WALTER MENDIZZA:
IL RIGASSIFICATORE E L'AVIARIA
Ormai da tempo nella nostra provincia si parla del rigassificatore. Purtroppo se ne parla sempre in maniera ideologica e non in termini economici o ecologici (termini che hanno la stessa radice "eco" proveniente dal greco oikos che significa casa, abitazione). Come in altri posti di Italia si ribadisce con chiarezza che il nostro territorio "vuole" una diversa economia centrata sul porto e considera il rigassificatore incompatibile con tale progetto. Le persone di buona volontà, purtroppo, rimangono indifferenti e a volte sembrano anche compiacenti verso i propri concittadini che si organizzano per fare i comitati per il no. Infine, alla maggioranza qualunquista non interessa nulla e restano ad osservare in modo svogliato e fiacco il nascere di queste prime associazioni per il no. Come in Val di Susa per la TAV. Centinaia di cittadini respingono quindi il rigassificatore ma nessuno sa bene perché. Sono poche le voci che si alzano per fermare questo poltronismo nonsepolista. Abbiamo decine di industrie che contaminano ma le lasciamo stare per indifferenza e per indolenza, tanto, ci sono già; una disaffezione che però si riscatta se una nuova industria si vuole affacciare sul nostro territorio: allora reagiamo con stizza e diciamo NO, come se questo "no" fosse anche in nome e per conto di tutte le altre che non possiamo toccare; come se volessimo fargliela pagare per tanta temerarietà. Invece questa negazione che diamo con intensa leggerezza è un "NO" intriso di ideologismo ecologico. E' un "no" ideologico che ha la stessa natura del "no" che abbiamo dato ad esempio all'eolico (non dico al nucleare: tema tabù nonostante siamo circondati da decine di centrali a pochi chilometri da noi) ma per l'eolico, si diceva, che l'impatto ambientale sarebbe stato devastante; oppure il NO al fotovoltaico perché l'esperienza in Germania è stata fallimentare, oppure il NO alla geotermia perché sembra una risorsa di nicchia come le biomasse... insomma, NO a tutto: ma si può sapere che diavolo vogliamo?
Poi veniamo a sapere che nel periodo 2001-2005 l'Italia è cresciuta mediamente dello 0,7 per cento all'anno, laddove l'area euro è cresciuta del doppio e cioè dell'1,4%, ecco allora lo spirito italico che si sostanzia inveendo contro il governo (che era di centrodestra ma se fosse stato di centrosinistra era uguale) senza renderci conto che il vero problema risiede nel nostro atteggiamento umbratile e diffidente verso il progresso. E' questa la ragione che ci tiene fermi! Cosa aspettiamo per rendercene conto? La verità è che senza il progresso moriamo per davvero e moriamo tutti. Stiamo seduti su una bicicletta, costretti a muoverci perché se ci fermiamo cadiamo, eppure desideriamo stare fermi, siamo un popolo che si è messo a sedere decadente e rassegnato, tormentato dagli oscurantismi, dalle superstizioni e dalle paure della modernità.
Il problema più grande, la madre di tutti i problemi, è il mix di sovrappopolazione e carburanti fossili che stanno finendo, sicché l'unica soluzione che si prospetta è ridurre la popolazione mondiale almeno di un terzo, e dobbiamo farlo quanto prima. Il professor Eric R. Pianka, zoologo evoluzionista dell'Università di Austin (texas) il 3 marzo scorso, nella relazione che ha tenuto alla Texas Accademy of Science ha esordito deplorando l'antropocentrismo e l'idea che l'uomo occupi un posto privilegiato nel mondo. "Non siamo meglio dei batteri!", ha detto lo scienziato. La crescita della popolazione umana sta rovinando il pianeta e per salvarlo occorre che gli abitanti siano ridotti al 10%. Dopo aver lodato la politica cinese del figlio unico con sterilizzazione forzata, il professore ha detto che né la fame, né la guerra sono ormai efficienti allo scopo, dunque, "dobbiamo sterilizzare ognuno sul pianeta, se no, gli incoscienti erediteranno la terra". Secondo il prof. Pianka, l'ideale sarebbe una peste o una qualche forma di pandemia per uccidere rapidamente miliardi di persone. Uno studente gli domandò dell'influenza aviaria e lui: "magari scoppiasse, ma ancora non basterebbe". Qualcun altro chiese: "e l'Aids?". "Decisamente troppo lento... il primato dell'efficienza va all'Ebola che è straordinariamente letale e uccide in giorni, non in anni; ammazza il 90% degli infettati... purtroppo, l'Ebola ha il difetto di essere troppo letale: il virus uccide così rapidamente, da essere auto-spegnente. L'epidemia non riesce ad espandersi per la morte dei portatori entro poche ore. Per questo non è mai uscita dall'Africa Centrale".
