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Il Piccolo 13-06-2002

Dopo il monito lanciato da Anna Illy sui rischi di una progressiva scomparsa delle imprese dal tessuto economico locale

Nuove industrie, il sindacato si divide

Cgil e Uil spingono per un progetto, più caute (e vicine al Comune) Cisl e Confsal

«La cosa fondamentale è presentare un progetto complessivo per quest'area che unisca tutti i settori, non solo quello turistico o commerciale». Il giorno dopo l'assemblea degli Industriali, dove la presidente Anna Illy ha lanciato un fermo monito sui rischi di «indebolire» il settore produttivo a favore di quello dei servizi, arrivano le reazioni dei sindacati. Che non sono tutte univoche: Cgil e Uil sono per lo sviluppo dell'industria, la Cisl rimane defilata, mentre la Confsal, sostiene le posizioni del sindaco Roberto Dipiazza, che alla platea degli imprenditori ha suggerito, vista la carenza di spazi presenti in città, di puntare su aree vicine per i nuovi insediamenti, come quella di Monfalcone.

Ma per Waldy Catalano, leader locale della Cgil «il problema è di presentare un progetto complessivo, una politica di sviluppo che unisca tutti i settori, industria, porto, commercio e turismo». E Monfalcone? «Non è sbagliato - suggerisce - guardare a un'area più vasta, magari in un'ottica di area metropolitana allargata. Ma è controproducente contrapporre i vari settori, mettere in discussione quello industriale in particolare». E non c'è soltanto il problema della Ferriera, e del suo impatto ambientale (posto che la tutela della salute dei cittadini, afferma Catalano, non è in discussione), ci sono anche i punti di crisi come l'Alcatel, la Telit o la Wartsila. «Siamo in una fase di transizione - ricorda Catalano - è quindi un momento importante nel quale non va trascurato alcune settore dell'economia cittadina».

Sui progetti della giunta comunale, la Cgil ritiene poi che «l'idea che va sostenuta è quella di un Sistema Trieste che punti a un turismo di qualità», specie in considerazione dei poli museali presenti in città. Più defilata la posizione della Cisl, che per bocca del suo segretario Paolo Coppa, rileva che «c'è il solito rebus, chi vuole più industria e chi ne vuole di meno. Noi diciamo che ci vuole un'industria più equilibrata. Ogni esagerazione - aggiunge - troverà l'opposizione sindacale».

Su posizioni vicine a quella del Comune, il rappresentante della Confsal. «Certo - sostiene Filippo Caputo - l'industria crea lavoro e ricchezza. Tuttavia se si vuole fare turismo, evidentemente l'industria dà fastidio. Ma Dipiazza non è contro l'industria. Il sindaco è contro quegli impianti come la Ferriera, perché inquinano. Ben vengano quindi, i nuovi insediamenti, ma quelli di piccole e medie dimensioni». Di parere diverso Luca Visentini, segretario della Uil provinciale, secondo cui «un conto è dire che non si devono insediare industrie inquinanti, su cui siamo tutti d'accordo. Altro problema è invece creare nuovi impianti ad alto impatto ambientale»

La «ricetta» di Visentini è quindi quella di puntare sull'industria specializzata, sull'alta tecnologia (favorita qui a Trieste dai molti soggetti che si occupano di scienza e ricerca), avendo come prospettiva finale quella di creare un distretto industriale, sul modello di quelli sorti in Friuli. E annuncia: «Scriveremo alla Illy e al sindaco, affinché sia riconvocato al più presto un tavolo sul patto territoriale».

a.r.