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Il Piccolo 21-01-2002

«Tondo potrebbe essere un buon candidato per il 2003, ma deve darsi da fare. Illy? È il politico più abile e quindi anche l'avversario più pericoloso»

Agrusti: «Guai far votare un "presidenticchio"»

«La nuova legge elettorale non dovrà sminuire i poteri di colui che guiderà la Regione»

PORDENONE - In regione per molti è un politico di rango, per altri è un pericolo perché minaccia nicchie di potere faticosamente costruite. Per tutti è qualcuno con cui, da ora, sarà necessario fare i conti. Michelangelo Agrusti, già parlamentare Dc, braccio destro di Martinazzoli, una carriera stracciata dalla Tangentopoli friulana da cui, dopo 10 anni, è uscito indenne, ha scelto nuovamente l'impegno diretto. Da poco è coordinatore di Forza Italia per la provincia di Pordenone.

Nuova legge elettorale: la bozza è già pronta, non si prevede l'elezione diretta, c'è il listino con presidente solo indicato, sbarramento al 5%... Il suo giudizio?

Spero che, prima o poi, anche i partiti siano messi in grado di esprimere una propria opinione su questa vicenda assolutamente importante. Attorno allo strumento della legge elettorale si deve ricercare una convergenza ampia. Anche il risultato raggiunto finora in commissione, secondo me, deve essere aperto al più vasto confronto in Consiglio regionale. L'unica cosa certa è che il peso specifico di una regione piccola come il Friuli Venezia Giulia non può essere ulteriormente diminuito dallo strumento che si adopera per eleggere il suo presidente. Credo che tutti si rendano conto che non possiamo permetterci di far uscire dagli alambicchi di questo laboratorio la figura del «presidenticchio».

Renzo Tondo sarà il candidato della Cdl nel 2003?

Tondo ha molte qualità che ne potranno fare il candidato della Cdl. Tuttavia manca un anno e mezzo al voto. Le prove che tutti dovranno affrontare, e Tondo più degli altri, saranno importanti e difficili. Si sa che la leaderschip reale nasce dal duro lavoro nelle istituzioni, dal confronto e dalle lotte per affermare principi e ideali. E poi Tondo deve ogni giorno dimostrare di essere il presidente di Trieste, Gorizia, Pordenone, Udine e, infine, anche di Tolmezzo. Se riuscirà a fare questo, e io sono convinto ne abbia tutte le possibilità, sarà candidato e vincerà. E con lui, tutti noi.

L'avversario di Tondo potrebbe essere Illy. Chi è Illy visto da Agrusti?

È un mutante della politica, nel senso che è riuscito a far vivere l'opinione che i moderati e persino i conservatori possono essere convenientemente rappresentati nel centrosinistra. Per questo è il politico più abile, più pragmatico e quindi più competitivo in una gara elettorale. Personalmente lo stimo e mi è simpatico.

Se le chiedessi di scommettere su quale sarà lo strumento con cui si andrà al voto per eleggere il Consiglio regionale nel 2003 su che cosa punterebbe?

Non sono uno scommettitore ma un ragionatore. Se si imboccasse la strada di una legge troppo poco condivisa e troppo poco comprensibile, si lascerebbe troppo spazio all'iniziativa di chi, poi, potrebbe gestire un suo successo su questo fronte per ottenere, di conseguenza, un successo più importante nelle elezioni che seguirebbero. Insomma, non bisogna lasciare spazio a un Segni locale che, vincendo la battaglia referendaria, capitalizzi quel risultato puntando poi a capovolgere gli equilibri politici ed elettorali della regione.

Che cosa risponde alla Lega Nord che afferma di essere lei la «mente pensante» della Cdl?

Più menti pensanti ci sono, meglio è. Poi ci sarà una commissione d'esame che stabilirà quali sono i pensieri e quali i pensierini. Al congresso provinciale di Fi sono state invitate anche alcune delegazioni di immigrati. Mi pare che, proprio sul tema dell'immigrazione la politica regionale sia piuttosto confusa. Su questo si deve fare grande chiarezza. Senza usare riferimenti retorici, mi pare che questa regione abbia un milione e 200 mila residenti e un milione e 200 mila sono i friulani e i giuliani sparsi nel mondo. Non ci dovrebbero mancare strumenti culturali per comprendere la natura e la profondità di questo fenomeno. Dobbiamo offrire a chi giunge qui per lavorare tutte le condizioni di sicurezza, tutela e i servizi che vengono garantiti a ogni lavoratore. Allo stesso tempo bisogna essere intransigenti con quanti giungono o vivono illegalmente nel nostro Paese. Un antico adagio recita «molti nemici, molto onore». E mi pare che a lei i nemici non manchino. In questi giorni ho scoperto centinaia di amici vecchi e nuovi. Tra questi bisognerà distinguere gli amici veri dagli opportunisti. Ho avvertito un generale consenso e affetto in molta gente. Non in Marco Belviso che giudica la sua elezione «allarmante»... Non vorrei impiegare più di due secondi nel dover parlare di questo signore che, poco più di un mese fa, aveva chiesto di essere il mio referente a Udine proponendo di impegnarsi in una campagna di tesseramento.

Si dice che nemmeno Ferruccio Saro sia stato entusiasta della sua rentrée. Lei è un fautore della «desarizzazione»?

Non mi pare che Saro sia un nemico. È un autorevole dirigente del mio partito e credo abbia il mio stesso interesse nel vedere crescere una dirigenza forte con la quale confrontarsi a costo di dover rinunciare a qualcosa. Detto questo, sottolineo che in questa regione, fortunatamente, non ci sono solo Saro e Agrusti, ma tanti dirigenti vecchi e nuovi che meritano di essere riuniti più spesso per discutere delle scelte di Fi. Si dice che i partiti moderni non abbiano bisogno di partecipazione o di democrazia interna. Io penso sia vero esattamente il contrario. I leader solitari e autoreferenzianti vivono, fortunatamente, stagioni brevi.

Elena Del Giudice