché l'elettorato potrebbe non avere la compattezza dell'aula.

«Io quella legge l'ho votata turandomi il naso, lo sanno tutti», osserva l'assessore Paolo Ciani. «Adesso dico che dobbiamo andare avanti. Però aggiungo anche che nel probabile caso di un referendum, An non potrà rimanere zitta. Dovrà dire qualcosa, e con coerenza storica». Nel centrosinistra non si dà peso all'ipotesi: «E' una pura e semplice leggenda metropolitana», la liquida il capogruppo dei Ds Alessandro Tesini. Mentre dal versante della Margherita Gianfranco Moretton ironizza: «Noto con piacere come la Casa delle libertà, con tutti i suoi quaranta voti, si sia ridotta a sperare che in un'intromissione romana di Rifondazione capace di fermare il referendum. Non male, per chi si dice convinto di aver fatto la legge voluta dai cittadini».

Da Roma, Riccardo Illy preferisce non commentare: «E' una cosa dei partiti, lascio a loro parlare. Però un paio di considerazioni le farei. Nell'atteggiamento della Cdl mi pare manchi assolutamente qualunque considerazione per l'interesse o la volontà degli elettori. Noi chiediamo solo di conoscere l'opinione in merito dei cittadini: se questi ci diranno che vogliono l'elezione indiretta del presidente, ne prenderemo atto e saremo i primi a dire che è giusto votare così». «Poi, in merito alle contraddizioni, ritengo che ciascuno debba guardare in casa sua, però, visto quando detto dal centrodestra, suggerirei loro di leggersi Il Foglio, con il pezzo di Calderisi e Taradash sulla controriforma friulana», conclude Illy. «Mi pare testimoniare che le divisioni interne sono molti più forti dalla loro parte».

Luciano Santin