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Il Piccolo 31-03-2002

«Antonione, ne sono certo, garantirà il suo appoggio. Non ho paura di espormi. Triestini abbastanza maturi per votare un friulano»

Tondo: «Temo il peronismo gentile di Illy»

«Sul referendum il Centrosinistra fa demagogia. Per noi strada in salita, ma sapremo convincere gli elettori»

TRIESTE - Di Riccardo Illy dice di temere il «peronismo gentile ed educato». Della nuova legge elettorale parla come di uno strumento moderno, efficace e funzionale alla specialità del Friuli Venezia Giulia. Il referendum abrogativo non lo fa tremare, anche se ammette che sarà tutt'altro che facile «far capire alla gente quanto il testo approvato dal Consiglio regionale sia in effetti presidenzialista». Renzo Tondo, attuale presidente della Regione e indicato dai più come probabile uomo di punta della Cdl per le elezioni del 2003, parla pacato ma fermo: in questa intervista contesta l'equazione «presidente indicato = presidente dimezzato» sostenuta dal Centrosinistra e mette in riga quanti, anche all'interno del suo stesso partito, Forza Italia, sembrano cedere a tentazioni disfattiste.

Presidente Tondo, la campagna referendaria è ormai avviata. I vostri avversari riusciranno tagliare in tempo il traguardo delle 36 mila firme?

Sì. La macchina organizzativa a disposizione del Centrosinistra è potente e ben oliata: partiti, circoli, associazioni. Il referendum si farà.

E la maggioranza intanto cosa fa? Avete in programma delle contromosse oppure vi muoverete solo a consultazione fissata?

Per ora non abbiamo fatto in proposito né riunioni di partito né di coalizione. Ma è certo che ci daremo da fare per promuovere un'adeguata informazione sulla legge elettorale e ribattere alla strumentalizzazione politica sul «presidente dimezzato» proposta dall'opposizione.

Osteggerete la raccolta di sottoscrizioni?

No di certo. Piuttosto so che si stanno formando autonomamente alcuni comitati per il «no» al referendum. E so anche che, per spiegare agli elettori i contenuti reali del testo che il Centrosinistra vorrebbe abrogare, la Cdl potrà contare su personalità e intellettuali di alto livello.

Ci sarà anche Antonione? Lo domandiamo perché, dopo lo scetticismo su questa legge elettorale espresso alcuni mesi fa, il coordinatore nazionale di Forza Italia sembra aver scelto la via del silenzio...

Non lo so se Antonione ha scelto davvero la via del silenzio. Forse ha troppe cose a cui pensare per dedicarsi adesso alla legge elettorale del Friuli Venezia Giulia. Al momento per Forza Italia abbiamo parlato Romoli, Saro ed io. Poi, a tempo debito, arriverà di sicuro anche l'appoggio di Antonione, che d'altra parte ha seguito passo a passo l'iter di approvazione. Ricordo inoltre che il responsabile nazionale del mio partito per gli affari regionali mi ha inviato una lettera ufficiale di apprezzamento per la nuova legge elettorale.

Fatto sta che nella Casa delle libertà del Friuli Venezia Giulia non sono mancate le critiche: ci riferiamo ad An e anche a qualche esponente di spicco di Forza Italia.

La questione An è già chiusa: si è trattato solo di una vicenda interna, collegata agli appuntamenti congressuali provinciali e nazionali di quel partito. An sosterrà compatta la battaglia a difesa della legge. Restano i «dissidenti» di Fi... In effetti c'è un problema a Pordenone, dove alcuni forzisti, con in testa il coordinatore provinciale Michelangelo Agrusti, hanno voluto distinguersi. Non che abbiano fatto male a esporre le loro idee, però adesso basta: Forza Italia ha scelto una linea e Agrusti si dovrà uniformare. Altrimenti si pone automaticamente fuori dal partito. In caso di altre «sparate», gli organi di disciplina interni prenderanno provvedimenti a suo carico. Non possiamo permetterci di dare l'immagine di un partito spaccato.

E cosa risponde ai tre «governatori» regionali, appartenenti alla Cdl, Galan (Veneto), Storace (Lazio), Formigoni (Lombardia), che hanno bocciato la nuova legge elettorale del Friuli Venezia Giulia?

Chiedere ai «governatori» di ripudiare il Tatarellum, grazie al quale sono stati eletti, mi sembra ridicolo. Poi bisognerebbe sapere come è stata posta la domanda e quanto davvero informati fossero i tre sui contenuti della nostra legge. Certo che prima di rispondere sarebbe stato meglio che mi avessero fatto almeno una telefonata...

Hanno parlato a vanvera, dunque?

