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Il Piccolo 18-05-2002

Beni, la Croazia stanzia 35 milioni di dollari

«I patti vanno rispettati» annuncia Picula, cauto invece sulla legge di denazionalizzazione: «Deciderà il Sabor»

TRIESTE - Beni abbandonati: la Croazia mette mano al protafoglio e stanzia a bilancio i 35 milioni di dollari di indennizzo sanciti dagli Accordi di Roma del 1983 e sottoscritti dall'allora Jugoslavia e di cui Zagabria si è fatta carico. Dei 110 milioni di dollari complessivi, diretta conseguenza del Trattato di Osimo del 1975, una rata di circa 11 milioni di dollari è stata versata all'epoca da Belgrado. Quasi 64 milioni, invece, sono già stati depositati (l'ultima rata è stata pagata alla fine dello scorso anno) dalla Slovenia in un conto fiduciario alla filiale lussemburghese della «Dresdner Bank». Mancano, quindi, per chiudere definitivamente la partita, i dollari che Zagabria ora si è impegnata ufficialmente a versare.

«I patti vanno rispettati - afferma a tale proposito il ministro degli Esteri croato, Tonino Picula in un'intervista rilasciata a Tv Capodistria - per cui la questione dei beni abbandonati dagli esuli noi la consideriamo una questione già risolta dagli accordi di Osimo e di Roma». La Croazia, dunque, conferma il suo atteggiamento diplomatico nei confronti del nodo beni abbandonati, atteggiamento che ricalca perfettamente quello sloveno. Le stesse parole pronunciate da Picula furono esternate dal responsabile della diplomazia di Lubiana, Dimitrij Rupel il giorno in cui la Slovenia versò l'ultima rata dei suoi 64 milioni di dollari alla «Dresdner Bank».

Ma finora l'Italia, nel corso dell'interminabile contenzioso ancora in atto sulla restituzione delle proprietà immobiliari abbandonate dai profughi italiani del dopoguerra, non ha mai ritirato neppure un dollaro dal summenzionato conto bancario lussemburghese. La Farnesina sa molto bene che nel momento stesso in cui decidesse di mettere le mani su quei soldi la «vexata questio» dei beni sarebbe inevitabilmente chiusa. Denaro, dunque, fermo. Nonostante soprattutto la Slovenia abbia più volte «suggerito» indirettamente a Roma di utilizzare quel denaro per finanziare la legge sull'equo indennizzo agli esuli apporvata dal Parlamento, ma a tuttoggi immersa nel limbo della mancanza di copertura finanziaria. Mancanza che comunque qui famigerati 110 milioni di dollari non contribuirebbero molto a sanare.

Picula ha parlato anche della legge croata sulla denazionalizzazione che sta affrontando un lunghissimo e tormentato iter parlamentare. E sulla possibilità che attraverso un opportuno emendamento di tale normativa gli esuli italiani possano acquisire il diritto di riavere i propri beni il ministro croato non si è sbilanciato. «Non posso pregiudicare il voto del Sabor - ha detto - ma una cosa deve essere chiara: i casi che sono stati risolti da accordi internazionali non vanno ridiscussi per essere risolti in altro modo con nuovi accordi. È un discorso razionale - ha aggiunto - non è nel nostro interesse riaprire questioni già risolte».

Ma è proprio sulla sussistenza di casi extra Osimo che sta lavorando la diplomazia italiana attraverso una commissione di esperti insediatasi alla Farnesina e di cui si stanno ancora aspettando gli esiti. Picula ha confermato che l'Accordo di collaborazione e amicizia italo-croato è stato congelato da Roma proprio in attesa delle conclusioni della commissione di esperti sui beni abbandonati. «Il testo dell'accordo - ha concluso il ministro - è stato concordato dalle parti, solo che Roma si è presa del tempo, proprio per attendere gli esiti della commissione sui beni abbandonati». Insomma Zagabria è pronta alla firma. L'ultima parola spetta ora alla Farnesina.

Mauro Manzin