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Il Messaggero Veneto 16-06-2002

Della Valentina: partiti pigliatutto

L'imprenditore e il caso Finest: serve il contributo dell'impresa

PORDENONE - «Mi pare logico che nel comitato esecutivo di una società come Finest l'imprenditoria debba essere rappresentata». E invece no; Piero Della Valentina, presidente dell'Assindustria pordenonese, che nella precedente tornata occupava uno scranno nel sancta sanctorum della finanziaria per la collaborazione con l'Europa centro-orientale in rappresentanza della Federazione degli industriali regionali, è per il momento uscito dalla rosa dei papabili. Il suo posto è infatti conteso dalla maggioranza che reclama una rappresentanza paritaria nella divisione delle poltrone. I tre maggiori partiti della Cdl - Forza Italia, An e la Lega aggiuntasi, pare, all'ultimo momento - hanno infatti congelato le nomine, non trovando l'accordo su quale dei tre avrebbe dovuto fare un passo indietro in favore degli industriali. Oppure no.

È questa la "ragione tecnica" invocata dal portavoce del presidente Tondo, Colautti, a giustificazione di una designazione monca. Una ragione che il presidente Petiziol ha dal canto suo minimizzato: l'operatività della finanziaria - ha precisato - non ne viene intaccata, essendo stata messa in sicurezza con la nomina degli altri membri del comitato. L'altra settimana ne sono stati infatti nominati cinque, di cui due in rappresentanza del Veneto e uno di Simest, l'omologa nazionale di Finest. Anche nel caso del Veneto, nessun rappresentante degli industriali; quello che c'era, Luca Serena, ha dovuto anche lui cedere il passo al debordare dei partiti.

I nodi di Finest arriveranno al pettine lunedì 24 quando si riunirà il pletorico consiglio di amministrazione della finanziaria (17 consiglieri contro la ventina di dipendenti della società). L'ordine del giorno prevede infatti il completamento del comitato esecutivo e la nomina del consigliere delegato. Su quest'ultimo ruolo i giochi sono ancora aperti: se nella precedente tornata è stata individuata soltanto una delega - ad Alessandro Colautti fu affidato lo sportello per l'internazionalizzazione - questa volta se ne potrebbero "inventare" due. Se non nega un nesso tra l'accantonamento di Luca Serena e la sua "emarginazione", Della Valentina esclude però una continuità con l'esclusione dal Mediocredito del cavaliere Andrea Pittini, presidente degli imprenditori regionali. Anche in quel caso, per fare posto a un rappresentante della maggioranza (An). Della Valentina nno si lascia però irretire dalle polemiche. «Penso - spiega - che la Regione abbia cose più importanti da fare» che non quella di mettere il naso nel consiglio di una partecipata. Sottolinea tuttavia che, nomi a parte, una rappresentanza imprenditoriale svolge un ruolo utile «di trasmissione, di riflessione e di informazione» tra il mondo industriale e la politica. «Non in una logica alternativa - osserva - ma in una di coerenza con l'obiettivo di internazionalizzazione caro alla finanziaria».

Come noto, Finest ha marcato nell'ultimo triennio un trend fortemente ascendente. Gli impegni si sono triplicati, le occasioni di business moltiplicate. Di conseguenza, anche le critiche in passato abbondanti si sono attenuate. A questo riguardo il presidente degli industriali pordenonesi contesta i dubbi e i giudizi del capogruppo della Margherita in Consiglio regionale, Gianfranco Moretton. Quest'ultimo aveva sospeso il giudizio sulla qualità delle operazioni di Finest in attesa di vederne i risultati tra due anni. Non esclusi «bagni di sangue». «Moretton - argomenta invece Della Valentina - si documenti: Finest è un'azienda che non segue logiche politiche nella sua operatività. Una cosa è il dibattito sulla struttura di comando della società, altra cosa quello sull'efficacia della sua azione. Inoltre, Finest non fa "venture capital". Ha dinamiche diverse. Certamente - ammette Della Valentina - ha ancora delle lacune nella sua operatività; ma di certo non è allo sbando e non ha dato i soldi a caso».