Ritorno al futuro
di Walter Mendizza
Il formidabile duo di due, la coppia manageriale Consorte e Sacchetti ha dato le dimissioni dalle prestigiose cariche di vertice nell'Unipol. Il fatto è avvenuto nella serata di ieri, a quanto pare, in seguito alle decisioni del C.d.A. della Holmo, la finanziaria delle cooperative italiane, che rappresenta ormai un giro d'affari di oltre 45 miliardi di euro l'anno.
Sorprende non poco la repentina fuoriuscita di scena di coloro che hanno fatto grande l'Unipol, che l'hanno trasformata, che l'hanno portata a più elevati standard di capitalizzazione. Sorprende non poco, dicevo, non tanto e non solo perché gli indici patrimoniali della compagnia sono (o erano?) di tutto riguardo, ma soprattutto per le ambizioni di scalata che sono a dir poco spropositate se si tiene conto dei natali che diedero lustro alla società, cioè di quelle che furono le modeste origini proletarie di questa compagnia assicurativa, nata per gestire le povere polizze dei lavoratori.
Ora, gli esponenti di spicco dei DS (Vannino Chiti & Co.), da vetero comunisti si atteggiano davanti alle TV di Berlusconi a vetero moralisti rinnegando il gatto e la volpe, cioè il due di due Consorte e Sacchetti. L'Unipol non si fermerà nella rutilante strada dell'Opa alla Bnl ed è pronta ad adeguarsi alle richieste della Consob. Quindi, scalino dopo scalino, oggi si scala la BNL, domani chissà... chi può mettere limiti all'immaginazione? Magari si può pensare di scalare la banca del padrone, la Mediolanum, che nell'immaginario collettivo post comunista potrebbe essere abbandonata da un Berlusconi in fuga, dopo l'eventuale disfatta politica della prossima primavera.
Peccato però, se i giudici non avessero messo il becco e le orecchie nelle intercettazioni telefoniche, forse l'Unipol avrebbe potuto partecipare al salvataggio della prestigiosa Credieuronord, salvataggio promosso anche dalla Banca Popolare di Lodi che fu di Fiorani, contribuendo così a salvare la prima, unica ed ultima banca padana della storia del Paese.
Peccato però che queste straordinarie e potenziali e sofisticate geometrie finanziarie, siano morte sul nascere e le ardite quanto temerarie scalate di banche e gruppi, non si sia potuto svolgere con un Consorte ancora in carica, magari sotto lo sguardo benevolo di Antonio Fazio e insieme a nomi di prestigio del salotto quasi buono della finanza italiana: Gnutti, Fiorani, Bruni, ecc.
E' proprio vero che gli affari riusciti non sono mai sporchi. Per poco questi affari non riuscivano. Peccato perché il gioco di prestigio stava per avverarsi. Il mago Zurlì delle finanze stava per conseguire l'effetto totale in un clamoroso gioco di acquisizioni, di vendite, di ri-acquisto e di ri-vendita. Un mondo fatto da una delle più intricate catene di controllo della finanza contemporanea: Ariete, Holmo, Finsoe, Unipol, Finec, ecc. con un andamento non verticale ma circolare. Holmo, è controllata all'80% dalle coop e al 20% da Ariete, che insieme a Montepasschi di Siena, controlla Finsoe, che controlla Unipol. Holmo ha però con Montepaschi un patto parasociale che prevede un diritto di prelazione sulle azioni Finsoe... in una neverending story.
Insomma, ormai stiamo andando vero un mondo fatto di plusvalenze azionarie, di consulenze milionarie, di opere d'arte, di mobili antichi, di seni siliconati, che va ben oltre ogni immaginazione e ben oltre il vecchio capitalismo degli Agnelli e dell'asfittico provincialismo italiano del secolo scorso. Un ritorno al futuro
Walter Mendizza 31/12/2005
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