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Il Piccolo 16-12-2001

VEGLIA
Interesse della ungherese Mol, controllata dai signori del petrolio di Mosca, per la struttura di Castelmuschio

L'oleodotto piace ai «boss» russi

Il progetto è di farlo diventare il terminale del greggio dei pozzi del Caucaso

FIUME - Sarà forse pura coincidenza, ma la recente visita a Mosca del vicepremier con delega per l'economia, Slavko Linic, sembra avere smosso il coperchio del calderone in cui da tempo sta bollendo il ricco minestrone di interessi legati alle forniture al mercato europeo di petrolio e metano estratti dall'area caucasico-caspica.

Al soggiorno moscovita dell'ex sindaco di Fiume ­ ufficialmente per liquidare le pendenze ereditate dall'ex Jugoslavia nei rapporti con l'ex Urss ‹ hanno improvvisamente fatto da contorno indiscrezioni trapelate a Zagabria su un repentino risveglio dell'interesse della ungherese Mol per l'acquisizione del pacchetto azionario di maggioranza dello Janaf (Oleodotto adriatico che si diparte dall'isola di Veglia) e per l'annunciata privatizzazione della Ina, la compagnia petrolifera di Stato croata che detiene un consistente stock di azioni della pipeline. Il tutto non assumerebbe, in definitiva, contorni tanto rilevanti se non fosse per il fatto che a controllare la magiara Mol è da qualche tempo la nuova oligarchia del petrolio russa, sempre più saldamente agganciata alle multinazionali Usa quali Texaco, Standard Oil, Exxon, ecc. >Per dirla in breve, il «sottosistema» Mol-Ina-Janaf potrebbe rientrare in una partita assai più estesa e complessa, che trapela a grandi linee dallo stesso Patto di stabilità per i Balcani e in cui la regione viene prefigurata come «ingranaggio di trasmissione» per collegare il mercato euro-occidentale alle riserve energetiche (petrolio e gas) del bacino caucasico-caspico. Un disegno che poggia sul cosiddetto Sistema dei Tre Mari (Caspio, Mar Nero, Adriatico), più o meno ispirato alla geopolitica energetica Usa e che ha attinto nuova linfa dal recupero dell'attuale Federazione jugoslava dopo la consegna di Milosevic al Tribunale dell'Aia. È appunto, il «recupero» della Serbia senza più «Slobo» che consente il ripristino della continuità territoriale sul tracciato dal Caspio al mega-terminal presso Novorossijsk e da qui, attraverso il Mar Nero con un viavai di petroliere, fino al porto romeno di Costanza per proseguire quindi per Serbia e Croazia, con probabili futuri allacciamenti per Slovenia e Italia (Oleodotto transalpino). Il che riporta nel dovuto rilievo proprio lo Janaf e i suoi due rami: verso nord (Ungheria) e verso est (fino alle porte di Belgrado). Un quadro nel quale resterebbe da completare unicamente la congiunzione fra Serbia e Romania, nonché far diventare «bidirezionale» lo Janaf stesso.

Operazione per la quale la Croazia sembra già aver individuato le fonti per un finanziamento di 25 milioni di dollari. Da qui l'assenso del ministro russo dell'Energia a portare dagli iniziali 5 a non meno di 8 i milioni di tonnellate il greggio caspico-caucasico da far transitare sul percorso suddetto (progetto Druzb-Adria). E da qui, tornando all'inizio, anche il rinnovato interessamento Mol per lo Janaf e il suo terminal nel Quarnero a Castelmuschio (Omisalj), sull'isola di Veglia. Il tutto mentre fanno capolino anche i primi conti sul valore patrimoniale di Ina e Janaf: per la prima le stime andrebbero da un miliardo a 700 milioni di dollari; per il secondo sembrano invece aggirarsi sui 390-400 milioni.

r. f.