| Home | Documenti | Foto | Risultati elettorali | Forum FVG | Posta | Link |



Il Messaggero Veneto 31-01-2002

SCELTE DA FARE PER LA REGIONE

di BRUNO TELLIA

Dopo essere stato per lungo tempo sullo sfondo del dibattito politico, il problema su quale sistema elettorale adottare per la nostra regione sarà presto risolto (o almeno così sembra). La discussione, molto vivace, verte essenzialmente attorno alla elezione del presidente della giunta, si discute cioè se gli elettori debbano eleggerlo direttamente o se invece debbano limitarsi a fornire una "indicazione", lasciando poi al consiglio regionale il compito di votarlo. Il tipo di elezione del presidente porta con sé anche il sistema elettorale da adottare per la scelta dei consiglieri, se proporzionale o maggioritario. Lo scontro in atto fra maggioranza e opposizione e all'interno dei partiti che le compongono è ampiamente giustificato, perché la decisione che deve essere presa non è né semplice né facile.

I sistemi elettorali, infatti, non sono neutri né solo un problema tecnico, ma coinvolgono principi generali, mettono in gioco interessi particolari ed esprimono progetti e programmi politici. I principi politici generali che sottostanno alla scelta di un sistema maggioritario o di un sistema proporzionale sono essenzialmente due: favorire la stabilità di governo oppure garantire la rappresentanza di tutte le formazioni e gli orientamenti politici presenti nella società. Questi due principi possono dare luogo a due sistemi elettorali radicali, il maggioritario secco e il proporzionale puro, oppure ad una quasi infinita varietà di sistemi elettorali che sono una combinazione dei due principi. Se un volume potesse raccogliere tutti i diversi sistemi elettorali utilizzati nel mondo avrebbe un numero impensabile di pagine.

La scelta del sistema elettorale, inoltre, scatena i legittimi interessi dei partiti, ciascuno dei quali inevitabilmente, ma anche legittimamente, si pone il problema fondamentale di quanto convenga un dato sistema. E la convenienza è facilmente quantificabile in termini di seggi che ci si può aggiudicare con l'uno o l'altro sistema, dato un presunto numero di voti ottenuti. La preferenza per un sistema elettorale, infine, scaturisce anche dal programma che un partito intende realizzare per rispondere ai bisogni che la società manifesta nel momento delle elezioni e, prevedibilmente, nell 'arco di tempo che separa dal successivo appuntamento elettorale. La situazione economica, sociale e ambientale, gli scenari prevedibili in una dimensione temporale medio-breve, l'evolversi del contesto nazionale o internazionale, sono tutti fattori che possono richiedere azioni di governo tali da non essere irrilevanti per la scelta di chi ci dovrà governare e delle modalità con cui governerà.

Per il numero e il tipo di problemi che entrano in gioco sono scontate le difficoltà quasi insormontabili al formarsi di un orientamento ampiamente condiviso fra le varie forze politiche. Gli stessi ripensamenti che investono periodicamente tutti i paesi circa la bontà del sistema elettorale vigente (chi ha il maggioritario pensa a correttivi proporzionali, chi ha il proporzionale pensa a correttivi in senso maggioritario) conferma quanto sia difficile trovare un sistema perfetto o anche solo criteri oggettivi per poter scegliere razionalmente.

Premesso quindi che non esiste un sistema elettorale che sia in assoluto il migliore e che i criteri di scelta non sono universali, ma rispondono in larga parte a condizioni e valutazioni del momento, come considerare le proposte e le polemiche di questi giorni, polemiche destinate ad aumentare con l'avvicinarsi dei giorni in cui si dovrà decidere? È scontato che ciascun partito cerca di ottenere il massimo vantaggio dal sistema elettorale, anche se può commettere gravi errori di valutazione, ritenendo di avere dalle urne un risultato che potrebbe non esserci. Quindi i calcoli di convenienza non debbono scandalizzare. Il quesito se garantire la rappresentanza di tutti gli orientamenti politici o piuttosto favorire la stabilità di governo coinvolge prevalentemente scelte di valore, e quindi la discussione è interminabile. Resta il terzo aspetto, quello della proposta politica che motiva la preferenza per un dato sistema elettorale. Qui, purtroppo, il vuoto è enorme, nel senso che lo scontro fra le diverse posizioni non coinvolge visioni su quello che dovrà essere questa regione e programmi che si dovranno realizzare.

Un rapido elenco di problemi che potrebbero essere portati in campo comprende: le fratture e le contrapposizioni territoriali che esistono all'interno del Friuli-Venezia Giulia; i rapporti di questa regione con il Veneto e con le aree che, proprio nel corso della prossima legislatura, entreranno a far parte dell' Unione europea; la presenza di realtà culturali differenziate; il funzionamento dell'apparato regionale; i rapporti fra regione ed enti locali; la partecipazione dei cittadini al processo decisionale anche dopo il giorno del voto; le relazioni fra istituzioni e mondo sociale con le sue articolazioni. Se si pensasse a come risolvere questi problemi probabilmente verrebbero spunti utili per il dibattito sul sistema di elezione del presidente della regione e dei consiglieri regionali.

Bruno Tellia