Il Piccolo 23-01-2002
Previsto il premio di maggioranza, con il capo dell'esecutivo solo indicato e una serie di misure «antiribaltone»
TRIESTE - La riforma elettorale varata infine in Commissione consiliare coi voti della maggioranza e la contrarietà di tutti i gruppi d'opposizione consiste in un sistema proporzionale corretto da una soglia del 5 per cento e da un premio di maggioranza che scatta qualora la coalizione vincente totalizzi almeno il 40 per cento dei voti: in tal caso le viene attribuito il 60 per cento dei seggi, di cui i primi tre sono riservati agli altrettanti candidati di cui al «listino» regionale capeggiato dal presidente «indicato» (e così la coalizione seconda classificata, e solo questa, elegga a sua volta il proprio capolista).
Il presidente non viene eletto direttamente dai cittadini, come nelle altre regioni, ma è il neoeletto Consiglio regionale a nominarlo insieme con gli assessori da lui designati e il programma della sua giunta, tutti sottoposti - dunque - a un unico voto d'aula. Netta separazione, poi, fra presidente e Consiglio, nel senso che la durata del primo non coincide necessariamente con quella del secondo: se il presidente si dimette, infatti, il Consiglio non si scioglie automaticamente.
Quanto alla «sfiducia costruttiva», la relativa mozione dev 'essere sottoscritta da almeno un terzo dei consiglieri; però - a ostacolare eventuali «ribaltoni» - qualora ci sia stato un premio di maggioranza gli «sfiducianti» devono comprendere almeno la metà della maggioranza che si vorrebbe rovesciare. Così il Centrodestra ritiene di aver rafforzato i compiti del presidente, anche se limitatamente «indicato», e di aver controbilanciato i poteri del Consiglio. E ha rinviato all'aula ulteriori norme, come quelle per la rappresentanza slovena e per una maggiore partecipazione femminile.
g. p.