Ecco dunque come stanno le cose. Vogliamo ancora fare manifestazioni per dire NO a tutto? In modo da non avere progresso, non avere ricerca, non avere gente che lavora, che produca ricchezza? Diremo NO al rigassificatore come abbiamo fatto con la ricerca sulle cellule staminali? O forse chi dice NO è qualcuno che vede lontano, una sorta di astuto seguace del prof. Pianka che ha in mente lo sterminio dei nostri anziani nel prossimo inverno, qualora la Russia ci dovesse dire niet all'esportazione del suo gas? Perché se è così, sappia che sta facendo un grande favore all'umanità. Altro che Ebola! Come per l'esercito di Napoleone, basterà il Generale Inverno. Certo, qualche lacrimuccia per il nonno che se ne va a miglior vita la spenderemo, ma in compenso saremo all'avanguardia d'Europa. Così come centinaia d'anni fa, l'Italia fu patria dell'illuminismo, anche stavolta daremo l'esempio e torneremo ad essere i primi della classe poiché saremo i primi a fare un passo avanti verso l'eliminazione degli anziani che, notoriamente, sono un costo per la società. Inoltre, così facendo aggiusteremo anche i conti pubblici: deficit e debito pubblico saranno sotto controllo e potremo guardare a testa alta gli altri paesi europei. Anzi, li guarderemo dall'alto verso il basso. Il mondo ci rispetterà: non ci sarà uno scadimento, un declino, una seconda decadenza dell'impero romano; anzi, ci sarà un risorgimento! Un bel inverno con aria gelida siberiana proveniente dagli stessi Paesi che non vorranno o non potranno rispettare i loro contratti ed il gioco è fatto! Miracolo! I conti pubblici saranno risanati. Allora che aspettiamo? Ma sì! Diciamolo questo NO! al rigassificatore! Diciamolo forte e chiaro e in coro: il rigassificatore non vogliamo, così i vecchi eliminiamo!
Questa è la prospettiva dell'arroccamento su posizioni medievali contro il progresso. E' dunque palese che in Italia c'è un problema che va risolto, il problema di un Paese che non ha fatto la rivoluzione liberale promessa e che oggi presenta una delle malattie economiche più rare che esistano: quella del bradipardo. Si tratta della sindrome del bradipo nello scattare in ripresa quando l'economia è in espansione e quella del ghepardo nell'andare in recessione quando, invece, l'economia non "tira" più. Che fare allora? O diciamo ancora NO alle innovazioni, alla ricerca, al progresso ed imbocchiamo la strada del prof. Pianka, oppure la soluzione non può essere che quella di immettere nel sistema più benzina liberale, più coraggio, più idee e più iniziative.
