LE PRIMARIE E L'ANTIPOLITICA
Venerdì scorso si è svolta a Gorizia una interessante iniziativa politico-culturale ad opera del Centro sociale Clandestino dal titolo: " Antiproibizionismo: il peggiore dei mali".
Il dibattito è stato di grande interesse e le testimonianze di primissimo livello.
L'aspetto che però più mi ha colpito è stata la distanza tra quanto si svolgeva in quella sala affollata e l'assoluta marginalità di quelle istanze nel più ampio dibattito locale. Ancora mi tornano alla mente certe riflessioni di Cristian, uno degli animatori dell'incontro, il quale mi diceva di quanto poco ci si senta rappresentati dalle istituzioni e di quanta poca fiducia nutrano molti ragazzi verso l'attuale assetto democratico-rappresentativo.
Il distacco tra cittadini, loro problemi reali e classe politica non è certo una novità e nel leggere i quotidiani locali nei giorni di Sabato e Domenica mi sono reso conto di come e quanto sia facile alimentare sfiducia e alzare muri tra chi sta a capo chino sulla cosa politica e chi vive i problemi.
Nei giorni di sabato e domenica si è infatti riproposta sulla stampa locale la questione delle primarie e forti erano le sollecitazioni a replicare per ribadire la nostra posizione. Ecco ribadire, da giugno ribadiamo lo stesso concetto, allora ha ragione Cristian, ho pensato, qui ci parliamo addosso. Meglio darci un taglio. Basta. Chi era interessato avrà pur capito che, aldilà delle polemiche strumentali, la questione sta in questi termini: il sindaco Brancati deve esplicitamente far sapere se vuole ancora le primarie o le teme. Una volta sciolto questo nodo se ne trarranno le opportune conseguenze.
Come radicali, come repubblicani, insomma come futura lista laica ci impegnamo fin da ora a non occupare più il nostro e l'altrui tempo su questa vicenda.
E' curioso quanto facile sia cadere nel vizio dell'autoreferenzialità, incorrere insomma in quella patologia che mi diceva Cristian di una classe politica incapace di rinnovarsi, ascoltare gli umori e i bisogni della gente, non adatta a produrre idee nuove ed entusiasmi, a parlare un linguaggio semplice e chiaro, a proporre programmi concreti di cambiamento e ad attuarli.
Il punto per noi è: c'è rimedio a tutto questo o le democrazie liberali sono destinate davvero, come qualcuno sostiene, a crollare sotto il peso della loro inconcludenza ? A mio parere esiste ancora la possibilità di "fare politica" cioè di pensare ed attuare idee innovative sul piano politico e culturale come opportunità di rinnovamento alla politica tradizionale, che sta indubbiamente attraversando un periodo di sterilità creativa nelle sue dirigenze e di disaffezione generalizzata nell'opinione pubblica.
Per questo da qui in avanti ha più senso raccontare il perché di una lista laica tesa a declinare anche a livello locale quella "teoria anarco-liberale della lotta di classe" del prof DeMarchis che individua negli sprechi della burocrazia e nei suoi padrini politici statalisti la vera classe parassitaria e sfruttatrice del nostro tempo, che pretende di vivere nella sicurezza, nel privilegio e spesso nell'ozio coi soldi rapinati alla vera classe sfruttata, cioè al Popolo dei Consumatori, dei Produttori dipendenti e indipendenti, costretti a guadagnarsi la vita nella fatica e nell'insicurezza.
Il desiderio è quello di rivolgersi ai lavoratori onesti, agli amanti dell'indipendenza personale, del rischio, della creatività e dell'innovazione; questa lista cerca interlocutori in quanti fanno della libertà e della responsabilità la propria religione.
In questa nuova ottica, il fermento sul dibattito relativo alle primarie ha fatto il suo tempo ed è antipolitico se confrontato con il silenzio,l'inazione e l'indulgenza manifestate verso l'inefficienza dei servizi pubblici locali, verso l'evanescenza delle politiche socio-sanitarie verso l'immobilismo generale in cui versa la città di Gorizia.
Certo per alcuni siamo nel Paese del Bengodi, tutto va bene, figurarsi l'amministrazione uscente ha raggiunto l'80% del programma.
L'80% di cosa? Ma che senso ha resuscitare questo totem? Si elenchino piuttosto, ad una ad una perfavore,le cose fatte.
Ci si riferisce forse al miracolo di un nuovo servizio raccolta rifiuti che ha scontentato i più per la gestione e sconvolto tutti per gli ammanchi di cassa? O forse per essere stati talmente bravi da riuscire in una perla di amministrazione pubblica: deficit di bilancio e incapacità di spesa? Come dire i soldi sono pochi ma quelli che ci sono non si è capace di spenderli. O ancora la sorprendente rivitalizzazione, commerciale e culturale ben inteso, del mercato centrale? Si provino a varcare le porte del Mercato i campioni del programma un tanto al kg, è probabile che quei commercianti sapranno spiegargli come si fanno i conti a fine giornata.
Ma di che cosa si parla? Dove è questo entusiasmo collettivo (certo non nelle classifiche del Sole24Ore), dove è questo vento culturale mittleuropeo che riscalda i cuori e gonfia i portafogli?
Quello che traspare con nettezza è piuttosto un becero settarismo che se poco poco parli di apertura all'altro da te sei marchiato a fuoco come fascista e pidduista. Pazienza, cercheremo di convincere più gente possibile delle buone ragioni di chi vuol fare prevalere l'individuo al clan, le scelte soggettive agli interessi corporativi valga per l'antiproibizionismo, i diritti civili e le iniziative economiche.
Pietro Pipi
Radicali Italiani
27/11/2006
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