Il Messaggero Veneto 29-06-2002
Il partito si ricompatta e conferma la fiducia a Romoli. Ipotesi per eliminare il ballottaggio nei Comuni
Forza Italia pensa a una legge presidenzialista per scongiurare la consultazione
di TOMMASO CERNO
UDINE - Le due anime di Forza Italia, Ferruccio Saro e Michelangelo Agrusti, fanno la pace e dichiarano guerra congiunta al centro-sinistra con un piano "segreto" destinato a scatenare la polemica politica: predisporre subito una nuova legge voto che preveda l'elezione diretta del presidente e del vicepresidente della Regione, affiancata dalla riscrittura delle regole per i Comuni con più di 15 mila abitanti, dall'eliminazione del ballottaggio anche a Udine e da maggiori poteri attribuiti al consiglio comunale.
Logica conseguenza, secondo i vertici azzurri, la sospensione "in corsa" del referendum popolare promosso dall'Ulivo, «una volta che il governatore sarà scelto comunque dal popolo». Ma non basta: entro pochi giorni sarà ufficializzato il nome del candidato del centro-destra alle regionali del 2003 e la convergenza sul presidente Renzo Tondo prende quota. Anche se attende il via libera definitivo degli alleati.
Questo il meccanismo ideato da Forza Italia per disinnescare la miccia Illy (e Cecotti a Udine) siglato giovedì notte nell'Isontino insieme a quella che nel partito già chiamano la "pace di Gorizia", tra i due coordinatori provinciali di Udine e di Pordenone Saro e Agrusti, che ha disteso il clima di polemiche delle scorse settimane. La ritrovata unità del partito, almeno sulla carta, rilancia dunque l'idea di evitare in tutti i modi il referendum popolare dopo la consegna di oltre 52 mila firme. Secondo i forzisti regionali «una scelta automatica, come avviene già a livello nazionale, una volta che l'obiettivo dell'elezione diretta indicato dal popolo con le firme raccolte dai comitati si raggiungesse senza spendere 6 milioni di euro di denaro pubblico».
Fantapolitica? Boicottaggio? Strategie per scongiurare una sconfitta elettorale nel 2003, ombra lunga della disfatta di Gorizia? Fatto sta che gli incontri con la Lega nord sono già iniziati ieri mattina e proseguiranno con i partiti del centro-destra, Udc compreso, secondo un fitto calendario. L'idea di Forza Italia è andare uniti di qui in avanti, con il rilancio dell'amministrazione Tondo e con una legge elettorale capace sì di eliminare lo "strapotere" dei governatori ma anche di riformare i Comuni e, nello stesso tempo, evitare che il centro-sinistra possa impugnare l'arma del referedum avviando una campagna elettorale anticipata sotto le insegne di un Riccardo Illy che il borsino politico regionale dà sempre più forte e temuto. Illy che comunque, a giorni, troverà il candidato della Cdl in campo. Ma il sipario si apre anche sulle elezioni comunali di Udine del 2003: una riforma del sistema di voto a Udine, sfilata al centro-destra per due volte di fila prima dall'Ulivo ante litteram di Enzo Barazza poi da Sergio Cecotti, annullerebbe le possibilità di qualsiasi terzo polo, compreso quel "fattore Cecotti", forte al secondo turno ma debole nel maggioritario secco, che sbaragliò Palazzo d'Aronco alle ultime comunali.
Tutto quadrerebbe, insomma, compresi gli appetiti verso il seggio da vicepresidente della Regione, incarico che uscirebbe rafforzato dal mandato popolare. Così come la rinnovata fiducia al coordinatore regionale Ettore Romoli allontana il dibattito sul dopo-Antonione, con molti azzurri ancora scettici sulla reale volontà di dimissioni del sottosegretario agli esteri triestino e coordinatore nazionale del partito che, lunedì a Udine, siederà al vertice della Casa delle libertà con i big nazionali della coalizione, proprio per valutare questo progetto e darne l'eventuale benedizione. La battaglia è dunque aperta. E dal centro-sinistra le polemiche non mancano, pronto com'è l'Ulivo ad ingaggiare una corsa alle urne e a portare a casa con il consenso popolare quell'elezione diretta del governatore che il centro-destra vuole invece introdurre a colpi di aula consiliare, accordi allargati e patti politici.