Forse è ora di cambiare registro ed incominciare a dire SI: SI alla TAV, SI al rigassificatore, SI alle riforme liberali, SI all'eliminazione degli ordini professionali, SI agli investimenti nella ricerca, SI ai Pacs, SI all'antiproibizionismo, SI all'esigenza anticoncordataria, un grosso SI alla difesa della laicità dello Stato e uno ancora più grosso alla difesa dei diritti civili ed a quella visione del mondo per cui non può esserci giustizia collettiva e progresso sociale senza il riconoscimento delle libertà individuali: non può esserci sviluppo senza democrazia, né democrazia senza sviluppo. Insomma, un SI grande, un SI convinto, un SI a tutto, anche al cambiamento delle regole del gioco, a cominciare da piccole cose come l'abolizione del valore legale del titolo di studio alle grandi cose come il battersi per la diminuzione demografica perché dobbiamo prendere coscienza che è la gente che impone al pianeta un danno permanente: nel 1991, il celebre Jacques Cousteau disse che "per stabilizzare la popolazione mondiale, dobbiamo eliminare 350 mila persone al giorno". Oggi probabilmente possiamo pensare che quella cifra fu data di gran lunga per difetto e sicuramente non basterebbe l'eliminazione di mezzo milione di persone al giorno oltre ai morti fisiologici. Poi aggiungeva: "E' una cosa terribile a dirsi, ma è anche peggio non dirla".
Questa è la nostra ricetta alla domanda "Cosa si può fare?". Posto che la democrazia agonizza se l'ambito individuale viene sottoposto a gravi limitazioni e per converso, se il privato viene limitato, allora l'economia entra in recessione, non c'è che un solo rimedio possibile: dire SI. Sì al progresso in tutti i campi, anche in quello dei diritti civili, poiché scindere i diritti civili dalle problematiche economiche relegandoli ad una funzione marginale è cosa dell'altro secolo, è una questione da confinare nel magazzino delle anticaglie. L'uomo per natura è libero e insofferente alle regole. Le regole però sono necessarie così come è imprescindibile il patto sociale. Non sono utili le chiacchiere moralistiche e le limitazioni gratuite ai diritti individuali. Il mercato è anche indispensabile, ma non è né un mito né un toccasana. E' ora di cominciare a formare la nuova generazione tentando di riparare i guasti dell'odio che a loro è stato infuso per l'economia, per la scienza, per il mercato, per la stessa libertà. Per non parlare della credenza acritica sul potere quasi magico delle televisioni o della loro presunta malvagità. La vera opposizione alla decadenza del sistema imperante in cui siamo immersi, esiste, ma non ha spazi, e non è dicendo NO che si risolvono i problemi. I problemi si risolvono dicendo SI e dando più libertà, cioè con il liberalismo. La vera rivoluzione, almeno in Italia, sarebbe proprio la rivoluzione liberale, o, per meglio dire, liberale liberista libertaria.
Dunque, finiamola di una buona volta con questa terrificante accozzaglia di luoghi comuni per cui tutto ciò che è occidentale è male assieme a tutto ciò che è ricerca e sviluppo. Finiamola con i continui processi alla scienza, alla democrazia, al mercato, alla tecnologia, all'individuo e alla sua voglia di autorealizzazione. Finiamola, altrimenti ci troveremo con una patata bollente grande come un meteorite al prossimo inverno. Dobbiamo, invece, avere il coraggio di mandare in soffitta quei rugginosi preconcetti fatti da reticenze consacrate che concepiscono l'uomo come una figura unidimensionale insofferente alle regole e mosso esclusivamente da impulsi di accumulazione di ricchezza. Sono queste sciocchezze che ostacolano lo sviluppo, giacché tutti, assolutamente tutti, abbiamo a cuore la Natura, la nostra madre Terra. Quindi finiamola con questi opportunismi pelosi che mostrano l'Uomo sfruttatore insaziabile della Natura e che servono solo a certe forze politiche per cavalcare il buonismo ecologista portatore di voti e di veti. Prima mandiamo in soffitta questa ideologia del "nonsepol" e meglio sarà per tutti, per prima cosa se vogliamo non essere più il bradipardo d'Europa, ma soprattutto, se vogliamo sottrarre alla ragione le teorie del prof. Pianka.
Walter Mendizza
Trieste 24 maggio 2006
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