Il Piccolo 06-02-2002
Le prime indiscrezioni fanno già discutere. Il confronto in Consiglio comunale si preannuncia incandescente
Nel regolamento si parla anche di dotazione di giubbotti antiproiettile, caschi e scudi di protezione
Vigili urbani con la pistola, preparati a difendere la propria e l'altrui incolumità sfoderando un'arma? Dopo tante prese di posizione teoriche, anche per il consiglio comunale si avvicina l'ora della verità. L'ipotesi è infatti prevista nel nuovo regolamento della polizia municipale del Comune di Trieste, che l'assessore Enrico Sbriglia ha trasmesso ieri alle circoscrizioni e alle organizzazioni sindacali e che nelle prossime settimane passerà al vaglio dell'assemblea di piazza Unità. La disciplina è ancora in bozza, ma le prime indiscrezioni sui suoi contenuti fanno già discutere. Scontate le pesanti perplessità dell' opposizione di Centrosinistra così come il placet del gruppo di An, compatto intorno all'iniziativa del «suo» assessore, la previsione di agenti armati apre invece interrogativi all'interno di Forza Italia, più cauta nel pesare i contraccolpi sociali e, perché no, anche economici, delle nuove dotazioni previste per i vigili.
Nel lungo e complesso articolo 38 della prima stesura del regolamento, infatti, non si parla solo di armi da fuoco, ma anche - in presenza di particolari situazioni operative ed eventi - di giubbotti antiproiettile, caschi, scudi di protezione, che verranno custoditi al Comando e forniti agli agenti in caso di necessità. Una «militarizzazione» dei vigili urbani che molti giudicano incompatibile sia con il ruolo, sia con l'organizzazione del Corpo. Dove prendere i soldi necessari ad impiantare quel complesso apparato di sicurezza, e di costante controllo, in cui organizzare agenti armati? Il confronto si apre ora, ma promette scintille.
Che cosa dice, allora, questo art. 38 - «dotazioni» - della nuova disciplina? La stesura si rifà al regolamento del ministro degli Interni dell'87, n. 145, che riguarda l'armamento della polizia municipale: «Gli appartenenti al Corpo, ai quali è conferita la qualità di agente di pubblica sicurezza - si legge - sono dotati di arma da fuoco individuale.... Ad essi è data facoltà di portarla anche fuori dal servizio, purchè nell'ambito territoriale di competenza... Gli stessi hanno l'obbligo di portarla seco se incaricati di particolari servizi che li espongano a possibili pericoli, nonché per salvaguardare l'altrui incolumità». I comma successivi dell' articolo specificano ulteriormente: «I servizi armati sono quelli di pronto intervento, quelli svolti in orari notturni o per ordine pubblico, quelli di vigilanza e scorta necessari per l'espletamento di attività e compiti istituzionali del Comune e di servizio di polizia di quartiere appiedata o motorizzata».
Ma l'arma non è destinata solo ai volontari, come inizialmente chiedevano alcuni degli stessi esponenti di maggioranza. L'assessore Sbriglia chiarisce: «Tutti i vigili urbani verranno dotati di pistola, le cui caratteristiche saranno oggetto di discussione in aula: dovrà essere compatibile con quella delle altre forze dell'ordine, ma di impatto meno " distruttivo". La pistola fa parte della dotazione individuale e sono previsti nel regolamento i servizi dove averla con sè è obbligatorio. Negli altri casi saranno i vigili, singolarmente, a decidere se portarla o no. L' amministrazione ha l'obbligo di assicurare a tutti gli agenti la massima tutela, non può discriminare tra un servizio e l'altro o esporsi al rischio di essere attaccata per non aver messo tutti i suoi vigili nelle stesse condizioni di sicurezza».
Per avere l'arma - sempre a rigor di regolamento - bisognerà superare un esame di idoneità psico-fisica e un corso di addestramento. Il provvedimento di assegnazione da parte del sindaco prevede una revisione annuale dell' idoneità, con conseguente comunicazione al prefetto. Si imparerà a usare la pistola nel corso iniziale di formazione professionale e, in seguito, si dovrà sottostare ogni sei mesi ad esercitazioni che comprovino la costante abilità all'utilizzo dell'arma. Ogni due anni, poi, altri esami psico-fisici per tutti gli agenti.
La pistola potrà essere portata a casa («per le forze di polizia - spiega Sbriglia - è un obbligo il fatto di averla sempre con sè») o custodita in armadi blindati e presidiati da telecamere, di cui l'amministrazione dovrà dotare distretti e Comando. Anche l'armeria - promette l'assessore, prevenendo le critiche di quanti ci vedono una spesa poco conciliabile con le attuali ristrettezze di bilancio - sarà assolutamente «contenuta». Nessuna «Santa Barbara» in viale Miramare, insomma. Quanto ai giubbotti antiproiettile, ai caschi, agli scudi di protezione, alle bombolette di spray paralizzante e agli sfollagente, si tratta di un armamentario da consegnare solo su disposizione del Comandante dei vigili, in particolari situazioni operative. Le auto impiegate nel pronto intervento, invece, saranno dotate di almeno due giubbotti antiproiettile, di due sfollagente e altrettanti caschi, e di un metal detector portatile.
Vigili prossimamente «pistoleros», dunque, sia nei pattugliamenti notturni, che in strada, o all'uscita delle scuole? L'assessore Sbriglia pare infastidito dall'enfasi sulle armi («una questione di ragionevolezza - dice - come il bisturi per un chirurgo...») e preferisce sottolineare altri aspetti del regolamento. A cominciare dall'articolo 4, che prevede un comitato comunale per la sicurezza cittadina (di cui faranno parte sindaco, assessore, comandante dei vigili, presidenti di circoscrizione ed esperti nominati dall'amministrazione), con il compito di indicare alla polizia municipale particolari aree di «crisi» su cui orientare l'azione. O l' introduzione di «unità cinofile» per scoraggiare lo spaccio, e ancora l' esternalizzazione della rimozione auto, o il maggiore impiego degli «ausiliari del traffico» per multare gli automobilisti indisciplinati, in modo da poter utilizzare i vigili in altri compiti di sicurezza e prevenzione.
Il Centrosinistra non pare affatto convinto e si prepara alla battaglia degli emendamenti. «I vigili urbani - commenta il consigliere dei Ds Fabio Omero - non hanno alcun collegamento informatico con le banche dati di polizia, carabinieri, guardia di finanza... Così un agente può fermare di notte un malvivente ricercato e non sapere neanche con chi ha a che fare. Prima che alle armi, bisognerebbe pensare a dotare i vigili di questo tipo di supporti, realizzando un coordinamento con gli altri Corpi. Direi che il problema più grave è proprio la mancanza di informazioni». L'assessore Sbriglia rilancia: «La dotazione di armi avverrà in maniera graduale. I costi? Non mi spaventa dover attingere ad altre risorse. Anzi - conclude - mi preoccupano piuttosto le iniziative a costo zero».
Arianna Boria