QUANDO IL COMUNE NECESSITA SOLDI
L'operazione "multa selvaggia" condotta l'altro giorno dai vigili urbani, pone una questione di non poca importanza nella gestione dei parcheggi nella nostra città. I cittadini che abitano nella zona tra S. Giacomo e S. Giusto, tra via Bramante e P. Sansovino, hanno avuto intorno alle 7 del mattino, quando le strade erano ancora buie, la furtiva visita dei vigili urbani. Usciti di casa si sono trovati con la "sorpresa" che ha mandato di traverso la colazione a molti. Un raid clandestino che rasenta l'ignominia e la cui insensibilità da parte del comando della Polizia Municipale appare come un assolutismo maniacale, un desiderio di vendetta nei confronti della cittadinanza, un ulteriore alibi per essere più acidi, più incancreniti e più cementificati nelle loro apatiche risoluzioni.
Trieste, gode di un regime agevolato della benzina e ciò induce ad un tasso di utilizzo delle autovetture sostanzialmente superiore a quello delle altre città. Tuttavia poco si è fatto per mettere un po' di ordine su questo aspetto. E tutte le amministrazioni che si sono succedute al governo della città hanno utilizzato il sistema delle contravvenzioni per impinguare le proprie casse.
Il problema non è se le multe siano o no lecite. Il problema è che mai prima d'ora, nelle ore notturne o di primo mattino, erano state comminate le infrazioni per divieto di sosta. Si sa che a quell'ora le macchine parcheggiate sono solo quelle degli abitanti del quartiere. Del resto chi torna a casa tardi e riparte nel primo mattino, non ha alternative dato che non ci sono parcheggi regolari. Allora per quale motivo è stato fatto questo sciagurato blitz? Per quale motivo si è rotto quel tacito accordo tra vigili urbani e automobilisti? Ovviamente per racimolare un po' di soldi.
Forse ci sarebbe molto meno da obiettare, o molto poco da dissentire se questi danari raggranellati in maniera così subdola e furtiva, fossero utilizzati almeno per creare nuovi parcheggi o nuovi posti macchina la cui carenza nel centro triestino è sempre più evidente. Invece no. Servono soldi? Allora si mettono le mani in tasca alla gente con una scorribanda notturna, una scorreria, un'irruzione all'alba. La verità è che siamo trattati non come cittadini ma come sudditi, o peggio ancora, come cetrioli in salamoia da una amministrazione che per dettato costituzionale dovrebbe essere più vicina ai cittadini ma che si trova lontana mille miglia dalle esigenze di una Trieste laica e liberale. Sì, perché la nostra amministrazione non ama la libertà ma quella licenza che produce il suo contrario: un libertinaggio privo di responsabilità, camuffato dentro un edonismo protetto che non tiene conto dei superiori interessi dei propri cittadini e, in questo caso, degli interessi del rione.
Il profilo di autoresponsabilità alla cui osservanza sono tenuti gli amministratori che abbiamo scelto per governarci, ostenta lineamenti da regime negatore di intelligenza, di cultura e di buon gusto. Il blitz di via Bramante, è soltanto una spia che dovrebbe farci riflettere. Perché si è trattato di un vero e proprio raid dove chi ci rimette è ancora una volta il cittadino meno abbiente, la gente che non può permettersi un garage e neppure un posto macchina allo scoperto.
In nome delle persone che vorrebbero urlare contro questa violenta azione nella quale l'amministrazione ha messo loro le mani in tasca per prelevare inopinatamente soldi ai cittadini. In nome di questa crescente discrasia tra pubblico e privato che resta inespressa nel fondo dell'anima ma che brama a tutti i costi di uscire. In nome dell'increscioso andazzo di questi furti legalizzati, del decadimento della città e della pochezza fossile dei loro amministratori. In nome di tutto questo, ricordiamoci al momento di votare. Ricordiamoci chi sta dalla parte dei cittadini e chi alimenta la miscela micidiale di indifferenza, di qualunquismo e di rassegnazione che ci ha allontanato prima dalla gestione della cosa pubblica e che ora, a poco a poco, ci sta obbligando ad andare a dormire in macchina se vogliamo evitare brutte sorprese.
Walter Mendizza
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