Non ho detto questo. Comunque: noi siamo una Regione a statuto speciale, ci siamo dotati di una legge diversa (e migliore) rispetto agli altri e ciò è un valore aggiunto. Le critiche «nazionali» non ci toccano.

Lei sostiene che questa legge elettorale è già «presidenzialista». Eppure è vero che se il presidente designato con il nuovo sistema dovesse per un qualsiasi motivo dimettersi, il Consiglio potrebbe tranquillamente sostituirlo, tradendo l'«indicazione» popolare; mentre con l'elezione diretta ciò non sarebbe possibile e si tornerebbe alle urne.

Allora: io ritengo che quella approvata dall'aula lo scorso 11 marzo con ben 41 voti su 60 sia una legge molto equilibrata, con meccanismi antiribaltone efficaci. È un testo presidenzialista, che garantisce la governabilità e che però ha il vantaggio di salvare il sistema proporzionale. Per intenderci: il presidente, anche se solo «indicato», non potrà mai essere ostaggio delle segreterie dei partiti.

Il Tatarellum, con l'elezione diretta, proprio non le piace?

Il Friuli Venezia Giulia è una regione particolare, ha peculiarità territoriali troppo spinte per pretendere di assegnare a una sola persona tutto il potere. Con il Tatarellum il «governatore» veneto Galan è riuscito a rimanere in sella facendo dimettere tutti i suoi assessori e scegliendosene degli altri a piacimento. Inoltre penso ai partiti che ora sostengono il presidenzialismo spinto dei «governatori» e mi viene da sorridere: sono gli stessi che, fino a qualche anno fa, raffiguravano Craxi con gli stivaloni e il piglio fascista.

Certo che non sarà facile spiegare alla gente i cavilli come l'«indicazione» del presidente, il listino, lo sbarramento, il premio di maggioranza... Molto più facile, lo ammetta, dire agli elettori: «Abrogando questa legge il presidente ve lo sceglierete da soli».

Tra i montanari c'è una regola: quando ti trovi a un bivio prendi la strada più difficile, ti darà maggiori soddisfazioni. Ed è noto che io sono un montanaro. Il Centrosinistra ha scelto la via in discesa della strumentalizzazione demagogica, mentre noi dovremo impegnarci per essere chiari e per far recepire compiutamente all'elettorato il nostro messaggio. Bene, sono convinto che ce la faremo.

Il referendum, allora, non è perso in partenza?

Assolutamente no.

Però la sconfitta referendaria è un'ipotesi senz'altro verosimile. Non teme, esponendosi troppo in prima persona a difesa della legge elettorale, di ritrovarsi poi a dover fare i conti con una delegittimazione popolare che pregiudicherebbe la sua eventuale ricandidatura nel 2003?

Non è cosa che mi tolga il sonno. Ho dimostrato più volte di essere pronto a rischiare anche in proprio.

Riccardo Illy, suo potenziale avversario il prossimo anno, non perde occasione per tessere le sue lodi. E lei cosa pensa di Illy?

Da sindaco di Trieste ha fatto vedere di saper essere un buon amministratore, anche se so che ha lasciato in municipio diverse questioni irrisolte. È senza dubbio il miglior «cavallo» su cui il Centrosinistra possa puntare. Però non è omogeneo a quello schieramento.

In che senso?

Illy considera i partiti un impiccio. Non per niente alla Camera si è iscritto al gruppo misto. Lui ora cela queste sue idee perché i partiti gli servono almeno fino alle elezioni. Poi però il Centrosinistra, per tentare di vincere a qualunque costo, si potrebbe ritrovare con vero «governatore» che fa tutto di testa sua e che per cinque anni non risponde più a nessuno. Quello di Illy è un «peronismo» morbido e gentile che mi fa paura.

Illy non sarà troppo d'accordo.

La mia è una critica ai partiti di Centrosinistra, non a Illy, persona capace e che stimo: lui è sempre stato coerente alla figura di «governatore». Però, a pensarci bene, a volte si contraddice: se davvero considera la politica come servizio al cittadino, allora non può pretendere di candidarsi solo con una legge che gli piace. Sfido Illy a dichiarare che, comunque vada il referendum, sarà il candidato del Centrosinistra nel 2003.

Presidente Tondo, lei è carnico: non teme che i triestini possano preferire in massa un candidato locale a un friulano?

No. La valenza territoriale in Friuli Venezia Giulia è ancora qualche valore, ma l'elettorato è ormai maturo per fare una scelta che prescinda dalla residenza. Io, poi, sono tranquillo perché so di non aver fatto preferenze. Da assessore alla Sanità, per le mie idee sono stato fischiato nella mia Tolmezzo e applaudito proprio a Trieste. Non mi pare che a Illy sia successo altrettanto.

Alberto Bollis