Il Messaggero Veneto 08-03-2002
Legge elettorale: Zannier (Api) aderisce a un appello assieme a docenti e professionisti
di DOMENICO PECILE
UDINE - Mobilitazione di tutti i cittadini contro la proposta di legge per l'indicazione del presidente. L'appello è contenuto nel documento Referendum per il presidente della Regione, sottoscritto, fra gli altri, da Alessandro Zannier, presidente regionale dell'Api, da Luca Mezzetti, ordinario di diritto costituzionale all'università di Udine, da Marisanta di Prampero, ex candidata sindaco al Comune di Udine, dall'ex parlamentare Danilo Bertoli e dagli avvocati Gabriele Cianci e Alessia Cisilino, contro la proposta di legge della maggiorana regionale in favore dell'indicazione del presidente. Un documento, appunto, propedeutico all'eventuale mobilitazione popolare.
«È necessario cominciare a pensare al referendum contro la legge elettorale proposta dalla maggioranza del consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, in attuazione della legge costituzionale 31 gennaio 2001, numero 2 (disposizioni concernenti l'elezione diretta dei presidenti delle Regioni a statuto speciale)». L'appello parte dalla considerazione che quella regionale è una normativa «incoerente e confusa, secondo cui il presidente della Regione - anziché essere eletto direttamente dai cittadini, come avviene nel resto del nostro paese - dovrebbe essere "indicato" dai partiti e da questi eventualmente "sfiduciato"», talché il sistema politico-istituzionale non acquisirebbe così la stabilità di governo data dall'elezione diretta del presidente e rimarrebbe, invece, in una situazione «d'inadeguatezza e inefficienza rispetto alle altre Regioni nelle quali, dal 1995, i cittadini scelgono direttamente fra i vari candidati».
«Ciò in un contesto nel quale, in modo per certi versi inquietante - scrivono ancora -, alcune organizzazioni partitiche che non corrispondono certo al dettato dell'articolo 49 della Costituzione («libere associazioni per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale») intendono riservarsi il potere di "congelare" il presidente della Regione ove questi non si adegui agli indirizzi di centri di potere non responsabili di fronte agli elettori». Ma c'è di più. Secondo i firmatari dell'appello, appare anche sconcertante che - «di fronte alle contraddizioni interne e alle critiche levatesi dai più vari ambienti sociali e istituzionali - le forze della maggioranza consiliare di Trieste non vogliano esercitare la loro funzione, delegando l'ultima parola sulla legge elettorale al presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi».
Insomma, un "vulnus" serio - sostengono ancora - dell'autonomia della nostra Regione a statuto speciale e della stessa legge costituzionale 2/2001 «che devolve appunto al consiglio regionale, e soltanto a esso, la potestà di decidere e di legiferare sulla forma di governo e sulla conseguente legge elettorale». Nel documento si fa appello allo stesso Berlusconi affinché, nel solco dello stesso programma elettorale della sua coalizione, «non avalli l'oggettiva regressione istituzionale del Friuli-Venezia Giulia verso assetti che hanno già manifestato negli scorsi anni - in modo talvolta eclatante - l'incapacità di governare in modo trasparente le complessità di una regione al centro dell'Europa in termini geografici, ma purtroppo ancora non centrale sotto gli aspetti sociale, economico e culturale». Da cui, dunque, l'auspicio «che tutti i cittadini si mobilitino sin d'ora perché una tale negativa proposta di legge non entri in vigore».