La niente affatto strana paura dei laici
Egregio Direttore
Leggendo l'art. di Giovanna Zincone su Repubblica di Mercoledì 5 ottobre, "Chiesa: libertà di dissenso e quella strana paura dei laici", a pag. 19, si resta perplessi sulle bizzarre conclusioni a cui la giornalista giunge. In effetti, partendo da una ricerca dell'università di Urbino, la giornalista conclude in modo opposto a quello che il buon senso suggerirebbe.
Dice la giornalista, che sempre più spesso una decisa maggioranza di cattolici praticanti dissente dalle raccomandazioni della chiesa in tema di morale personale. E che "la quota, sale vertiginosamente e supera spesso la media degli italiani fra i praticanti scarsamente credenti e fra le persone che hanno fede ma che non la praticano". Sono affermazioni che vanno prese con la pinza: l'uso dell'avverbio "vertiginosamente" trae in inganno: poiché dire che la quota supera la media degli italiani, vuol dire che la quota di cattolici che dissente dalle raccomandazioni della chiesa supera il 50% degli italiani. Quindi una quota molto bassa, altro che vertiginosa. Dunque, dice la giornalista: "quando la chiesa predica su questi temi non solo non convince chi è dentro ma contribuisce a distaccare ulteriormente una fascia grigia di incostanti o di credenti non praticanti". Si tratta di una affermazione arbitraria e non suffragata dalla ricerca dell'Università di Urbino.
A questo punto la giornalista sciorina il dato della ricerca universitaria; riporto integralmente il suo scritto: "i nostri concittadini vorrebbero un confine più netto fra arena politica e sfera religiosa. La maggioranza degli italiani, il 66%, incluso i praticanti, sostiene che le autorità religiose non dovrebbero dare indicazioni di voto; e allora se le cose stanno in questi termini perché i laici mostrano tanto fastidio e paura di fronte ad una chiesa che parli liberamente alle coscienze? Gli italiani, qualunque sia la intensità e la disciplina della loro fede, sembrano cittadini capaci di ascoltare e decidere autonomamente: la chiesa ha il diritto di parlare e suggerire, gli italiani siano essi cattolici o miscredenti hanno il diritto di dissentire e disubbidire pubblicamente e privatamente, magari fischiando".
Tutto qui? A Giovanna Zincone bastò leggere che il 66 per cento degli italiani sostiene che le autorità religiose non dovrebbero dare indicazioni di voto per concludere che siamo un popolo adulto e che abbiamo il diritto di dissentire pubblicamente o privatamente e perciò siamo capaci di decidere autonomamente... Francamente è troppo poco. E ancor più francamente, mi pare si stia dando un cospicuo salvagente alle caste di oltretevere, per continuare a fare le scorribande ideologiche dentro il nostro paese. Con articoli così, ci comportiamo come una nazione che non sa neppure di essere invasa da una potenza straniera (il Vaticano) e ad essa totalmente assoggettata.
Dal punto di vista qualitativo, né la ricerca dell'Università di Urbino, né la giornalista ci dicono alcunché della scelta della chiesa di Ratzinger di non proporre più il Cristianesimo come messaggio escatologico, rivolto a quel compimento dei tempi che trascende la miseria presente. Ratzinger punta ad imporre il Cristianesimo come etica, come codice di prescrizioni per questa vita terrena, in questo momento storico ed in questa realtà italica ben definita. Il pesante intervento di Ruini, le decisioni del Sinodo dei vescovi, la forzatura imposta all'interno del comitato di bioetica con l'esclusione di ogni possibile discussione sull'eutanasia, sono atti che convergono sullo stesso obiettivo politico e che confermano una linea invasiva ed invadente, molto lontana dalla vocazione ecumenica e dell'afflato pastorale di Woytjla.
Dal punto di vista quantitativo, il 66% degli italiani che sostiene che le autorità religiose non dovrebbero dare indicazioni di voto, è un numero niente affatto rilevante. Poiché quel 66% si può presumere che si distribuisce più o meno equamente sui due poli, ed il 34% restante è una enormità dal punto di vista statistico che può far pendere l'ago della bilancia da una parte o dall'altra con estrema facilità. Ciò spiega l'assoluta acquiescenza dei due poli all'episcopato che sulla scena politica acquista sempre un maggior peso. Solo se quel 66% fosse stato un 96% o anche di più si sarebbe potuto accettare il ragionamento della giornalista.
Purtroppo la discesa in campo dei vescovi la dice lunga sull'uso di quel 34% della popolazione che è disposta a seguire le indicazioni episcopali. La chiamata alle armi dei cattolici, contro le presunte aberrazioni della società attuale reintroduce un clima malato e pericoloso e reca un grave torto alle coscienze di quelle persone alle quali il messaggio di Cristo suona piuttosto come un richiamo verso un altro mondo e non come un appello a sostenere una transeunte formazione politica.
La verità è che si preparano tempi sempre più tristi per noi italiani e già si intravedono i nefasti riflessi di una stagione di conflitti e, purtroppo, di reciproche chiusure. Una stagione che si credeva archiviata in via definitiva ma che il terrorismo islamico ha contribuito a diradare e ad allargare, facendo così un regalo straordinario alla chiesa di Ratzinger.
Walter Mendizza
Trieste 07/10/2005
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