Il Messaggero Veneto 08-01-2002
Il centro-sinistra ritrova una parziale unità sulla proposta di Puiatti (Verdi) per allearsi col Polo contro il Carroccio
Moretton (Ppi): disponibili sulle grandi riforme. Mattassi (Ds): An e Fi ammettano i contrasti con la Lega
TRIESTE - Maggioranze variabili in consiglio regionale, per sfuggire al paralizzante batti e ribatti tra Polo e Lega. Le propone Mario Puiatti, di Verdi, partendo dalla querelle sul terzo mandato ai sindaci e raccogliendo subito una ritrovata, anche se parziale unità. all'interno dell'Ulivo. «Il capogruppo Violino si è detto personalmente contrario, perché a Udine i primi cittadini del Carroccio sono tutti al primo mandato. Mi pare un'osservazione illuminante sul modo di porsi nei confronti delle leggi e dell'amministrazione». «Tondo deve smetterla di sottostare ai ricatti. Quando Zoppolato si impunta, forte dei suoi voti, il presidente vada a vedere il bluff», aggiunge Puiatti. «I 39 voti della Casa delle libertà, senza il Carroccio, diventano 27 quindi una maggioranza relativa molto ampia. Sulle cose importanti, quelle riforme che dovrebbero esser fatte facilmente proprio in virtù dei 39 voti, e che invece sistematicamente si arenano, se il Polo presenta delle proposte serie sono sicuro che i consensi che mancano si trovano».
Sottolinea il fatto che le minacce di Lega Nord non corrispondono a reali poteri di interdizione, visto che la Finanziaria è ormai dietro le spalle, e che sulla riforma elettorale, nella Cdl, né Forza Italia né An siano vulnerabili. «In realtà l'unico modo per togliere ai padani la possibilità di ricattare quando vogliono, sarebbe proprio non votare una riforma, e andare alle urne con la "norma transitoria», che impedirebbe loro di correre da soli", prosegue Puiatti. «Parlo per me, ma sono convinto che se manca una manciata di voti su una proposta seria, quelli in aula saltano fuori. Sono convinto che, più ci si avvicina alle elezioni del 2003, e più si porrà il problema di evitare che la vischiosità amministrativa evidenziatasi in questa legislatura si trasformi in un impasse totale».
L'iniziativa non è nuova. Un anno e mezzo fa lo stesso Puiatti e Isidoro Gottardo, all'epoca capogruppo di un Cpr ancora intero, aveva messo a disposizione nove voti. «Ma Antonione e Romoli avevano negato che l'impianto dell'alleanza Polo-Lega potesse venir messo in discussione. Avevano detto sì ai voti aggiuntivi, ma non alternativi», ricorda Giorgio Baiutti, dello Sdi. «Se si eccettua un eventuale uso deterrente da parte del Polo, non credo che la cosa funzionerebbe. Penso che la Cdl privilegi lo stare insieme, anche senza far nulla, al fare qualcosa con il rischio di compromettere lo stare insieme».
«Ribadisco quanto già detto: in merito ai problemi importanti, quali la Sanità o anche la riforma elettorale, si può ragionare di larghe intese», osserva Gianfranco Moretton, capogruppo dei Ppi Margherita. «Sulla base di proposte serie, che consentano a questa Regione di salvarsi dai ricatti leghisti, e anche sulla base del senso di responsabilità nei confronti dei cittadini. Siamo ancora in tempo per predisporre qualche intervento decoroso».
Non è d'accordo, invece, il diessino Giorgio Mattassi. «Le opposizioni non possono farsi carico delle contraddizioni della maggioranza. Proporre cose del genere significa rinunciare a sperare nella democrazia dell'alternanza, accettare la stabilizzazione di un regime, la politica bloccata che ha già fatto tanti danni. Equivale praticamente ad affermare che non c'è alternativa alla Cdl». Lavorare insieme potrebbe essere possibile solo di fronte alla resa del centrodestra, conclude il consigliere della Quercia: «Se non sono in grado di governare, di fare le riforme, lo dicano. E allora sarebbe ipotizzabile una soluzione istituzionale di fine quinquennio che affronti il nodo delle riforme mancate preparando, per la prossima legislatura, la seconda fase della Regione, di cui tanti si riempiono la bocca a vuoto».
Luciano Santin