Il Messaggero Veneto 03-01-2002
Trieste, il porto rischia il primato del caffè
TRIESTE - La Regione e l'Autorità portuale si diano una mossa per garantire il mantenimento degli attuali livelli di movimentazione del caffè nel porto di Trieste, che rischia di perdere il suo primato nel settore. L'appello è contenuto in un'interrogazione presentata dal capogruppo di An Adriano Ritossa. Pur partendo da un'operazione imprenditoriale di Federico Pacorini, il testo non prende di mira l'ex-candidato del centro sinistra alla carica di sindaco di Trieste, ma costituisce un'ideale campanello d'allarme per invertire la tendenza rivolto alle amministrazioni di centrodestra che controllano in questo momento il Porto, il Comune e la Provincia di Trieste, la Regione Friuli-Venezia Giulia, e anche il governo.
La Pacorini, azienda leader nel settore dell'import export del caffè, sbarca a Genova (d'altro canto, il titolare aveva pubblicamente annunciato di essere stato costretto a rinunciare a investire nello scalo giuliano dalle difficoltà frappostegli dall'avvocato Maurizio Maresca, a capo dell'Autorità portuale), avviando a quanto sembra uno spostamento del baricentro del traffico dell'oro verde che potrebbe risultare disastroso per l'economia dei traffici locali. Il caffè è infatti il secondo prodotto per importanza economica, dopo il petrolio, e la Pacorini - grazie alla nuova società costituita all'ombra della Lanterna - ne controlla la movimentazione per il 56% a livello nazionale e per il 15% in tutto il mondo.
«Grazie al sostegno delle istituzioni genovesi, la Pacorini, associata alle aziende liguri Prai e Romani ha dato vita alla Multiterminal, una società con sede a Genova, che gestirà centri di stoccaggio o di lavorazione del caffè, ma anche del cacao e di altre commodities. Questa nuova realtà dispone già di spazi per 30 mila metri quadrati a Genova e per 35 mila metri quadrati a Vado Ligure, dove esiste uno dei pochi distripark operanti in Italia, che sta movimentando un milione e trecentomila sacchi annui contro i due milioni di Trieste», spiega Ritossa. «Il rischio è che il massimo scalo regionale si faccia sfilare via, lentamente, quello che un tempo era un suo monopolio, tanto che gran parte dei torrefattori d'Italia e d'Europa facevano sbarcare qui il loro caffè. Genova sta crescendo, tanto che ha triplicato la propria quota di traffico, e, con Savona e Vado, dallo scorso luglio ha ottenuto dal London International Financial Futures di Londra lo status di delivery point alla Borsa del caffé. E' chiaro che questo riconoscimento, unito alla decina di miliardi di investimenti della Multiterminal, favorirà un ulteriore sviluppo».
Il fatto è che la Liguria si è fatta carico delle problematiche degli imprenditori e degli scali, mentre in Friuli-Venezia Giulia c'è disattenzione per la portualità, sostiene Ritossa, che chiede al presidente Tondo «quali azioni di supporto logistico la Regione attua per realizzare la tanto agognata piattaforma logistica a sostegno del porto di Trieste e dei porti di Monfalcone e San Giorgio di Nogaro» e «se si è coscienti del sussistere di un riswchio effettivo di perdere il mercatro del nord Europa del caffè, essendo quello destinato a traders e torrefazioni dell'Italia settentrionale e meridionale da Francia, Spagna e Svizzera già legato allo scalo di Vado Ligure».
«Non è azzardato pensare che se, in materia di infrastrutture, ci fosse stata un'azione più incisiva da parte delle istituzioni, si sarebbe potuta evitare la "fuga" di Pacorini, che fa il suo mestiere di imprenditore, e va dove riesce ad operare più vantaggiosamente. Trieste in questo momento risente di una situazione difficile nel settore dei containers, è marcata stretta dalla concorrenza di Capodistria, patisce i nuovi accordi stipulati dai terminal liguri con le ferrovie svizzere. Se dovesse perdere anche il caffè, un genere merceologico strategico e consolidato, rischierebbe l'asfissia», conclude il capogruppo della destra. «La Regione deve attivarsi subito, per la piattaforma logistica attesa da tanto tempo, ma anche per sostenere lo scalo, che rappresenta una risorsa per tutta la regione. A Roma abbiamo una pattuglia di parlamentari e un paio di uomini di governo che dovrebbero dare priorità a questi problemi. Da parte mia sto cercando di sensibilizzarli tutti direttamente, senza tener conto della loro collocazione politica».
Luciano Santin