Home | Documenti | Foto | Risultati elettorali | Link | Novità | Rassegna stampa | Comunicati stampa


RADICALI ITALIANI PARTITO RADICALE RADIO RADICALE NESSUNO TOCCHI CAINO Coordinamento Radicale Antiproibizionista NON C'E' PACE SENZA GIUSTIZIA POLITICAL RESOURCES ASSOCIAZIONE RADICALE ESPERANTO

Il Messaggero Veneto 12-06-2002

D'Amato: protesta inutile e costosa

Il presidente della Confindustria boccia lo sciopero generale della Cgil: è politico, non sindacale

di PAOLO DECLEVA

TRIESTE - Non è di uno sciopero generale «inutile e costoso» che l'Italia ha bisogno ma di grandi riforme, tra cui quella del mercato del lavoro. L'Italia è ancora il quinto paese industriale del mondo ed è anche quello con il più alto tasso di imprenditorialità, ma è appena al 31° o 41° posto in quanto a competitività e negli ultimi anni ha perso il 40% della sua quota sul mercato mondiale. Per tornare ad essere competitiva ha bisogno, appunto, di cambiare le regole del mercato del lavoro. Lo ha ribadito, ieri a Trieste, il presidente della Confindustria Antonio D'Amato, parlando all'assemblea generale dell'Assindustria triestina.

E in questo contesto ha mosso una critica alla Cgil che, invece di partecipare al prossimo tavolo di lavoro su questo tema, «fa rullare i tamburi dello sciopero generale» e proclama uno sciopero che «è politico, non sindacale. «Quella della Cgil - ha detto - è una posizione pregiudiziale che priva un grande parte di lavoratori della possibilità di contribuire a ridisegnare regole importanti per chi un lavoro ce l'ha e per chi non c'e l'ha».

Ma non c'è soltanto il mercato del lavoro da riformare - ha sostenuto D'Amato - se si vuole (ed era questo il tema che si erano proposti gli industriali triestini, le cui posizioni sono state illustrate da Anna Illy) realizzare un ulteriore sviluppo, scelta peraltro obbligata per evitare di ritrovarsi emarginati e sorpassati da altri paesi, che negli anni Novanta hanno fatto più investimenti e più riforme di noi. L'Italia sconta debolezze infrastrutturali - ha detto - che non riguardano soltanto strade, ferrovie, scali aerei e aeroportuali ma anche lo stato sociale. Bisogna finalmente porre un freno alla spesa pubblica, già nel prossimo Dpef, per trovare risorse per aumentare gli investimenti ed è necessario risolvere i nodi del Mezzogiorno, del lavoro sommerso (che da noi è il doppio che negli altri paesi) e del fisco. E ci vuole anche una seria riforma dello Stato e non una devolution che, nel modo in cui si va attuando, porta a una rincorsa della spesa tra Stato ed enti locali.

«Finalmente - ha ripreso D'Amato - si sta per avviare un confronto vero tra quasi tutti i sindacati e le associazioni datoriali per affrontare una riforma del mercato del lavoro dopo il "pacchetto" Treu che, seppure modesto, ha generato migliaia di posti di lavoro. Sono ottimista per questa nuova svolta, anche se perplesso perchè un grande sindacato come la Cgil se ne tiene fuori e proclama scioperi prima di sapere quale sarà l'esito di questo confronto che porterà benefici agli esclusi, agli emarginati, a quelli senza diritti (le vittime del lavoro nero)».

Rifacendosi ai temi proposti dagli industriali triestini, anche con uno studio illustrato da Saverio Merzljak e da Nadio Delay, D'Amato ha sottolineato le grandi opportunità offerte dall'allargamento dell'Europa a Est, ma anche dalla nuova centralità del Mediterraneo nei traffici internazionali e ha ripreso il tema della carenza di infrastrutture, proprio quelle che anche la Regione Friuli-Venezia Giulia denuncia con vigore, annunciando che è prossimo un tavolo di lavoro con il ministro Lunardi per una logistica integrata che in Italia ancora non c'è e, in questo ambito, ha sostenuto le richieste del Corridoio 5, di strade e ferrovie adeguate, di un potenziato sistema portuale (lo aveva chiesto il presidente regionale degli industriali Andrea Pittini) e di maggiori collegamenti aerei (ne aveva parlato anche Anna Illy).