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Il Messaggero Veneto 02-07-2002

La riforma elettorale rilanciata da Forza Italia al centro del summit dei vertici della Destra ieri a Udine

An, nuova legge dopo il referendum

Il partito di Fini lascerà libertà di voto: siamo presidenzialisti e il Tatarellum non dispiace

di TOMMASO CERNO

UDINE - La corsa del centro-destra per evitare il referendum promosso dall'Ulivo si ferma allo "stop" alzato dai vertici politici di Alleanza nazionale. A destra, infatti, tutti sono pronti a dare libertà di voto ai propri elettori e a discutere di eventuali migliorie da apportare al Tatarellum, il sistema delle regioni ordinarie, solo dopo l'esito delle urne. Intanto l'accordo dentro la Cdl sulla riforma generale delle regole di voto per i comuni deve mediare tra le esigenze anti-terzo polo di Forza Italia e l'idea di eliminare il limite di mandato dei sindaci, più cara al Carroccio. Con il sindaco di Udine Sergio Cecotti che liquida il dibattito aperto dai forzisti con un seccato «no comment».

I vertici del partito di Fini sono dunque pronti a una campagna referendaria in sordina, così come deciso ieri pomeriggio all'incontro con il responsabile nazionale per le regioni, Carmelo Briguglia, dai parlamentari e dai vertici regionali di Alleanza nazionale, che rilanciano l'elezione diretta del governatore come soluzione migliore e auspicata da tempo. Nessuna accelerazione, però, viene da destra dove si prefigura «una campagna in vista della consultazione popolare sulla legge voto - spiega il caprogruppo in regione, Adriano Ritossa - che servirà a rilanciare le posizioni presidenzialiste del nostro partito, così come sempre è stato, e a spiegare ai nostri elettori per quali ragioni, all'epoca della riforma elettorale a marzo, abbiamo votato per l'indicazione del presidente, che allora era la migliore soluzione percorribile».

Il Tatarellum non dispiace, comunque, alla Destra regionale, «intanto perché è una legge maggioritaria e i cittadini scelgono il governatore - aggiunge Ritossa - poi perché, come dice il nome stesso, è una legge che sentiamo vicina al nostro spirito. Certamente i margini di adueguamento alle mutate esigenze dello schema politico ci sono, ma le porteremo in aula dopo l'esito della consultazione». E se la questione aperta a centro-destra sulla riforma generale delle regole di voto per Regione e comuni sembra destinata ad avviare un dibattito interno, An si dice disponibile a iniziare la discussione della riforma da subito, rinviando però a dopo il referendum ogni azione legislativa. «Anche sui ballottaggi nei comuni - aggiunge Ritossa - servirà aprire un confronto, che può partire anche subito».

Ed ecco il problema: una nuova riforma delle regole del voto dovrà essere globale, e prevedere novità anche per i comuni superiori ai 15 mila abitanti. Tasto dolente per la Lega Nord udinese, tanto che il sindaco Sergio Cecotti nemmeno commenta l'ipotesi anticipata dal nostro giornale di introdurre il turno unico. Perplessità però ce n'è, sia dal segretario cittadino Enzo Bassi che dal consigliere regionale Maurizio Franz che chiede che la proposta sia vagliata da tutti i massimi organi del partito in regione: «Ho delle perplessità - aggiunge - sembra l'ennesimo tentativo di Saro di normalizzare Udine e risolvere gli equilibri interni al partito».

Equilibri che, in effetti, si giocano sul filo: se a Forza Italia la rivoluzione nelle regole di voto per i capoluoghi non dispiace anche perché ostecolerebbe il terzo Polo, tanto quello di Cecotti quanto quello di Renzulli, il nodo della questione è far quadrare l'esigenza della Lega Nord di abolire il limite di mandato dei sindaci e di ridare potere ai consigli comunali e regionale (care al segretario Zoppolato) con l'ipotesi di eliminare i ballottaggi uscita dal vertice segreto di Forza Italia giovedì scorso, e che potrebbe trovare concretezza al summit di Roma previsto questa settimana.