Il Piccolo 11-04-2002
Prevale la prudenza sull'ipotizzato aumento di capitale che dovrebbe far scendere le quote della concessionaria in mano alla Regione dall'attuale 86 al 51%
Arduini: «Non esistono scadenze». Seganti: «Tutto da decidere». E se lo Stato pagherà per la terza corsia non se ne farà nulla
TRIESTE - Autovie Venete: privatizzazione in frenata. In linea di principio, nelle dichiarazioni di massima, la strada tracciata dalla Regione Friuli Venezia Giulia, che attualmente della spa detiene l'86 per cento del capitale, è quella dell'apertura ai privati. Ma... Ma ci sono delle obiezioni, prima fra tutte quella dell'assessore alla Viabilità e trasporti, Franco Franzutti, che invita alla prudenza, a riconsiderare quel piano finanziario presentato da Autovie, che pecca di pessimismo, che non tiene conto della contrattazione con lo Stato e che quindi non considera una possibile, e sempre più probabile, contribuzione statale alla realizzazione di opere definite cruciali per l'intero sistema Paese come passante, tunnel, terza corsia.
Dalla parte di chi non sembra opporsi alla progressiva (ma pur sempre parziale) privatizzazione, sancendo comunque che il controllo, il 51%, resterà saldamente nelle mani del Friuli Venezia Giulia, pare esserci il presidente della giunta, Renzo Tondo. In fondo, questo processo era stato indicato con precisione del documento programmatico del presidente al momento del suo insediamento. C'è poi l'assessore alle Finanze, Pietro Arduini, alle prese con la quadratura del cerchio, ovvero dei conti, e quindi della necessità di reperire 260 milioni di euro necessari per assicurare la piena copertura di quel piano finanziario prudente predisposto dal presidente Dario Melò. «Di fronte a una necessità, quella di realizzare la terza corsia sull'intero tratto della A4 - spiega Arduini -, un'opera che inciderà sul miglioramento del servizio ma che non assicurerà di per sè un maggior afflusso di auto, e che sarà parte integrante del Corridoio 5, la privatizzazione parziale diventa un utile tassello». Oggi che si è aperta la contrattazione con l'Anas sia per l'approvazione di quel piano strategico, nel quale è stata inserita la terza corsia e la quota parte del passante di Mestre, ma ancora monco dell'altra grande opera: il tunnel.
È anche vero che il presidente di Autovie ha elaborato un progetto di massima che non ha tenuto conto dell'esistenza di contributi pubblici, di un costo del denaro più sfavorevole rispetto alle attuali condizioni di mercato. E dunque: a quando la necessità di intervenire sul capitale sociale? «Vedremo», commenta Arduini, lasciando intendere che una scadenza non esiste. E comunque «l'aumento di capitale potrà essere attuato gradualmente ed essere collegato all'avvio dei lavori». La decisione formale «potrà avvenire nell'arco di pochi mesi», l'ingresso di nuovi soci o l'incremento di quote degli attuali, invece, potrebbe essere lontana anche di parecchi anni. Del resto i soggetti interessati non mancano: da Autostrade a Benetton, passando da istituti bancari come Cardine o Banca Intesa, sino ad arrivare al nuovo consorzio autostradale costituitosi ieri o al gruppo Salt, il business rimane, evidentemente, appetibile.
Sulla stessa linea Federica Seganti, assessore all'Edilizia, che dice di non aver mai sentito parlare di «privatizzazione di Autovie». In giunta si è discusso, questo sì, che una volta determinato l'aumento del capitale sociale «la Regione potrebbe non utilizzare i propri diritti di opzione rispetto alla sottoscrizione, cedendoli sul mercato. Fermo restando - ribadisce - che il pacchetto di controllo, il 51% della società, rimarrà in capo alla Regione. Di privatizzazione si potrà dunque anche discutere, in seno alla maggioranza, ma finora un confronto di questo tipo non c'è proprio stato».
Elena Del Giudice