Diritto di voto amministrativo per i cittadini migranti
di Pietro Pipi
Da alcuni anni anche in Italia si è aperto il dibattito circa il diritto di voto amministrativo per i cittadini migranti. A ben guardare insieme al dibattito giuridico-scientifico si è fatto qualche passo in avanti anche nella pratica politico-amministrativa.
Per tutti citerò i comuni di Genova e Venezia che hanno inteso onorare la responsabilità di governo del proprio territorio apportando modifiche ai propri statuti tali da estendere il diritto di voto ai consigli circoscrizionali agli emigranti.
Per altro verso la provincia di Genova ha indirizzato la sua azione amministrativa in modo da modificare quei regolamenti che creavano disuguaglianza e disparità di accesso in materia di concorsi pubblici.
Varrà la pena di ricordare che il Consiglio di Stato, massimo organo della giustizia amministrativa, con il parere numi 8007 del 28/7/2004 non avvalorava la posizione del Ministero degli Interni che contestava la possibilità per gli Enti Locali di attribuire il diritto al voto amministrativo agli stranieri residenti.
Il parere del Consiglio non ha modificato la legislazione vigente, l'ha riconosciuta.
Certo il comune di Forlì, oggetto del tentativo di repressione del Ministero degli Interni, intende che il ruolo dell'ente locale deve e può andare oltre la scelta del colore del tranvai, certo il consiglio comunale di Forlì ritiene che va bene discutere dell'illuminazione natalizia ma va altrettanto bene accogliere le istanze di libertà e democrazia di chi vive sul territorio, certo per la giunta del comune di forlì amministrare vuol dire garantire servizi ma anche diritti.
Su questa linea e più in generale basandosi su un'interpretazione non restrittiva dell'art. 8b del T.U. ENTI LOCALI alcuni di essi si sono già adoperati per modificare i propri Statuti e regolamenti così da estendere diritti piuttosto che comprimerli.
Vale per l'accesso ai concorsi pubblici quello che vale per il voto e per tutti quei meccanismi che comportano assunzione di responsabilità verso la collettività, e in altre parole più alte sono le barriere all'ingresso più si creano esclusi che potrebbero anche trovare più semplice abbattere le barriere che non continuare a bussare a vuoto.
I precedenti amministrativi e i sopravvenuti riconoscimenti giuridici danno corpo a quell'idea di cittadinanza di residenza che amplia la sfera dei diritti di cittadinanza e quindi di tutti i diritti, quelli economico-sociali come quelli civili e politici, all'insieme delle donne e degli uomini che risiedono in un determinato territorio indipendentemente dalla loro origine, indipendentemente dal fatto che siano o no nati in un certo Paese.
D'altronde, per convincersi di quanto naturale sia questo fenomeno, basterebbe non dimenticare uno dei manifesti ideologici della gloriosa rivoluzione americana: " NO TAXATION WITHOUT REPRESENTATION".
Piuttosto che un delirio su moschea si moschea no, vi chiediamo voto si o voto no, partecipazione ai concorsi pubblici si o no?
Pietro Pipi 05/01/2006
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