Il Piccolo 19-01-2002
Il dibattito innescato anche dall'uso del metadone
Alcune settimane fa il direttore del nostro carcere e assessore comunale di Alleanza nazionale, Enrico Sbriglia, ha pubblicato su «Il Piccolo» (e in coincidenza con un annunciato nuovo corso del governo Berlusconi in tema di droga) un articolo che salutava con entusiasmo una «diversa strategia per combattere la tossicodipendenza dopo decenni di fallimenti... in questi anni di folli riduzioni del danno» e auspicava inoltre «che il metadone e tutti gli altri veleni ritornino nell'inferno dal quale sono usciti».
L'articolo ha suscitato una serie di interventi, fra i quali alcuni, sofferti, da parte di chi si era imbattuto nella tossicodipendenza e che era stato aiutato dal metadone e quello di un gruppo di impegnati medici che trattano, quando necessario, alcuni dei loro pazienti tossicodipendenti con metadone. Infine quello del consigliere comunale dell'Ulivo, Fabio Omero, che ha invitato tutti a liberarsi da preconcetti ideologici e ha invitato l'onorevole Menia e l'assessore Sbriglia a rileggersi il documento della Commissione igiene e sanità del Senato del settembre 2000. La commissione, alla quale ho attivamente partecipato per cinque anni, ha pubblicato un importante documento sulle modalità e sui risultati degli interventi nella lotta alle tossicodipendenze in Italia e all'estero (Amsterdam, Francoforte, Zurigo, Lisbona, Madrid) e la stesura finale è stata approvata all'unanimità (Alleanza nazionale compresa).
L'indagine ha messo a fuoco le problematiche del fenomeno tossicodipendenza che, coinvolgendo vari soggetti nella loro complessità, presenta approcci e percorsi che possono essere diversi a seconda dei Paesi, delle culture e delle personalità delle persone affette. Non si tratta dunque di scegliere, in maniera ipersemplificata, fra metadone sì e metadone no, ma piuttosto di ricordare la necessità di affrontare senza pregiudizi delle complesse problematiche. Alcune di queste sono state discusse e riferite nel documento citato e cioè: - accanto alle droghe tradizionali è aumentato l'uso delle droghe sintetiche, che pongono nuovi problemi in quanto vengono percepite spesso come poco rischiose; - scarso è l'impegno in tema di prevenzione primaria, anche se in alcuni Paesi (ad esempio in Olanda) è previsto nelle scuole un insegnamento sistematico denominato «prenditi cura di te stesso», mentre sono contemporaneamente operativi progetti di prevenzione rivolti ai giovani considerati maggiormente a rischio.
Anche in Spagna si sta compiendo uno sforzo di prevenzione, cercando di creare (scuola, mass-media) una cultura alternativa alla droga e di educare gli adolescenti a stili di vita salutari. Attività di prevenzione si sono realizzate anche nel nostro Paese, in particolare nelle scuole, o in alcuni casi all'entrata delle discoteche. Per quanto riguarda il grave problema della tossicodipendenza da eroina (il cui uso è in Olanda attualmente minoritario rispetto ad altri tipi di droga) vi sono in Olanda, Germania e Svizzera vari approcci, quasi sempre di lunga durata, sia ambulatoriali sia domiciliari, che comprendono psicoterapia, riabilitazione e si avvalgono, almeno in una prima fase, del supporto del metadone. Tale farmaco si è rivelato efficace nel ridurre il consumo di eroina, la trasmissione delle malattie correlate e i fenomeni di criminalità. Il metadone è largamente usato anche in altri Paesi come Germania e Spagna (60 mila tossicodipendenti in trattamento in Spagna). Naturalmente il metadone non cura la malattia ma è di aiuto a chi non è riuscito a mantenersi in un programma libero dalla droga, migliora le relazioni familiari, lo stato di salute e può permettere il ritorno a un'attività lavorativa.
Cauti supporti, scetticismi, decise affermazioni di inaccettabilità hanno suscitato i programmi di distribuzione controllata di eroina. Tale tipo di trattamento, introdotto in base a una legge del 1998 in Svizzera, deve essere considerato ancora sperimentale. Da notare però che esso è stato realizzato solo in tossicodipendenti (circa 800 nell'intera Svizzera) che non risultano altrimenti integrabili e con delle caratteristiche ben definite (ad esempio due trattamenti terapeutici falliti, gravi deficit a livello psichico, sanitario e sociale, impegno ad accettare regole nello stile di vita, ecc.). Secondo i responsabili il programma di eroina è in linea di principio orientato all'astinenza, anche se naturalmente fino al momento della decisione di iniziare un trattamento disintossicante esso ha lo scopo concreto di ridurre i danni connessi al consumo di eroina. Gli interventi nei tossicodipendenti devono mirare al recupero globale della persona e al reinserimento nella società. L'esperienza di questi anni ha chiaramente dimostrato l'illusorietà di una «società senza droga» come pure il fatto che ci sono dei tossicodipendenti che non intendono o non «possono» smettere. Esiste in particolare una percentuale di persone nelle quali la tossicodipendenza è di antica data e nelle quali il ritorno a una vita normale è molto difficile, se non utopico. Ma anche queste persone devono venire aiutate mediante una serie di azioni concrete, comunemente classificate come azioni per la «riduzione del danno».
L'indagine citata dal Senato ha infine richiamato l'esigenza fondamentale, e finora insoddisfatta, di disporre a livello di dati attendibili e paragonabili, concernenti i risultati conseguiti con i vari programmi di riabilitazione, recupero e inserimento. Un aspetto positivo infine riscontrato è stato il buon livello di collaborazione tra servizi pubblici e comunità terapeutiche private, anche se i primi assicurano principalmente attività di assistenza sociosanitaria e di riduzione del danno mentre le comunità private sono piuttosto orientate su programmi di recupero e inserimento. È stata in ogni caso ribadita la necessità che per affrontare un problema così difficile e complesso da un punto di vista umano, sociale, psicologico e medico è necessario disporre, al di fuori di ogni dogmatismo e preconcetto ideologico, di una vasta gamma di strumenti di intervento coordinati, cooperativi e solidali.
Fulvio Camerini